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Quesito
Caro Padre Angelo,
scrivo nella speranza di trovare, se non una spiegazione al dubbio, almeno una indicazione per cercare una risposta. Ho perso mio padre. Erano anni che aspettavo in realtà che succedesse, anni vissuti in modo guardingo, attendendo quello che doveva venire. Molto tempo fa ho pregato Dio, con fiducia, con una preghiera che gli ho ricordato il giugno scorso, quando la malattia di mio padre mi ha fatto capire che il suo tempo era alla fine. Avevo pregato Dio che concedesse ai miei genitori, che hanno già sofferto tanto nel corpo e nell’anima, una morte senza paura e senza dolore, e che desse a me tutto il dolore che risparmiava loro. Ho pregato con tutta la fede che avevo, e nel nome di Gesù Cristo, perché “tutto quello che chiederete nel mio nome al Padre mio, Egli ve lo concederà”.
Non è andata come speravo. Non sono stata ascoltata, il dolore c’è stato ed è stato molto. La paura, penso, anche.
E adesso io non so più cosa pensare. Se si deve dare valore assoluto alle parole del Vangelo, sono delusa. Se invece va interpretato, allora quanto del Vangelo (e del resto della Bibbia, poi) non va in realtà preso alla lettera? Se invece il Vangelo è appunto “vangelo”, allora perchè non si è avverato quello che Gesù ha detto? Forse perché non avevo abbastanza fede? Gesù non ne fa menzione, ma io non potevo mettere in gioco una fede superiore a quella in mio possesso. Allora per chi non ne ha abbastanza, il Vangelo non è tale? Se invece il discorso è che Dio desidera che noi aderiamo alla Sua volontà, non c’è bisogno di questa frase di Gesù. In un certo senso, se io “azzecco” il volere di Dio, Egli mi concederà ciò che chiedo, ma in realtà otterrei la stessa cosa anche se non pregassi affatto. Appunto, perchè quella era la Sua volontà già in partenza. Allora, perché pregare? E’ amaro dirlo, ma senza volerlo mi sono trovata davanti a una specie di “prova del nove” del Vangelo. E non so davvero come uscirne. Resto tenacemente attaccata all’idea che almeno qualcosa di vero nella nostra religione ci deve essere, ma devo trovare assolutamente la chiave di questo assurdo.
Ci sarebbero anche tante altre cose da chiedere, in buona misura legate alla libertà dell’uomo di fare il male, ma comincio da qui. Sperando di ricevere una risposta.
N.
Risposta del sacerdote
Cara N.,
1. la preghiera non serve a cambiare i disegni di Dio, perché questi sono immutabili ed eterni.
A che cosa serve, dunque?
Serve a cambiare noi, per renderci adatti a ricevere quanto Dio ha decretato di darci da tutta l’eternità.
2. Se tu seminassi la migliore semente di questo mondo sul pavimento della tua casa, certamente non crescerebbe. E non perché la semente non sia buona (è anzi la migliore), ma perché il terreno non è disposto.
3. Io non posso sapere quali siano stati i disegni di Dio riguardo a tuo padre.
Posso soltanto dire che tu volevi che Dio facesse la tua volontà.
Mentre Lui ci ha insegnato a dire: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra”.
La sua volontà, sii certa, è migliore della nostra.
E poi, l’arrivare a mettere perfino in dubbio la veridicità di quanto ha detto il Signore, manifesta che il terreno non era ben disposto a ricevere la grazia che avevi chiesto (supposto che quanto avevi chiesto fosse un bene per te e un bene per tuo padre).
4. Adesso che tuo padre è morto, non lasciarlo solo. Siigli vicino con la preghiera e le opere di suffragio. Lo possono aiutare molto.
E se, come mi auguro, fosse già in paradiso, le tue preghiere e le tue opere saranno un varco per il quale permetti a tuo padre di poterti aiutare da una postazione più alta e più efficace.
Intanto non ti lascio sola nella preghiera, ma ben volentieri mi unisco alla tua e fin d’ora ti benedico.
Padre Angelo