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Buongiorno Padre,
anzitutto la ringrazio per questo spazio che dedica a tutti noi, e per la risposta a questo mio quesito che mi affligge.
Padre, sono un ragazzo di 36 anni, fidanzato da 4 anni e convivente dagli stessi anni.
Ho avuto la mia conversione pochi mesi fa, quando, ignorando totalmente le leggi morali e divine, ho avuto dal nulla una forte esigenza di confessare i miei peccati di anni senza sacramenti. Ora sto facendo di tutto per cambiare vita, cerco di pregare almeno 2 volte al giorno, vado a messa, e ho rotto definitivamente con molti dei peccati che commisi.
Ma sono impaurito riguardo alla mia situazione di convivenza.
Appena dopo la conversione ho chiesto in sposa la mia amata Silvia.
E le ho parlato di applicare in questi 8 mesi che ci separano al matrimonio, l’astinenza.
Io ho preso questo impegno molto seriamente, ma lei, dopo qualche lite, ha capito la mia richiesta ma dice che non sa se riuscirà ad aspettare cosi tanto. Pertanto io mi sento a volte pressato a compiere l atto. Ma sento che lei piano piano sta cambiando, ma non del tutto.
Una volta abbiamo litigato talmente tanto che temevo la rottura. Ma lei è decisa al matrimonio, solo che non avendo il mio percorso non capisce appieno.
Vengo alla domanda:
Pur non volendo col cuore più avere rapporti per offendere il nostro signore, ma dall’altra capire anche che la mia compagna è stata investita da questa mia svolta, non capisce appieno, dovessi cedere, cosa succede?
Io avrei voglia di confessarmi subito dopo perché mi sentirei sporco.
Il nostro Signore capirà la mia situazione? Sono impaurito Padre, perché so che mi aspettano 8 mesi duri. Ripeto che se la mia fidanzata mi avesse detto aspetto fino al matrimonio io lo avrei fatto. Lei ci sta mettendo impegno, ma non mi ha assicurato di riuscire per tutti questi mesi.
Grazie Padre, mi dia un aiuto, un consiglio, un conforto.
Che il Signore la benedica.
Carissimo,
1. ti domando scusa per il grande ritardo con cui ti rispondo.
Ma solo oggi sono giunto alla tua.
2. Intanto mi compiaccio per il modo quasi all’improvviso in cui il Signore è entrato nella tua vita.
È stata una rinascita, una primavera, un cominciare a volare in alto.
Adesso hai capito che incontrare Gesù Cristo è la stessa cosa che incontrare “la risurrezione e la vita” (Gv 11,25).
Nello stesso momento hai intuito anche l’importanza della purezza.
Hai compreso che il Signore non veniva a toglierti nulla.
Anzi veniva per purificare, per innalzare, per rendere tutto più bello, più giovane e più santo.
3. Posso immaginare l’ansia di far sentire alla tua ragazza quello che hai provato.
Ma hai capito subito quant’è difficile far entrare Dio nelle anime.
Dio non vi entra se non liberandole da ciò che impedisce la sua entrata.
Questi impedimenti sono i peccati, che sono tutto il contrario che aprirsi e tenersi aperti a Dio.
4. Mi auguro che la tua ragazza poco per volta ti abbia capito, ti abbia rispettato, sia diventata capace di vincere se stessa e di darti così una prova tangibile di essere una ragazza e una moglie sulla quale puoi contare.
5. Se siete vissuti in castità in questo periodo sono certo che avrete sentito che questo è stato il tempo più bello del vostro fidanzamento. Il tempo in cui il vostro amore è diventato più puro, più vero.
Penso che abbiate sentito il desiderio di ringraziare il Signore di avervi fatto scoprire la castità, il suo profumo, la sua bellezza.
Al vostro fidanzamento sarebbe mancata la porzione più bella se la castità fosse stata assente.
6. Anche Sant’Agostino, dopo una giovinezza passata nella libidine e nella concupiscenza, ha conosciuto il Signore e contemporaneamente scoprì anche il fascino della purezza, che è la condizione insopprimibile per potersi elevare in alto.
Mi piace riportarti la pagina delle sue confessioni, che per diversi aspetti sembra dipingere la situazione iniziale della tua ragazza:
“Mi trattenevano miserie di miserie e vanità di vanità, mie antiche amicizie, che mi scuotevano la veste di carne e mormoravano piano: ‘E ci lasci? E da questo momento non saremo con te più mai? E da questo momento non ti sarà lecito questo e quello più mai?’. E quali cose mi suggerivano in quell’espressione: ‘questo e quello’, quali cose suggerivano, Dio mio! (…).
Ma da quella parte, dove tenevo rivolta la faccia e trepidavo di fare il passo, mi si mostrava la casta bellezza della continenza, serena e pudicamente lieta, invitandomi con tratto onesto ad andare senza dubbi, stendendo per accogliermi ed abbracciarmi le pie mani tra una folla di buoni esempi; fanciulli e fanciulle, giovani molti e gente d’ogni età, vedove austere e vergini anziane; ed era in tutti la stessa purezza non sterile, ma feconda madre di figli della gioia a Te sposo, o Signore.
E mi faceva un sorriso d’incoraggiamento come per dirmi: ‘E tu non riuscirai a fare quello che hanno fatto questi e queste?
Forse che questi e queste ne hanno la forza in se stessi e non piuttosto nel Signore loro Dio?’ (…).
Tale era il combattimento che si svolgeva nel mio cuore: me contro me (…).
Quand’ecco sento venire dalla casa vicina un canto, come di un bimbo o di bimba, che diceva e spesso poi ripeteva: ‘Prendi, leggi; prendi, leggi’.
Subito mutai faccia. Con tutta attenzione mi posi a riflettere se era costume dei fanciulli in qualche loro gioco cantare simile ritornello: non ricordavo per nulla d’averlo udito mai. Frenato l’impeto delle lacrime, mi rialzai sicuro di interpretare quello come un comando divino di aprire il libro e di leggere il primo passo che vi avessi trovato.(…).
Pertanto in fretta tornai al luogo dove avevo deposto il libro dell’Apostolo. Lo afferrai, l’apersi, e, in silenzio, lessi il versetto che per primo mi cadde sott’occhio: ‘Non nelle gozzoviglie e nelle ubriachezze, non nelle morbidezze e nelle impudicizie, non nella discordia e nell’invidia; ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non prendetevi cura della carne nella concupiscenza’ (Rm 13,13).
Non volli leggere oltre: non ce n’era bisogno.
Alla fine di questo passo subito, come se fosse infusa nel mio cuore una luce di certezza, tutte le tenebre del dubbio si dileguarono” (s. agostino, Confessioni, VIII, 11-12).
7. Quello che ha provato Sant’Agostino, l’hai provato per grazia di Dio anche tu.
E hai sentito che questa è la strada giusta.
Perché tu permanga in questa strada insieme con la tua ragazza che a breve diventerà anche tua moglie ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo