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Quesito

Caro Padre Angelo,
volevo chiederti una cosa: perché Gesù guariva gli ammalati, dava da mangiare agli affamati ma non dava i soldi ai poveri? La mia domanda può sembrare impertinente ma parte da una riflessione sulla beatitudine relativa alla povertà nelle due versioni: Beati i poveri e beati i poveri in Spirito.
Poi volevo sapere perché questa beatitudine esiste in queste due versioni per cui una sembrerebbe condannare la ricchezza come intralcio alla felicità eppure Gesù aveva amici anche tra le persone ricche.
Saluti
Christina


Risposta del sacerdote

Cara Christina,
1. alla tua domanda se il Signore desse dei soldi ai poveri risponde il Vangelo di San Giovanni a proposito del tradimento di Giuda.
Gesù gli aveva detto: “quello che devi fare fallo al più presto” (Gv 13,27).
Gli apostoli non capirono che il Signore alludesse al tradimento. Per questo San Giovanni scrive: “Nessuno dei commensali capì perché gli aveva detto questo; alcuni infatti pensavano che, venendo giù dalla borsa, Gesù gli avesse detto: compra quello che ci occorre per la festa; oppure che dovesse dare qualche cosa ai poveri” (Gv 13,28-29).
Da questo si arguisce che Gesù Cristo, sebbene non maneggiasse soldi, tuttavia aveva incaricato uno a tenere la cassa per i bisogni della comunità e anche per dispensarne ai poveri.

2. Piace riportare a questo punto il commento di San Tommaso: “Si noti in proposito che il Signore, Dio del cielo, il quale provvede il cibo a ogni vivente, vuole avere una borsa, non perché possedeva qualcosa di terreno, ma allo scopo di conservare le offerte dei fedeli, per sovvenire alle proprie necessità e a quelle dei poveri.
E Giuda portava quella borsa.
E in tal modo, come dice Agostino, veniva impartito un esempio; nel senso che la Chiesa ha facoltà di possedere e di conservare il denaro per le necessità più urgenti.
E così veniamo anche istruiti a spendere il denaro della Chiesa solo per questi due scopi.
Primo, per le cose riguardanti il culto divino; cosicché è detto “compra quello che occorre per la festa”, ossia le cose che ci occorrono per onorare Dio nel giorno festivo.
Secondo, per le cose occorrenti al sostentamento dei poveri” (Commento al Vangelo di Giovanni, 13,29).

3. Va rilevato anche che Giuda, tenendo la cassa, talvolta ne approfittava.
Il Vangelo di Giovanni riferisce che era ladro. A proposito dell’unzione fatta a Gesù con nardo “assai prezioso” si lamenta dicendo che era uno spreco. Ma l’evangelista commenta: “Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro” (Gv 12,6).
È una storia che, purtroppo, sembra ripetersi spesso.

4. Circa la seconda riflessione: Gesù non condanna la ricchezza in se stessa. Con la ricchezza infatti si può fare anche del bene.
Quando Gesù dice nel Vangelo di San Luca: “Beati voi poveri perché è vostro e il regno di Dio” senza dire Beati i poveri in spirito, come si legge nel Vangelo di Matteo, vuol riferirsi non semplicemente a quelli che sono poveri materialmente, ma a coloro che disprezzano le ricchezze al punto che sanno disfarsene per farsi discepoli del Signore.

5. Va poi notato che quando Gesù dice Beati voi poveri si sta rivolgendo ai discepoli, alcuni dei quali come gli apostoli avevano rinunciato ad ogni bene per seguire Gesù Cristo.
Gli altri, pur continuando a possedere i loro beni, ne erano distaccati.
Per questo l’espressione Beati voi poveri di Luca 6,20 corrisponde perfettamente all’espressione Beati i poveri in spirito di Mt 5,3.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo