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Quesito
Caro padre Angelo,
Sono una ragazza di 20 anni. La ringrazio molto per la sua precedente risposta: non deve scusarsi se è arrivata dopo un po’ di tempo, chissà quanto è impegnato e quante lettere le arrivano!
Anche questa volta aspetterò e la ringrazio già in anticipo.
Vengo al dunque. Frequento un’accademia di belle arti e ho dei dubbi riguardo un esercizio che facciamo.
A scuola noi studenti dobbiamo disegnare un modello, uomo oppure donna, che è in posa nudo. Una volta una modella ci ha raccontato che, addirittura, è stato richiesto che posassero insieme modelli maschi e femmine e la cosa è stata imbarazzante (è successo in una lezione che non ho nel mio programma).
Inoltre, le stanze dove facciamo questi esercizi, a mio parere, sono troppo affollate di studenti e strette.
In breve, vorrei chiederle:
Il lavoro che quei modelli fanno è lecito?
E per gli studenti (che sono maschi e femmine ovviamente) è lecito osservarli e disegnarli?
Arrivederci, che il Signore la protegga sempre.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. il tema che hai toccato è particolarmente delicato perché non si tratta semplicemente di riprodurre un oggetto qualsiasi ma una persona.
Ora il corpo di una persona ha un suo preciso significato, perché esprime la vocazione stessa della persona, chiamata a comunicare a comunicarsi.
2. In particolare ha un suo preciso significato la nudità del corpo umano.
Questo è così vero e riconosciuto da tutti che ordinariamente la si cela allo sguardo altrui.
C’è qualcosa nella nudità di una persona che va al di là della sua dimensione biologica e ne rivela la dimensione etica.
3. Viene celata la nudità perché ha a che fare con la propria intimità.
La mascolinità e la femminilità non sono semplicemente capacità riproduttive, come avviene per gli animali.
Si tratta infatti di capacità per le quali ci si dona in maniera unica ed esclusiva a colui o a colei che con il matrimonio pattuisce di vivere l’uno insieme all’altro, anzi l’uno per l’altro.
Il vissuto di quella donazione è un evento del tutto personale e intimo che allo sguardo altrui viene impoverito.
Chi guarda dall’esterno non può partecipare a quel di più di unico e di singolare che è racchiuso in quel gesto.
È questo il motivo per cui le manifestazioni affettive degli sposi vengono istintivamente nascoste. Riguardano la propria intimità.
4. Ebbene, anche le potenze generative partecipano di questa intimità e di questa esclusività.
Per questo vengono istintivamente nascoste e sono donate a chi non le banalizza, e cioè solo a chi ne coglie tutto il suo valore di dono totale e irrevocabile come avviene nell’intimità coniugale.
5. Vi sono, è vero, situazioni di forza maggiore in cui si espone il proprio corpo nella sua nudità.
Qui però non si tratta di esporre la nudità in se stessa e per se stessa, ma per un intervento necessario per il bene della persona. È quanto avviene ad esempio nelle visite mediche e molto di più negli interventi chirurgici e nelle cure infermieristiche.
Qualche cosa di analogo avviene anche quando si va in spiaggia per la balneazione. Qui l’obiettivo di per sé non è quello di esporre la propria nudità, ma di prendere il sole e di entrare nell’acqua.
6. Nel caso che tu mi presenti, sebbene l’esposizione della nudità sia fatta per motivi di verifica delle capacità artistiche e disciplinari degli alunni, tuttavia c’è un’esposizione integrale e prolungata della propria nudità personale non assolutamente necessaria ai fini della verifica perché si potrebbe benissimo fare la stessa cosa con un corpo artefatto.
7. Giovanni Paolo II nella catechesi del 28 aprile 1981 ha toccato proprio il nostro argomento e ha detto: “Il corpo umano nella sua nudità, inteso come una manifestazione della persona e come suo dono, ossia come segno di affidamento e di donazione all’altra persona consapevole del dono, scelta e decisa a corrispondervi in modo altrettanto personale, diventa sorgente di una particolare comunione interpersonale…
Appunto a motivo del grande valore del corpo in tale sistema di comunione interpersonale, il fare del corpo nella sua nudità – che esprime appunto l’elemento del dono – l’oggetto-tema dell’opera d’arte o della riproduzione audiovisiva, è un problema non soltanto di natura estetica, ma nello stesso tempo, anche di natura etica.
Infatti quell’elemento del dono diviene, per così dire, sospeso nella dimensione di una ricezione incognita e di una risposta imprevista, e con ciò viene in qualche modo intenzionalmente ‘minacciato’ nel senso che può diventare oggetto anonimo di appropriazione, oggetto di abuso. La verità sull’uomo, su ciò che in lui appunto a motivo del suo corpo e del suo sesso è particolarmente personale e interiore, crea precisi limiti che non è lecito oltrepassare.
Questi limiti debbono essere riconosciuti e osservati dall’artista che fa del corpo umano oggetto, modello o tema dell’opera d’arte o della riproduzione audiotelevisiva.
Né lui né altri responsabili in questo campo hanno il diritto di esigere, proporre o fare sì che altri uomini, invitati, esortati, o ammessi a vedere, a contemplare l’immagine, violino quei limiti insieme con loro, oppure a causa loro” (29.4.1981).
8. In particolare si è andati ben al di là nel caso che mi hai raccontato quando è stato chiesto ad alcuni di posarsi insieme nudi, maschi e femmine, e ad altri di disegnarli.
Pertanto è legittimo chiedere condizioni che siano rispettose dell’intimità di tutti, tanto dei modelli da disegnare quanto di quelli che devono disegnarli.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo