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Quesito
Caro Padre Angelo,
le pongo un quesito che riguarda l’importanza della Fede rispetto a quella della Liturgia.
Un mio amico è convinto che Fede e Liturgia siano ugualmente importanti, poiché la seconda è l’espressione della prima.
Egli rimane scandalizzato, ad esempio, nel vedere la gente che prende sempre la S. Comunione in mano (a suo dire, un gesto che non doveva diventare abitudine) e che non si inginocchia mai durante la S. Messa.
Altre questioni liturgiche che lo toccano particolarmente sono i sacerdoti che non seguono le direttive papali per quanto riguarda l’utilizzo della stola durante la S. Confessione (e altre mancanze dell’abito durante le cerimonie), l’assenza perenne del Crocifisso in mezzo all’altare delle Chiese (come invece è sempre presente durante la S. Messa del Papa) e i cosiddetti “abusi liturgici”, quando ad esempio durante la S. Messa è tralasciata qualche formula.
Io ho ribattuto dicendo che la Liturgia è mutata durante i secoli, mentre la Fede è sempre rimasta la stessa ed è quindi ad essa che dobbiamo prestare maggior attenzione, piuttosto di “spettegolare” sulle mancanze del singolo credente o del sacerdote.
Lei cosa ne pensa? La ringrazio molto e la ricordo nella mia preghiera.
Matteo
Risposta del sacerdote
Caro Matteo,
1. Fede e liturgia sono tra loro intimamente connesse.
La liturgia si nutre della fede, la esprime, e a sua volta la nutre e la ravviva.
Fede e liturgia sono così connesse che si è sempre creduto che la Chiesa non possa sbagliarsi nella sua liturgia.
Il Signore la assiste in modo particolare in questo momento che certamente è dei più alti della sua vita e della sua presenza nel mondo.
Per questo motivo si è coniato il motto teologico: “lex orandi est lex credendi”: la regola della preghiera è la regola della fede.
2. Invece i singoli ministri o fedeli che partecipano alla liturgia possono sbagliarsi.
Si sbagliano in particolare quando fanno cose che sono proibite dalla disciplina della Chiesa.
3. A questo proposito va detto che non tutte le indiscipline sono di pari gravità.
C’è mancanza grave quando si mutano i sacramenti nella loro essenza, se si cambiano ad esempio le parole della consacrazione.
Altre indiscipline, per quanto indiscipline, sono marginali, non toccano la sostanza del sacramento e non toccano neanche la fede.
4. E a proposito di quanto obietta il tuo interlocutore va detto che diverse cose che lui ritiene indiscipline o abusi, in realtà non lo sono.
È lecito ad esempio prendere la Santa Comunione in mano. Questo non è un abuso.
Così si è invitati a inginocchiarsi durante la consacrazione, ma non è un precetto.
Il crocifisso in mezzo all’altare non è obbligatorio, soprattutto se a fianco dell’altare è ben visibile un altro crocifisso.
La stola nella celebrazione del sacramento della Penitenza in linea ordinaria va messa, soprattutto se il sacerdote siede in confessionale.
Ma se capita di confessare per strada o in altro luogo, si dovrà fare a meno della stola.
A me è capitato più di una volta che alcune persone in treno abbiano chiesto di confessarsi. Certo sarebbe stato grave da parte mia se avessi detto: “non posso perché non ho la stola!”.
5. Come vedi, in diverse sue asserzioni il tuo interlocutore ha torto.
Ma anche quando vi sono delle palesi indiscipline si devono fare alcune distinzioni che sono basilari per non confondere la fede con alcune parole o con alcuni riti che non sono essenziali per la validità del sacramento.
Ciò non toglie che ciò che è indisciplina rimane indisciplina.
Ma rimane anche vero che “spettegolare”, come tu dici, non è un atto che faccia crescere nella santità, che è l’obiettivo più profondo al quale mira tutta la liturgia.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo