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Quesito

Salve padre Angelo,
mi presento. Mi chiamo Domenico e da circa due anni ho creato una pagina su TikTok dove tratto argomenti in difesa della fede cattolica. Volevo approfondire il tema dell’inferno elencando, non soltanto prove bibliche i quali ci attestano l’esistenza di questa realtà, ma anche scritti di padri apostolici ed apologeti, soprattutto dei primi 3 secoli i quali ci mostrano, come già agli arbori della nascita della Chiesa, cosa i cristiani dei primi secoli credevano riguardo l’inferno. Insomma, voglio dimostrarlo con prove bibliche ed extra bibliche dei primi tre secoli. Potrebbe elencarmi solamente le prove extra bibliche (scritti di padri apostolici ecc.) i quali ci attestano come la chiesa primitiva già credeva all’esistenza dell’inferno?
Grazie in anticipo 


Risposta del sacerdote

Caro Domenico,
1. per prove o fonti extra bibliche si intendono i documenti paralleli alla Rivelazione biblica.
Ora le testimonianze dei Padri, sebbene non facciano parte della Bibbia, si radicano in essa.
Pertanto quando ci si riferisce alla loro dottrina, a rigore, non si parla di fonti extra bibliche.

2. Dal momento che nel Nuovo Testamento e soprattutto nei Vangeli si parla ripetutamente dall’inferno, sarebbe molto strano se non ne parlassero anche i Santi Padri, che sono gli autori di spicco nei primi secoli della chiesa, e sono esimii per la loro dottrina e per la loro santità.

3. Padri apostolici invece sono quelli che hanno ricevuto la dottrina cristiana degli apostoli stessi.
Tra questi troviamo Sant’Ignazio di Antiochia il quale dice: “Non ingannatevi, fratelli miei: i perturbatori delle famiglie non erediteranno il regno di Dio.
Ma se dunque coloro che hanno fatto queste cose secondo la carne sono morti, quanto più se qualcuno corrompe con perversa dottrina la fede di Dio per la quale Gesù Cristo fu crocifisso. Questo tale, essendo macchiato, andrà nel fuoco inestinguibile; e così farà anche colui che gli presta orecchio” (Lettera agli Efesini, 16,1s).

4. Negli Atti del martirio di San Policarpo si legge: “E tenendo conto della grazia di Dio, i martiri disprezzavano i tormenti del mondo liberandosi nella durata di un’ora dalla pena eterna. Pareva loro fresco il fuoco dei crudeli carnefici, perché miravano a sfuggire a quello che è eterno e che non si estinguerà mai” (Martirio di San Policarpo, 2,3).

5. Papa Clemente: “Gli increduli vedranno la gloria di lui e la sua forza e si meraviglieranno nel vedere il dominio sul mondo in Gesù, dicendo: disgraziati noi, perché tu eri e noi non lo sapemmo né lo credemmo e non ubbidimmo ai presbiteri che ci predicavano la nostra salvezza!…
I giusti che operarono il bene, sopportarono i tormenti e odiarono i piaceri dell’anima, quando vedranno come sono castigati con tormenti terribili e fuoco inestinguibile coloro che errarono e negarono Gesù con parole e con opere, daranno gloria a Dio” (Seconda epistola ai Corinzi, 17,5).

6. Sant’Ireneo, che figura tra i Santi Padri: “La pena di coloro che non credono al Verbo di Dio e disprezzano la sua venuta e tornano indietro è stata ampliata nel Nuovo Testamento ed è divenuta non solo temporale, ma eterna. Poiché tutti quelli ai quali il Signore dirà: allontanatevi da me, maledetti, al fuoco eterno, saranno per sempre condannati” (Adversus hareses, 1,12).

7. San Cipriano rigettando l’idea di Origene secondo il quale ad un certo momento l’inferno finirebbe, dice: “La Geenna sempre ardente brucerà coloro che le sono consegnati, e una fiamma vorace con fiamme vive; né vi sarà possibilità che quei tormenti abbiano un giorno qualche riposo o fine. Le anime con i loro corpi saranno conservate per infiniti tormenti di dolore… vi sarà allora dolore della pena senza frutto di penitenza, pianto inutile e preghiera inefficace. Crederanno tardi nella pena eterna coloro che non vollero credere nella vita eterna” (A Semetriano, 24).

8. Ugualmente Sant’Agostino a proposito dell’inferno e del paradiso dice: O sono ambedue eterni o non lo è nessuno dei due.
Ecco il testo: “Poi non è ragionevole valutare la pena eterna nei limiti di un fuoco a lungo tempo e credere senza fine la vita eterna, dal momento che Cristo nello stesso testo, in una sola e medesima sentenza, racchiudendo i due destini, ha detto: Così andranno questi alla pena eterna e i giusti alla vita eterna (Mt 25,46). Se l’uno e l’altro sono eterni si deve interpretare che o l’uno e l’altro sono di lunga durata con la fine ovvero che l’uno e l’altro perenni senza fine. Sono apparigliate infatti da una parte la pena eterna, dall’altra la vita eterna. È completamente assurdo affermare: “La vita eterna sarà senza fine, la pena eterna avrà fine”. Quindi, giacché la vita eterna dei santi sarà senza fine, senza dubbio anche la pena eterna per coloro che l’avranno non avrà fine” (De Civitate Dei, 21,23).

9. San GregorioMagno obietta come Sant’Agostino che se l’inferno finisce, deve finire anche il paradiso, poiché il Signore si esprime allo stesso modo sulla durata dell’uno e dell’altro (Dialoghi 4,28) e se la minaccia non è vera, non è neppure vera la promessa. Se la finta minaccia ha per scopo di tenere i cattivi lontani dal male, è finta anche la promessa che ha per scopo di indurre i buoni a fare il bene. Ora siccome questa seconda ipotesi non è ammissibile, è necessario respingere anche la prima.
Si obietterà però che una pena eterna per un peccato temporale è una contraddizione intrinseca, ma ecco la risposta: i malvagi peccano fino alla fine della loro vita e continuerebbero a peccare eternamente in questo mondo se Dio li lasciasse vivere sempre. E perciò chi vuole peccare in eterno deve essere punito eternamente (Moralia 34,19; Dialoghi 4,44).

Con l’augurio di godere della terra promessa in eterno, ti benedico e ti ricordo nella preghiera,
padre Angelo