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Quesito
Gentile Padre Angelo Bellon,
è vero che le anime del purgatorio che hanno commesso colpe gravi (anche se non mortali ovviamente) possono beneficiare fino a un certo punto dei suffragi di riparazione che i viventi fanno per loro, in quanto la Giustizia esige l’espiazione personale di certe colpe gravi?
Ringraziandola di cuore, le invio distinti saluti
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. non è facile rispondere alla domanda che mi hai fatto.
Dalla Sacra Scrittura emerge chiaramente che le anime del Purgatorio possono essere aiutare dai suffragi dei vivi.
La più preziosa testimonianza è quella che ci viene dai libri dei Maccabei: “Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dracme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio per il peccato, compiendo così un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della risurrezione.
Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti.
Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota.
Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” (2 Mac 12,43-45).
2. Nello stesso tempo comprendiamo anche che i suffragi fatti dagli altri non possono sostituire la purificazione dell’anima, o per meglio dire la purificazione dell’amore.
La purificazione dell’amore non può essere che un atto personale.
3. Di qui si comprende che i suffragi sono un aiuto, non una sostituzione.
In questo senso il Concilio di Trento dice: “Le anime tenute nel purgatorio possono essere aiutate dai suffragi dei fedeli e in modo particolarissimo col santo sacrificio dell’altare” (DS 1820).
4. Più che parlare di esigenze di giustizia mi pare più giusto parlare di esigenze di purificazione, anzi, di purificazione dell’amore.
5. Devo infine fare due precisazioni su quanto mi hai scritto.
La prima riguarda queste parole: “le anime del purgatorio che hanno commesso colpe gravi (anche se non mortali ovviamente)”
Ora secondo il Magistero della Chiesa le colpe gravi si identificano con le mortali.
Per la Chiesa non c’è distinzione, come ha affermato Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Paenitentia: “Durante l’assemblea sinodale è stata proposta da alcuni padri una distinzione tripartita fra i peccati, che sarebbero da classificare come veniali, gravi, e mortali.
La tripartizione potrebbe mettere in luce il fatto che fra i peccati gravi esiste una gradazione.
Ma resta sempre vero che la distinzione essenziale e decisiva è fra peccato che distrugge la carità e peccato che non uccide la vita soprannaturale: fra la vita e la morte non si dà via di mezzo…
Perciò, il peccato grave si identifica praticamente, nella dottrina e nell’azione pastorale della Chiesa, col peccato mortale” (RP 17).
6. La seconda precisazione: in Purgatorio ci si purifica anche dai peccati mortali rimessi, poiché nel soggetto anche dopo la confessione possono rimanere le inclinazioni disordinate.
Ora si legge nell’Apocalisse che nella Gerusalemme celeste “non entrerà nulla d’impuro” (Ap 21,27).
Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo