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Carissimo Padre,
per il mio diaconato Le chiedo un piccolo “regalo”, oltre alla preghiera. Potrebbe scrivermi cosa don Bosco ha chiesto nella sua prima Messa?
Purtroppo credo sia una di quelle cose che, con l’idea di ricordarmela, non l’ho annotata.
La mia memoria me la fa ricostruire così: “concedimi Signore di riuscire a infiammare con le tue parole i cuori che mi ascoltano”.
Non si tratta della prima Messa, ma per la mia prima omelia vorrei ricordarmelo e chiederlo.
Un carissimo abbraccio spirituale e a presto,
in Domino
Carissimo,
1. ecco che cosa don Bosco ha scritto nelle sue Memorie:
“È pia credenza che il Signore conceda infallibilmente quella grazia che il nuovo sacerdote gli domanda celebrando la prima Messa; io chiesi ardentemente l’efficacia della parola per poter fare del bene alle anime. Mi pare che il Signore abbia ascoltato la mia umile preghiera” (Cfr. C. Pera, I doni dello Spirito Santo nella vita di don Bosco, p. 60).
2. Desidero aggiungere che questo dono non annulla lo sforzo che il predicatore o lo scrittore deve fare per imparare a parlare o a scrivere.
Salvo casi eccezionali, si potrebbe dire che quando ci si prepara adeguatamente il nostro sforzo viene benedetto e rinforzato dal dono di Dio.
E allora la predicazione acquista un’efficacia più grande perché è accompagnata dall’azione dello Spirito Santo.
3. Anche don Bosco dovette imparare a predicare per portare frutto.
Finiti gli studi teologici, aveva bisogno di rifinirsi e diventare semplice.
Lo ricorda egli stesso in occasione di una predica tenuta nella chiesa parrocchiale di Capriglio con queste parole: “Dopo il primo anno di teologia, predicai ancora sopra la Natività di Maria in Capriglio. Non so quale ne sia il frutto. Da tutte le parti però era applaudito, sicché la vanagloria mi andò guidando, finché ne fui disingannato, come segue.
Un giorno, dopo la detta predica sulla nascita di Maria, interrogai uno, che pareva dei più intelligenti, sopra la predica di cui faceva elogi sperticati e mi rispose: «La sua predica fu sopra le anime del purgatorio»” (cfr. C. Pera, I doni dello Spirito Santo nella vita di don Bosco, pp. 131-132).
4. Ed come il Padre Ceslao Pera commenta questo episodio: “Certo il Beato dovette riflettere su quella risposta e se egli dice che essa lo tolse di inganno, dobbiamo credere alla sua umile confessione; non che tale inganno fosse deviazione dalla rettitudine della verità e della giustizia che deve avere il predicatore, ma, col senso preciso delle cose che lo distingue, il Beato chiama così la sua mentalità di predicatore, perché egli credeva di predicare al popolo, mentre predicava a se stesso, ed invece di abbassarsi per elevare i suoi uditori, misurava gli altri alla sua stessa altezza.
Non sapeva ancora che la scienza dell’apostolo non è come quella del dottore, il quale può elevare se stesso e gli altri alla verità pura (…) per cui insegnare è perfezionare, e studiare è perfezionarsi. Il dottore si muove nel dominio dell’idea universale e perciò impersonale e astratta.
L’apostolo si indirizza (invece) alle anime che piegano sotto il peso del «peccato» che non è solo errore della intelligenza, ma «vizio» del cuore e «deformazione» delle energie psicologiche; (…) ed allora, se è guidato dal senso soprannaturale delle cose, egli si accorge ben presto che egli deve attenuare la luce troppo viva per gli occhi malati o deboli, e che, riservando un più alto insegnamento ai perfetti, deve, con semplicità, incominciare dal principio, cioè dagli elementi fondamentali e farsi piccolo coi piccoli” (C. Pera, pp. 132-133) .
5. In un’altra occasione gli fu ripetuta questa lezione.
Scrive di se stesso: “Ad Alfiano ho anche voluto richiedere il parere del parroco, persona di molta pietà e dottrina, di nome Giuseppe Pelato, e lo pregai a dirmi il suo parere intorno alla mia predica:
–
La vostra predica, mi rispose, fu assai bella, ordinata, esposta con buona lingua, con pensieri scritturali, e, continuando così, potete riuscire nella predicazione.
– «Il popolo avrà capito?».
– «Poco: avranno capito il mio fratello prete, io, e pochissimi altri».
– «Come mai non furono intese cose tanto facili?»
– «A voi sembrano facili, ma per il popolo sono assai elevate».
– «Che adunque mi consiglia di fare?»
– «Abbandonare la lingua e l’orditura dei classici, parlare in volgare ove si può od anche in lingua italiana, ma popolarmente.
Invece poi di ragionamenti, tenetevi agli esempi, alle similitudini ed apologi semplici e pratici.
Ma ritenete sempre che il popolo capisce poco, e che le verità della fede non gli sono mai abbastanza spiegate».
“Questo paterno consiglio, scrive don Bosco, mi servì di norma in tutta la vita. Conservo ancora a mio disdoro quei discorsi, in cui presentemente non iscorgo più altro che vanagloria e ricercatezza. Dio misericordioso ha disposto che avessi quella lezione; lezione fruttuosa, nelle prediche, nei catechismi, nelle istruzioni e nello scrivere, cui mi ero fin da quel tempo, applicato»” (cfr. C. Pera, op. cit., pp. 133-134).
6. Queste lezioni gli servirono per rivedere il suo modo di parlare e di scrivere.
Sicché “per assicurarsi di essere inteso da tutti volle il giudizio di persone del popolo.
Il primo revisore dei suoi scritti fu il portinaio del Convitto ecclesiastico; in seguito li faceva leggere a semplici operai che dovevano esporgliene il contenuto, o li leggeva egli stesso alla madre.
Prima di dar in luce la seconda edizione della Storia Ecclesiastica… la lesse da capo a fondo a Mamma Margherita, che fraintese, ad esempio, che l’imperatore Costantino avesse perseguitato i cristiani ed egli ritoccò quel racconto, finché non conobbe che la madre l’aveva compreso.
Leggendole altre volte un panegirico di san Pietro nel quale chiamava il santo Apostolo col titolo di gran Clavigero, Margherita lo interruppe dicendo: – Clavigero? dov’è questo paese?
Conobbe che la parola era troppo difficile e la tolse” (C. Pera, op. cit., p. 135).
7. Mi unisco volentieri alla tua preghiera per domandare al Signore il dono della parola per la tua prima predica e per sempre.
Lo Spirito Santo l’accompagni con la sua luce e la sua forza.
E mentre tu parli Egli stesso illumini le menti, tocchi i cuori e li pieghi verso il Signore.
Il Signore ti benedica largamente in questo giorno così importante per la tua vita.
Insieme con Lui ti benedico anch’io.
Padre Angelo