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Quesito

Gentile Padre Angelo,
mi chiamo Massimiliano e desidererei porle qualche quesito, che pur avendo un’appartenenza ecclesiale molto solida, nessun prete mi ha mai risposto in maniera soddisfacente.
Le mie domande riguardano la Natura di Gesù e la fine dei tempi.
1) Gesù Cristo, essendo vero Dio e vero Uomo, non può essere ridotto alla sola umanità, nel senso che pur essendo visibilmente uomo era diverso dagli altri Uomini, cioè aveva la percezione della realtà “diversa” dagli uomini e una sensibilità, cioè una capacità di “sentire” il dolore, le emozioni e i sentimenti in maniera amplificata rispetto agli uomini.
Quindi la differenza tra Gesù e gli uomini era ontologica.
È corretto?
2) Essere figli di Dio e coeredi di Cristo, vuol dire che la natura dell’uomo è cambiata ed è diventata come quella di Dio? Personalmente dico assolutamente di no, ma alcuni compagni di fede dice che noi siamo dei piccoli dèi!
Cosa ne dice?
3) A livello escatologico mi ha sempre colpito la figura del Profeta Daniele del “Figlio d’Uomo”: “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui” (Dn 7,13).
Chi è questo Figlio d’Uomo?
Non potrebbe essere Gesù?
Non può essere un uomo, nato quindi col peccato originale che misteriosamente, per opera dello Spirito Santo abbandona la condizione umana peccatrice per diventare quella Divina di Gesù?
E quindi Gesù che torna sulle nubi del cielo per prendere definitivamente possesso della sua regalità come Signore del Cosmo e della Terra e sposo della Chiesa?
Un grande grazie per la Sua attenzione.
In Cristo
Massimiliano

 


 

Risposta del sacerdote

Caro Massimiliano,
1. circa Gesù Cristo devi ricordare che la Persona di Gesù è una Persona divina.
Gesù è Dio che si è fatto carne.
Facendosi carne ha assunto una natura umana identica alla nostra, fuorché nelle inclinazioni disordinate e nel peccato.
Per cui sotto il profilo ontologico la sua natura umana non è diversa dalla nostra. È identica.

2. Tuttavia non è identico il modo di vivere le emozioni da parte di Gesù a motivo della sua conoscenza infinitamente superiore alla nostra.
Nella parte superiore della sua anima umana godeva della visione beatifica.
Mentre nella parte inferiore aveva un dolore dei peccati e una partecipazione alla sofferenza umana superiore a quelle di tutti gli uomini messi insieme.
Questo è l’insegnamento di San Tommaso.
Pertanto la partecipazione alle emozioni da parte di Gesù sotto il profilo qualitativo è infinitamente superiore alla nostra, ma non è di natura ontologicamente  diversa dalla nostra. Perché è sempre natura umana.

3. Essere figli di Dio e coeredi di Cristo non vuol dire che la natura dell’uomo sia cambiata e sia diventata come quella di Dio.
La nostra natura rimane sempre quella umana. Rimaniamo uomini.
Ma siamo resi partecipi della vita di Dio.
Pertanto non diventiamo Dio.
Rimaniamo uomini che diventano partecipi della natura divina.
Se mi passi un paragone: il ferro che viene messo dentro il fuoco rimane ferro.
Ma diventa ardente come il fuoco e cioè è reso partecipe della natura del fuoco. Rimane tuttavia ferro.

4. Questo sebbene nella Sacra Scrittura i figli di Dio vengono chiamati anche dei.
A questo si riferisce Gesù quando risponde ai giudei con le seguenti parole: “Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi?
Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata -, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: «Tu bestemmi», perché ho detto: «Sono Figlio di Dio»?” (Gv 10,34-36).

5. Quel figlio dell’uomo di cui parla Daniele è Gesù.
Per questo il Messia veniva atteso e anche chiamato come il Figlio dell’uomo.
Gesù si presenta diverse volte con questo titolo.

6. Tuttavia non è corretto quello che hai soggiunto e cioè che Gesù è nato col peccato originale.
Non devi dimenticare che la Persona di Gesù è una persona divina. È Dio che si è fatto uomo.
Ha assunto una natura umana come la nostra, che porta le conseguenze del peccato originale e pertanto è passibile di sofferenza e di morte.
Ma la sua natura umana non aveva inclinazioni disordinate come la nostra.
Dice la Sacra Scrittura: “Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia prendere parte alle nostre debolezze: egli stesso è stato messo alla prova in ogni cosa come noi, escluso il peccato” (Eb 4,15).

7. Così non è corretto dire che Gesù abbia abbandonato la natura umana per assumere quella divina.
La natura umana l’ha conservata sempre, nella sua passione, nella sua risurrezione e nella sua gloriosa ascensione al cielo.
Con l’unica differenza che adesso la sua natura umana è gloriosa, e pertanto partecipe della vita del Paradiso e non più soggetta alla sofferenza e alla morte.

8. È con la sua umanità che Cristo è entrato in Cielo.
È vero invece quello che dici al termine della tua mail: Gesù tornerà sulle nubi del cielo per prendere definitivamente possesso della sua regalità come Signore del Cosmo e della Terra.
Vi tornerà come uomo rivestito della sua gloria, come si è manifestato anticipatamente sulla montagna della trasfigurazione.

Ti auguro ogni bene, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo