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Quesito

Caro Padre Angelo,
mi chiamo Francesco, è di questi tempi che mi sono ravvicinato a Dio ma vorrei porle alcune questioni sul perdono.
La prima: in 2 Pietro 2,20-21 si fa molta enfasi sul peccato volontario e viene detto che la condizione attuale di coloro che lo compiono è peggiore della prima. Vuol dire che non vi può essere perdono?
La seconda: in Ebrei 10,26 si dice che il peccato volontario non è perdonabile. Può spiegarmi meglio?
La ringrazio e la saluto


Risposta del sacerdote

Caro Francesco,
1. sono contento che tu abbia ascoltato la voce del Signore che da tempo bussava alla porta del tuo cuore.
Finalmente ha vinto la tua sordità e adesso tu ascolti bene la sua parola e i suoi richiami.
Adesso sei felice di poter dire: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Rinfranca l’anima mia, mi guida per il giusto cammino a motivo del suo nome” (Sal 23,1-3).

2. Gesù è un pastore che conosce una ad una le sue pecorelle.
Le chiama ciascuna per nome.
Le sue parole hanno sempre significati specifici e precisi per ciascuno di noi in qualsiasi momento della nostra vita.
Con la sua parola e con la sua grazia questo buon Pastore ci illumina, ci guida, ci nutre e ci custodisce.
Ben di più che gli antichi pastori orientali che abitavano in zone semidesertiche, sassose e brulle, eppure sapevano condurre le pecore nei luoghi dove essi sapevano che c’era erba e acqua, così Gesù conduce i suoi in pascoli sempre erbosi e ad acque tranquille.
Come buon Pastore egli sta sempre in testa al suo gregge e noi fiduciosamente e pieni di amore lo seguiamo.

3. Può capitare tuttavia che si possa fare l’esperienza di cui parla San Pietro nella sua seconda lettera quando dice: “Se infatti, dopo essere sfuggiti alle corruzioni del mondo per mezzo della conoscenza del nostro Signore e salvatore Gesù Cristo, rimangono di nuovo in esse invischiati e vinti, la loro ultima condizione è divenuta peggiore della prima. Meglio sarebbe stato per loro non aver mai conosciuto la via della giustizia, piuttosto che, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al santo comandamento che era stato loro trasmesso. Si è verificato per loro il proverbio: «Il cane è tornato al suo vomito e la scrofa lavata è tornata a rotolarsi nel fango»” (2 Pt 2,20-22).
Le parole di San Pietro sono molto forti. Certamente egli aveva davanti a sé l’immagine di alcuni che convertiti dal paganesimo e sfuggiti alla corruzione del mondo erano tornati nell’idolatria.
La loro situazione era diventata peggiore della precedente perché nel frattempo avevano conosciuto Gesù Cristo, lo avevano seguito, ne erano stati illuminati, avevano gustato il dono celeste, erano diventati partecipi dello Spirito Santo, avevano gustato la buona parola di Dio e i prodigi del mondo futuro (cfr. Ebr 6,4-5).
Il loro tornare al peccato e alla vita di prima era paragonabile al cane e al porco che tornano a loro vomito.
Si trattava certamente di un peccato grave perché si è disprezzata la grazia di Dio.
Tuttavia la misericordia di Dio è più grande dei nostri peccati e per fortuna nostra il Signore raccoglie sempre anche quelli che si sono comportati come il cane e come il porco tornati al loro vomito.

4. Il testo della lettera agli Ebrei al quale fai riferimento dice così: “Infatti, se pecchiamo volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane più alcun sacrificio per i peccati, ma soltanto una terribile attesa del giudizio e la vampa di un fuoco che dovrà divorare i ribelli” (Ebr 10,26-27).
Qui l’autore della lettera agli Ebrei parla di coloro che hanno abbandonato la verità, compiendo l’apostasia, la ribellione deliberata contro Dio.

5. L’interpretazione che viene data a quanto detto dallalettera agli Ebrei è duplice.
Alcuni dicono che si tratta dei peccati di malizia, dei peccati contro lo Spirito Santo per i quali è difficile ottenere il perdono (cfr Mt 12,31).
Altri dicono che coloro che sono caduti nell’apostasia, finché permangono tali, non possono ricevere alcuna remissione dei peccati.

6. Come vedi, il testo della lettera agli Ebrei non si riferisce ai peccati gravi in cui può cadere anche chi è convertito, ma ad un preciso peccato, particolarmente grave, qual è quello dell’apostasia.

Ti benedico, ti auguro ogni bene e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo