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Quesito
Carissimo Padre Angelo,
ho da poco scoperto questo suo generoso servizio a noi sprovveduti cercatori di Dio e lei non può immaginare quanto bene, coraggio e serenità riesce a donarci con le sue parole. Ho … anni, un marito e due bambini e da un anno, per grazia ricevuta, ho intrapreso un cammino di approfondimento della fede che in realtà chiamerei conversione perchè mi sono accorta di quanto la fede di prima fosse stata ben poca cosa di fronte alle scoperte che ho avuto la grazia di fare da un anno a questa parte su alcune verità della nostra fede. Avrei due domande da porle, una su Gesù l’altra sul Paradiso.
Approfondendo la figura di Gesù è sorto in me come un dubbio, un punto oscuro che mi lascia irrequieta e che col suo aiuto vorrei tanto illuminare.
Contrariamente alla maggioranza dei cristiani (o almeno così credo) io non ho il minimo dubbio o riserva sulla Divinità di Cristo Signore, credo fermamente cioè che Egli era ed é il Figlio di Dio e che con il Padre è sempre stato, durante la sua vita terrena, in perfetta comunione. Ma è questo il punto:proprio tale essenza Divina nella sua figura umana mi fa (mi passi il termine) "sminuire" tutto ciò che invece riguardava la sua vera umanità e cioè mi chiedo: a parte l’essere stato generato senza la macchia del peccato, come poteva Gesù NON essere l’uomo meraviglioso, perfetto, unico, santo, giusto che è stato senza la presenza nella sua umanità della persona di Divina? In altre parole, come poteva la sua umanità non essere tutta assorbita e travolta dalla potenza della sua Divinità?
Il secondo quesito riguarda il Paradiso.
Quando saremo in paradiso (se Dio vorrà), ed ogni anima riceverà in misura ad essa adeguata il grado di beatitudine che Dio avrà stabilito per lei, quest’anima potrà vivere in comunione sia con anime più radiose che con quelle che avranno ricevuto una beatitudine "minore" (sempre adeguata al proprio stato)? Cioè, il diverso grado di beatitudine (che comunque appagherà in pieno ogni anima) potrà compromettere la totale comunione fra tutte le anime presenti in paradiso?
Spero di essere stata sufficientemente chiara.
La saluto con tanto affetto e riconoscenza per le sue caritatevoli parole.
Laura
Risposta del sacerdote
Cara Laura,
mi compiaccio con te e soprattutto con Nostro Signore e con tutti gli abitanti del Paradiso per il fatto che tu abbia ritrovato una fede più viva e più autentica.
Questa riscoperta l’hai paragonata ad una conversione. Ed è proprio così.
Vengo ora alle tue due domande.
1. Cira la persona divina di Gesù.
Come sai, la fede cattolica professa che in Cristo vi sono due nature: quella umana e quella divina, ma che la sua persona, e cioè il suo io, è divino.
Dunque Cristo è vero Dio e vero uomo, ma la sua persona è divina.
2. Tu dici: stando così le cose, certamente la sua umanità non poteva non essere meravigliosa, santa, affascinante…
E questo è vero, perché essendo Dio non c’era in lui alcuna bruttezza morale, vale a dire il peccato. Era pertanto amabilissimo.
3. Ma nello stesso tempo chiedi come abbia potuto l’umanità di Cristo non essere assorbita dalla sua divinità e non essere tutta gloriosa, come è attualmente in Cielo.
Qui abbiamo un riferimento importante da parte di san Paolo, il quale dice che Cristo “pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini” (Fil 2,6-7).
I teologi commentano: Gesù ha trattenuto tutta la sua gloria divina nella parte superiore della sua anima, là dove questa era unita direttamente alla divinità. Ma nella parte inferiore ha voluto essere in tutto simile a noi, altrimenti non avrebbe potuto compiere la nostra redenzione. Per questo San Paolo dice che Cristo si è spogliato… e altrove dice che si è fatto povero per arricchirci mediante la sua povertà (2 Cor 8,9).
4. Circa la seconda domanda: il diverso grado di beatitudine delle varie anime non compromette il gaudio di nessuno, perché ognuno è contento della propria sazietà.
Per usare il paragone di S. Teresina, il bicchierino non invidia la capacità della botte. Ognuno ha la sua perfezione.
Ma poi vi è dell’altro: non solo non ci si invidia, ma si è contenti l’uno dell’altro e in ognuno si esalta eternamente la misericordia di Dio, che ha compiuto meraviglie di diversa portata in tutti, anche in quelli che erano stati grandi peccatori.
5. Sul letto di morte, S. Teresa di Lisieux, parlando della comunione dei santi, disse: “Come una madre è fiera dei suoi bambini, così lo saremo noi gli uni degli altri, senza la minima gelosia” (Novissima verba, 11 luglio 1897).
6. Su questo tema vi tornò 4 giorni dopo: “Suor Maria dell’Eucaristia voleva accendere le candele per una processione: non aveva fiammiferi, ma vedendo la piccola lampada che brucia davanti alle reliquie, le si avvicina. Ahimé, la trova mezzo spenta, non resta più che una luce fioca sullo stoppino carbonizzato. Tuttavia riesce ad accendere la sua candela e, con questa candela, furono accese tutte quelle della Comunità. È dunque questa piccola lampada mezzo spenta che ha prodotto quelle belle fiamme che, a loro volta, possono produrne un’infinità d’altre e persino infiammare l’universo. Eppure sarebbe sempre alla piccola lampada che si dovrebbe la causa prima di questo divampare. Sapendo ciò, come potrebbero le belle fiamme gloriarsi di aver fatto un simile incendio, dal momento che esse non sono state accese che per contatto con la piccola favilla?… La stessa cosa vale per la Comunione dei Santi. Spesso, senza saperlo, le grazie e le illuminazioni che noi riceviamo sono dovute a un’anima nascosta, perché il buon Dio vuole che i Santi si comunichino gli uni gli altri la grazia colla preghiera, perché in Cielo si amino d’un amore grande, di un amore molto più grande ancora di quello della famiglia, anche della famiglia più ideale della terra. Quante volte ho pensato che potevo essere debitrice di tutte le grazie che ho ricevuto alle preghiere di un’anima che aveva parlato in mio favore al buon Dio e che non conoscerò che in Cielo.
Sì, una piccolissima favilla potrà far nascere grandi luci in tutta la Chiesa, come dottori e martiri, che in Cielo saranno senza dubbio ben al di sopra di lei: ma come si potrebbe pensare che la loro gloria non diventerà la sua?
In Cielo non s’incontreranno sguardi indifferenti, perché tutti gli eletti riconosceranno di essere l’un l’altro reciprocamente debitori delle grazie che hanno loro meritato la corona” (Novissima verba, 15 luglio 1897).
Queste parole di Santa Teresina sono illuminanti.
Ti ringrazio per i quesiti, ti saluto cordialmente, ti ricordo al Signore congiuntamente con la tua bella famiglia e ti benedico.
padre Angelo