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Quesito
Salve, ho provato a vedere se c’era già ma non ho trovato.
Del Purgatorio se ne parla nel Nuovo Testamento anche senza chiamarlo così. Fin qui tutto normale. In una domanda lei quando parla di Purgatorio cita pure il Secondo Libro dei Maccabei e questo fanno pure altri. Però c’è una cosa che non mi torna. In quel Libro viene fatta una preghiera a Dio per salvare quelle anime e viene fatta penitenza per loro. Tuttavia quelle anime non potevano ancora andare in Paradiso perché era ancora chiuso. Gesù lo ha aperto. Prima le anime dei defunti andavano in quello che gli ebrei chiamano Sheol (le anime cattive all’Inferno anche se l’argomento in sé è confuso perché gli ebrei hanno più modi di interpretazione. Alcuni ebrei pensano che le anime dei cattivi vengano cancellate, altri che l’anima non sia immortale, altri credono in una sorta di inferno) e i giusti nel seno di Abramo. La purificazione quindi non poteva esserci se il Paradiso era chiuso e il Purgatorio è lo Sheol o no? Non capisco quindi per cosa pregavano se gli ebrei tendenzialmente credevano nello Sheol e penso che il Purgatorio si sarebbe aperto solo in conseguenza del Paradiso visto che il Purgatorio è uno stato di purificazione, quindi a purificazione terminata uno va in Paradiso. Perciò non capisco i Maccabei
Andrea.
Risposta del sacerdote
Caro Andrea,
1. Per risolvere questo problema devi tenere presente due cose.
La prima: la rivelazione di Dio sulla vita futura nell’antico testamento è stata progressiva. Se non si tiene presente questo criterio, ne risulta fuori una pluralità di affermazioni per cui sembra che una contraddica l’altra.
Che Dio si sia rivelato progressivamente lo ricorda in maniera molto chiara l’inizio della lettera gli ebrei: “Dio, che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha stabilito erede di tutte le cose e mediante il quale ha fatto anche il mondo” (Ebr 1,1-2).
2. Sicché le varie interpretazioni che hai riportato vanno esposte tenendo presente un criterio cronologico.
Inizialmente gli ebrei ritenevano che di tutte le persone nella vita futura rimanesse solo l’ombra.
Ora dove c’è l’ombra non c’è neanche vita e non c’è neanche remunerazione per la vita passata.
Sotto questo aspetto le ombre sono tutte uguali.
Per questo in un salmo si legge: “Compi forse prodigi per i morti? O si alzano le ombre a darti lode?
Si narra forse la tua bontà nel sepolcro, la tua fedeltà nel regno della morte?
Si conoscono forse nelle tenebre i tuoi prodigi, la tua giustizia nella terra dell’oblio?” Sal 88,11-13).
Per questo in un altro salmo si dice che è migliore la vita presente di quella futura: ” Non i morti lodano il Signore né quelli che scendono nel silenzio, ma noi benediciamo il Signore da ora e per sempre” (Sal 115,17-18).
3. Successivamente invece si afferma sempre di più la sopravvivenza dell’anima e il concetto di remunerazione.
Per questo nel libro della Sapienza, che è tardivo ed è stato scritto non molto tempo prima della venuta di Cristo, si legge: “Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità, lo ha fatto immagine della propria natura. Ma per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo e ne fanno esperienza coloro che le appartengono”(Sap 2,23-24).
Come si vede, qui è affermata chiaramente la vita ultraterrena. Viene detto anche che la fine degli empi è quella di appartenere al diavolo e cioè di andare all’inferno.
“Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio,nessun tormento li toccherà” (Sap 3,1).
4. La seconda cosa che devi tenere presente è che i libri dei Maccabei sono stati scritti verso la fine del dell’Antico Testamento, più o meno nel medesimo periodo in cui è stato scritto il libro della sapienza.
Circa la vita futura ne riflettono i medesimi contenuti.
Nel secondo libro dei Maccabei viene riportata in maniera esplicita la mentalità diffusa a quei tempi a proposito di una purificazione dopo la vita presente.
Ecco il testo: “Il nobile Giuda esortò tutti a conservarsi senza peccati, avendo visto con i propri occhi quanto era avvenuto a causa del peccato di quelli che erano caduti. Poi fatta una colletta, con tanto a testa, per circa duemila dracme d’argento, le inviò a Gerusalemme perché fosse offerto un sacrificio per il peccato, compiendo così un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della risurrezione. Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti. Ma se egli pensava alla magnifica ricompensa riservata a coloro che si addormentano nella morte con sentimenti di pietà, la sua considerazione era santa e devota.
Perciò egli fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato” (2 Mac 12,42-45).
5. Ed eccoci direttamente al tuo problema: dove andavano le anime che nel frattempo venivano purificate?
La mentalità comune era quella che andassero in paradiso.
Il quale paradiso, però, non era inteso come la visione di Dio come lo intendiamo noi oggi, ma come il seno di Abramo.
Gesù stesso fa riferimento a questa mentalità nella parabola del ricco epulone e del povero Lazzaro.
Di Lazzaro, quando muore, viene detto: “Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo” (Lc 16,22).
La Bibbia di Gerusalemme annota: “accanto ad Abramo: espressione giudaica che corrisponde all’antica locuzione biblica essere riunito ai propri padri, cioè ai patriarchi. L’immagine esprime l’intimità e la prossimità con Abramo nel banchetto messianico”.
6. In questo senso dalla croce Gesù risponde al buon ladrone: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23,43).
Il venerdì santo Gesù dopo la sua morte con la sua anima andò a trovare i giusti che attendevano la sua redenzione. Andò in quella realtà che a quei tempi veniva chiamata paradiso, e cioè nel seno di Abramo.
Solo il mattino di Pasqua, dopo la sua risurrezione, Cristo entra nel paradiso vero che consiste nella comunione con il Padre: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro” (Gv 20, 17).
7. Rispondendo direttamente in termini molto brevi alla tua domanda coloro che nell’antico testamento erano purificati andavano nel seno di Abramo, che l’attuale traduzione esprime con le parole: accanto ad Abramo.
Vale a dire in un luogo di felicità, ma ancora di attesa prima di entrare nel paradiso vero.
L’augurio che ti faccio è il seguente: che al termine dei lunghi giorni che il Signore ti darà da vivere, tu possa entrare nel paradiso preparato da Gesù.
Per questo ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo