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Quesito
Caro Padre Angelo,
mi scusi se La disturbo per chiederle alcuni consigli circa la possibilità che io possa intraprendere un percorso religioso.
Ho 17 anni e frequento il Liceo Classico e negli ultimi mesi ho pensato spesso e fatto alcune ricerche riguardo alla possibilità di entrare, al termine degli studi superiori, in un ordine religioso: in particolare sono attratto da quello benedettino e da quello domenicano, nonostante i due stili di vita siano molto diversi. Sono attratto dalla vita contemplativa dal forte legame comunitario dei monaci benedettini, ma anche dalla predicazione e dal dialogo con il mondo esterno (forse anche per una mia certa inclinazione ad aprire dibattiti su qualsiasi argomento) caratteristici dell’ordine domenicano.
Spero che possa darmi alcune delucidazioni, nel frattempo La ricordo nella preghiera.
La ringrazio e La saluto cordialmente
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. sono contento che il Signore stia inclinando il tuo cuore verso il sacerdozio e verso una consacrazione in un ordine religioso.
Se non ti dispiace, da questo momento mi impegno a pregare in modo particolare per te perché il Signore ti faccia luce e ti dia la contentezza di donarti a Lui senza riserve.
2. Come sai, la vita contemplativa è la porzione migliore, come l’ha definita Nostro Signore stesso.
3. La vita monastica benedettina è di indole contemplativa.
Ma è di indole contemplativa anche la vita domenicana.
E colgo lo spunto dalla tua mail per illustrare in breve il carisma dell’ordine di San Domenico.
4. San Tommaso, che dell’Ordine domenicano è il figlio più illustre, ha coniato il carisma del nostro ordine nelle seguenti parole contemplari et contemplata aliis tradere.
Con questo coniuga la contemplazione all’azione, dove però la contemplazione è l’elemento principale perché ciò che si contempla e si vive è l’oggetto della predicazione.
Nella vita domenicana la contemplazione e la predicazione non sono due atti successivi, ma simultanei.
Quando predica, il domenicano contempla a voce alta, comunica agli altri la verità che lo infiamma.
5. La gioia che il domenicano procura a se stesso generando in se stesso Cristo è come un fuoco che dal suo cuore va a lambire quello degli altri.
In lui il passaggio dalla vita contemplativa alla vita attiva non avviene “per modum subtractionis, sed per modum addictionis” (“non per sottrazione, ma per addizione”; San Tommaso, Somma teologica, II-II, 182, 1, ad 3).
L’unione con Dio (la contemplazione) non diminuisce per il fatto che la si effonde degli altri!
La predicazione non interrompe la contemplazione, ma la prolunga.
6. Un santo padre, Ippolito di Roma del III secolo, dice che la nascita di Cristo non si è ancora conclusa nel mondo perché continua nascere: “La Chiesa partorisce Cristo istruendo e predicando a tutti i popoli” (Ippolito, De Antichristo, 61).
Ebbene, predicando, il domenicano continua nel tempo il mistero dell’incarnazione del Verbo, genera Cristo nelle anime, introduce il Regno di Dio nel cuore degli uomini.
Credo che per ora sia sufficiente così.
Sarò contento se tu vorrai continuare questo dialogo.
Intanto assicuro la mia preghiera perché il Signore consolidi e chiarisca sempre di più la tua vocazione.
Sono certo che molti visitatori si uniranno alla mia preghiera per te.
Ti benedico e ti auguro ogni bene.
A presto.
Padre Angelo