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Quesito

Gent.le Padre Angelo,
La ringrazio per le risposte precedenti e vorrei porle delle questioni che da un po’ di tempo mi passano per la testa:

Come si coniuga il fatto che un’azione cattiva non può essere giustificata da una buona con la frase evangelica “Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me”?
Per esempio può capitare che i genitori ci comandino azioni non buone per la nostra salute fisica e spirituale (mangiare tanto, avere tanti soldi, ecc…) oppure di essere esageratamente apprensivi nelle piccole cose limitando fortemente la libertà anche nelle cose normali di tutti i giorni.
Sarebbe più giusto che il genitore valutasse le obiezioni alle proprie decisioni invece di comandare e basta.
Situazioni del genere non fanno che esasperare i figli creando situazioni di attrito in famiglia.
Bisogna comportarsi come dei robot oppure è giusto contestare le cose che sembrano sbagliate?
Il sacrificio di Isacco sembra esigere l’obbedienza cieca ma oggi il CCC pone il limite del “moralmente lecito” e della ragionevolezza (CCC 2217).
Dov’è in questo comandamento (IV) la demarcazione tra materia grave e lieve?

Grazie infinitamente per quest’opera di misericordia spirituale che elargisce a molti.
La ricordo nella preghiera e prometto di contenermi nello scrivere.
Un lettore. 26 anni.


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. il Signore, mettendosi al primo posto nel nostro amore, non chiede di disprezzare i genitori.

2. Mettendosi esplicitamente al primo posto ci ha fatto un grande favore perché ci aiuta a mettere ordine nella nostra vita affettiva.
I genitori non sono il nostro Dio. Non hanno nelle loro mani il principio del nostro esistere.
Il principio del nostro esistere, di quello nostro personale e di quello dei nostri genitori, è in Dio.

3. Certo, dopo a che a Dio, dobbiamo tutto ai nostri genitori.
Poiché sono i suoi primi rappresentanti, dopo che a Dio, dobbiamo loro tutto il nostro affetto e la nostra venerazione.
E per questo, dopo i primi tre comandamenti che impegnano direttamente la nostra relazione con Dio, il quarto ci ricorda i doveri che abbiamo con il primo del nostro prossimo: i genitori, quelli di casa, e per estensione anche quelli che ci dirigono nello studio, nel lavoro, nella società.

4. Poiché amare significa anche prendere possesso, chiedendoci di amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze, il Signore ci fa un dono immenso.
Ci chiede di prendere possesso di Lui con la totalità di noi stessi.
E questo è la stessa cosa che prendere possesso del Paradiso.
Infatti “in Gesù Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2,9).
“In Lui sono nascosti tutti i tesori di sapienza di scienza” (Col 2,3).
Gesù é “Risurrezione e Vita” (Gv 13,25).
Gesù ci chiede di amare i genitori in vista di Lui. Questo perché i genitori non sono tutto il nostro bene: non sono il nostro Dio né sono il nostro Paradiso.

5. Tu mi chiedi se questo significa stare sottomessi anche alle loro pignolerie talvolta asfissianti.
Non certamente, perché anche i genitori hanno i loro limiti, sebbene facciano tutto per il nostro bene e vivano per noi.
In questo non dobbiamo assecondarli ed è necessario reclamare la propria autonomia, soprattutto se uno non è più un bambino.

6. Sotto questo aspetto bisogna ricordare che il bene della famiglia consiste nella piena comunione di tutti i suoi membri. E si fa vera comunione anche quando rispettosamente si fa osservare che determinate cose non sono giuste.
Come i figli sono grati ai genitori delle giuste osservazioni, così anche i genitori dovrebbero esser grati ai figli se questi fanno notare loro qualche manchevolezza, che potrebbe offendere il Signore.

7. Mi chiedi quali siano i confini tra le colpe gravi e quelle meno gravi nei confronti dei genitori. È difficile dirlo, perché il comandamento su questo rimane indeterminato. Ciò significa che la cosa va valutata volta per volta.
Certo, se si tratta di decisioni gravi e importanti della vita della famiglia, la disobbedienza è grave.
Ugualmente se si ingannano i genitori su questioni importanti della propria vita, si è di fronte ad una mancanza grave. Questo avviene ad esempio se uno dice di aver dato tutti gli esami all’università e gli manca solo la discussione della tesi, mentre di fatto non ha dato nessuno.
Ma se si tratta delle discussioni quotidiane, che spesso hanno per oggetto temi banali, non si va al di là della venialità.

Ti ringrazio del ricordo nella preghiera che volentieri contraccambio.
Ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo