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Quesito
Carissimo Padre,
le espongo una domanda circa il "percorso" di un’anima di una persona risuscitata dai morti.
Gesù ha compito alcuni miracoli di ritorno alla vita terrena dopo morte reale, come Lazzaro, il figlio unico della madre vedova etc.,
Altri episodi di ritorno alla vita dopo la morte sono stati compiuti dai Santi, come San Domenico.
Mi chiedo cosa sia avvenuto alle anime di costoro dopo la morte, nel lasso di "tempo" intercorrente tra la morte e il ritorno alla vita e
quindi al rientro dell’anima nel corpo, visto che dopo la morte avviene il giudizio (inferno, purgatorio, paradiso).
Inoltre che ricordo hanno costoro di quanto avvenuto dalla loro morte al ritorno in vita?
Grazie
Daniela
Risposta del sacerdote
Cara Daniela,
per tutte queste persone si tratta di vera risurrezione perché l’anima è tornata nel corpo.
Indubbiamente c’è stato un intervento miracoloso di Dio non solo per il ritorno dell’anima nel corpo, ma anche nel fatto che l’anima – pur separata dal corpo – non sia subito comparsa davanti al tribunale di Dio.
2. In quel frattempo l’anima non ha vissuto nessuno di quegli stati che sono conseguenti al giudizio particolare: paradiso, purgatorio, inferno.
3. Ciò non toglie che alcuni o anche i soggetti stessi per rivelazione divina abbiano potuto vedere il destino che avrebbe ricevuto quell’anima.
Questo avvenne ad esempio nella vita di Santa Caterina da Siena la quale avrebbe visto che sua madre morta senza sacramenti per propria incuria sarebbe andata all’inferno.
4. Ecco come il beato Raimondo da Capua suo confessore e Maestro generale dell’ordine domenicano racconta l’evento:
“241. – Racconto una cosa che avrà dell’incredibile pei nostri tempi, mio buon lettore, ma che invece è possibile per Colui che non conosce l’impossibile.
Lapa, madre della santa vergine, benché fosse stata sempre una donna di grande semplicità e rettitudine, pure da principio non si preoccupò troppo dei beni spirituali, per cui aborriva dal pensiero di dovere un giorno morire come apparirà chiaro dal racconto che siamo per
fare.
Dopo la morte del marito, fu colta da una malattia, che di giorno in giorno si faceva sempre più seria. Allora la vergine consacrata a Dio ricorse all’aiuto della preghiera, per impetrare dal Signore che si degnasse di soccorrere con un rimedio di salute, quella che l’aveva partorita e allevata. Le fu risposto dal cielo che morire in quel tempo era provvidenziale per sua madre, la quale così non si sarebbe ritrovata a vedere le disgrazie che le sarebbero accadute.
Avuta la risposta, Caterina ritornò presso la madre, le disse con dolci parole che se il Signore disponesse di chiamarla a sé, si rassegnasse senza tristezza alla sua volontà. Lapa, invece, attaccata alla vita com’era, facendole orrore un simile pensiero, pregò la figlia di ricorrere al Signore per ottenerle la guarigione, e la pregò di non parlarle più assolutamente di morte.
242. – La sposa di Cristo, addolorata, cadde in estasi, e supplicò caldamente il Signore di non permettere la morte di sua madre, se prima non avesse saputo che il suo animo era disposto a fare la volontà divina.
Iddio obbedì in certo qual modo alla voce della vergine, poiché la malattia sembrava di quando in quando aggravarsi, ma la morte non osava avvicinarsi. Caterina divenne così mediatrice fra lo stesso Signore e sua madre. Pregava il Signore, perchè non togliesse dal mondo Lapa contro sua voglia, ed esortava la madre, perchè acconsentisse alle disposizioni del Signore. Però, mentre la vergine con le sue preghiere era riuscita fino a un certo punto a legare l’Onnipotenza divina, non era riuscita a piegare con le sue esortazioni l’animo debole della madre. Perciò il Signore disse alla sua sposa: «Dì alla tua mamma, la quale ora non vuol partirsene dal corpo, che verrà tempo in cui domanderà con gran desiderio la morte, e non la potrà avere».
Io, e con me tanti altri, sappiamo che queste parole si sono tanto avverate, che non c’è scusa bastante per nascondere la verità. Piombarono fino alla sua più tarda età, su Lapa, disgrazie da non si dire, e nelle persone e nelle cose, alle quali era tanto attaccata; sicché usava dire a quanti l’ascoltavano: «Ma forse Iddio, o che ha messo l’anima mia nel corpo a traverso, perché non possa uscire? Quanti figliuoli e figliuole, grandi e piccoli mi sono morti! Io sola non posso morire per essere afflitta e straziata da tanti dolori?».
243. – Ritornando al discorso, diremo che Lapa rimase ferma nel suo pensiero, e non si confessava né si dava cura dell’anima.
Il Signore voleva rifulgere nella sua sposa, e le negò quelle cose che avanti, pregatolo, le aveva concesse. Difatti, dopo aver portato per le lunghe la morte di Lapa, permise a un tratto che morisse senza confessione, a fine di mostrare quanto merito godesse al suo cospetto la santa vergine.
Veduta la mamma morta, Caterina alzò gli occhi al cielo, e disse piangendo: «Signore, Dio mio, sono queste le promesse che mi facesti, che nessuno di casa mia sarebbe andato all’inferno? Sono queste le cose che per tua misericordia stabilisti con me, che la mia mamma non l’avresti tolta dal mondo contro sua voglia? Ora vedo che è morta senza i Sacramenti della Chiesa. Per la tua infinita misericordia, ti prego di non permettere che io rimanga defraudata così. Finché avrò vita non andrò via di qui, se prima non mi avrai restituito viva la mia mamma».
A quella morte e a queste parole furono presenti tre donne di Siena, i cui nomi riportiamo più sotto, le quali videro Lapa dare l’ultimo respiro, ne toccarono il cadavere, e avrebbero sbrigato anche le faccende che in simili casi si fanno intorno a un morto, se non avessero voluto aspettare la vergine, che pregava. Come si fermarono coloro che portavano il cadavere alla sepoltura quando il Salvatore toccò la bara, così per ispirazione del medesimo Salvatore, le presenti non mossero nulla, mentre la vergine pregava.
La vergine pregava, e le grida del suo cuore arrivavano nel più alto dei cieli; tutto il suo dolore, in unione ad umili lacrime, che scorrevano in abbondanza, saliva al cospetto dell’Altissimo; non era dunque possibile che non potesse essere esaudita. Infatti il Signore di tutte le misericordie e di tutte le consolazioni, la esaudì. Sotto gli occhi delle tre donne presenti, il corpo di Lapa, in un attimo, cominciò a muoversi, e riavuta l’anima, riprese i movimenti di una persona viva, e visse fino all’età di ottantanove anni in mezzo a tanti dolori originati dalla sopravvenuta povertà, e dalle disgrazie che patì, come per comando del Signore le aveva predetto la figliuola.
244. – Testimoni oculari del miracolo furono Caterina di Ghetto ed Angela di Vannino, ora suore della penitenza di San Domenico, ed anche Lisa, cognata della vergine e nuora di Lapa, le quali sono ancor vive e stanno in Siena. Tutte e tre videro Lapa spirare dopo una grave malattia, che era durata molti giorni, videro il suo corpo esanime, la vergine che pregava, ed udirono chiaramente anche le sue parole, quando disse: «Signore non sono queste le promesse che mi hai fatto»; dopo poco tempo, videro pure il corpo di Lapa nuovamente muoversi, riprendere la vita e fare i soliti movimenti di tutte le membra. Del tempo che poi lei visse, siamo un’infinità a testimoniarlo” (Raimondo da Capua, Santa Caterina da Siena, Legenda maior, nn. 241-244).
Come vedi, ho colto dal tuo quesito l’occasione per portare a conoscenza dei nostri visitatori questo fatto portentoso legato alla preghiera di santa Caterina da Siena.
E anche per ricordare la necessità di disporsi come si deve all’incontro con Dio.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo