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Quesito
Caro don Angelo,
le scrivo dalla Cina per un problema che ormai non mi lascia quasi neanche più dormire né lavorare, né tanto meno vivere serena. Vivo male con rancore, tristezza e mi sento spesso insoddisfatta.
Qui in Cina innanzitutto come sa non ho molte possibilità per vivere la mia fede, le comunità purtroppo offrono poco e a parte la Messa della domenica non ho incontri con la Parola e i fratelli, tenga anche in conto che lavoro a tempo pieno.
Fino a un giorno fa convivevo con il mio ragazzo non credente (anche lui italiano), di affitto pagavo molto poco quindi diciamo che la convivenza era inizialmente derivata dalla convenienza economica. Andavo e vado comunque in chiesa con lui quasi tutte le domeniche, ma purtroppo come lei immagina non basta.
Nonostante la convivenza passata (ho deciso di andarmene perché non ce la faccio a convivere senza aspettative e soprattutto non sto bene a vivere la mia piccola fede in modo mondano) e i sei anni e mezzo passati insieme a lui il nostro rapporto è ancora insicuro, da parte mia c’è la volontà di sposarmi mentre lui non riesce a prendere questa decisione per la vita, dice che a volte lo sente ma non sa se lo pensa per l’idea di perdermi.
Io ho … anni, nel mio cuore ho sempre voluto sposarmi da giovane. Ho sperato in questi anni che fra me e il mio ragazzo succedesse ma non è stato cosi, ho pregato, altri hanno pregato per me ma non è ancora successo. Io non sono mai stata molto costante e mi lascio deprimere facilmente dalle situazioni, riconosco anche che la mia preghiera non è mai stata metodica ma le volte che ho pregato l’ho fatto con il cuore e spesso anche con le lacrime.
Mi sembra di essere in un tunnel nero e non vedo via d’uscita, amo questo ragazzo ma ho paura della sua insicurezza e ho paura di passare i miei anni migliori con la persona sbagliata. Ho anche paura di restare da sola, se penso a lasciarlo mi sento sprofondare nella depressione e nella tristezza, questi ultimi giorni sono orribili per me, anche a lavoro faccio fatica a non far trasparire come sto.
Ho paura di lasciare la persona che amo per la paura di fare uno sbaglio di cui mi pentirò e di cui mi porterà dietro il rimpianto per tutta la vita. Nonostante la convivenza voglio comunque dirle che ha rispettato la mia intimità, e questo come lei sai non è da molti.
Ho deciso di andare a vivere da un’altra parte, almeno risolvo il problema della convivenza, ma non so se continuare a stare con lui.
Il mio cuore sanguina e mi manca l’aria se penso di lasciarlo, anche lui non vuole che io lo lasci ma purtroppo non è ancora in grado di prendere una decisione sul nostro futuro.
Lui non ha la fede e non crede, dice che le mie aspettative sul fatto che lui un giorno possa credere non hanno fondamento. Dice anche che invidia solo chi ce l’ha, ma solo per la sicurezza che ti può dare.
Cosa mi consiglia fare? Parenti e amici, pure qui in Cina, si stanno sposando in continuazione, sembra quasi una congiura e continuare a non pensarci e ignorare tutti ormai mi riesce impossibile.
La ringrazio di cuore.
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. il fidanzamento è il tempo in cui – conservando ancora la propria libertà – ci si impegna a conoscersi, ad amarsi, a frequentarsi per esaminare se sia possibile costruire una vita insieme.
Quando invece si va a convivere in qualche modo si perde la libertà perché c’è un impegno – sebbene non definitivo – di condivisione di vita.
2. Ad esempio, nella convivenza se lui decide di andare con gli amici, lei giustamente dice: perché non posso venire anch’io?
Se stando insieme con gli amici si è attirati dalla simpatia dell’uno o dell’altra e si volesse vedere se è possibile instaurare qualcosa di nuovo, di serio e di ancor più promettente, non è possibile perché ci si sente in qualche modo legati.
3. Se ci si bisticcia – come inevitabilmente accade quando due persone si mettono insieme – non c’è uno spazio per rimanere da soli e ripensare al proprio fidanzamento. Per paura di rimenare soli, si continua ad andare avanti, stentando e trascinandosi dietro una convivenza che diventa sempre più pesante.
Anche quando si è sposati ci si può bisticciare. Ma alle spalle c’è un impegno di vita che si è assunti davanti a Dio e agli altri. Molto spesso ci sono i bisogni dei figli che aiutano superare i personali puntigli. Nel matrimonio si vive l’uno per l’altro in vista di un obiettivo che cementa anche per il futuro: i figli.
Senza dire che per i cristiani c’è la grazia del sacramento che aiuta a superare tante difficoltà.
4. Nella convivenza manca questa forza per stare insieme.
Spesso si va avanti per paura di lasciarsi, di trovarsi soli e col disonore che nasce davanti agli altri.
5. Nella convivenza si è legati da tanti fattori.
Di fatto si è ormai fuori casa e diventa difficile tornare indietro dai propri genitori.
Talvolta si è legati dall’appartamento che si sta condividendo anche nelle spese.
Tengono legati anche i mobili e le vari suppellettili che sono stati comperati insieme…
Andare a vivere da soli, oltre al bisticciare per la divisione dei beni, significa raddoppiare le proprie spese…
6. E così si è tentati di andare avanti negli anni senza esserne convinti e con la paura di prendere decisioni definitive.
Quando finalmente si trova la forza di lasciarsi, ci si accorge che si è sprecato tanto tempo, che si è invecchiati (soprattutto per le ragazze), che si è persa inutilmente tanta felicità, che si ha un bagaglio molto grande di ferite e di paure.
7. Si scopre allora che la legge del Signore di uscire di propria casa solo per il matrimonio è una legge saggia, la più sapiente che possa essere stata escogitata.
È una legge di libertà interiore, di cui ognuno ha bisogno, soprattutto se si tratta di prendere decisioni definitive e impegnative come quella del matrimonio.
8. Adesso per te è arrivata l’occasione di distaccarti dal convivente, perennemente indeciso.
Questo distacco è salutare per tutti e due.
Andare lontano per te è una grazia perché ricuperi la tua libertà, anche se accompagnata da tanta sofferenza. Ti separi da una persona che tuttora ami e per la quale saresti stata decisa di dedicare tutta la tua vita.
9. Forse sarà una grazia anche per lui. Non potrà più approfittare della tua disponibilità.
Sarà messo di fronte alle decisioni che deve prendere.
Sarà forse la volta buona di diventare uomo e una persona sulla quale si possa contare.
Mi auguro anche che sia la volta buona per lui di incontrare Dio e di edificare un matrimonio orientato a qualcosa che duri eternamente.
10. Da questa vicenda esci con la consolazione di essere stata rispettata nella tua intimità.
Il tuo corpo lo devi dare solo a chi condivide il suo con te per sempre, dopo l’impegno definitivo del matrimonio.
Sono certo che nonostante l’errore della convivenza il Signore non ti abbandonerà e che la sofferenza che dovrai affrontare sarà largamente ricompensata.
Ti assicuro la mia preghiera, ti auguro un sereno e santo Natale.
Ti benedico.
Padre Angelo