Questo articolo è disponibile anche in:
Italiano
Quesito
Buonasera, mi scusi il disturbo Padre Angelo.
Oggi sono andato a confessarmi, purtroppo però non ho sentito quel senso di pace e comunione con il Signore, mi sento in colpa e in debito con il Dio per l’aiuto che mi ha dato.
Penso se ho dimenticato qualcosa in confessione, ma non mi viene in mente nulla di particolare… è una brutta sensazione, non mi sento in pace.
Non capisco il perché, potrebbe trattarsi di una tentazione?
So che avevo molto il desiderio di pregare poco fa per sentire la vicinanza con Gesù, ma non ho sentito molto.
Sento dentro una voce che mi dice che sono in colpa e che mi sto illudendo di essere in grazia.
Allora cerco di capire… ho avuto momenti quelli che io chiamo dubbi di peccato, quei casi in cui ci sono magari pensieri che affiorano nella mente che cerchi di respingere ma poi ti lasciano quella sensazione strana che non permette di capire se sono peccati o tentazioni. Io ho riportato un caso di questi e ho co fissato di averne avuto altri di casi simili ma essendo dubbi non mi sono soffermato molto.
Più che altro è stato un periodo in cui sento di aver ricevuto molto e dato poco o comunque non sono soddisfatto e vorrei dare di più.
Non so, secondo lei cosa può essere? Una tentazione?
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. il senso di pace che si prova dopo la confessione sacramentale è senza dubbio una grande consolazione.
Non sempre però viene dato, né è facile procurarselo da se stessi.
2. Il Signore ci chiede di andare avanti con il merito della fede, che è essenzialmente adesione a realtà invisibili e soprannaturali, più che per le consolazioni, che peraltro sono sempre buone e utili
3. Come accennato, la privazione di consolazioni e di particolari emozioni, purché non dipenda da negligenza spirituale, può essere motivo di merito.
Si può prendere tale privazione dalle mani di Dio come giusta pena per i peccati compiuti.
Inoltre può essere offerta a Dio come atto di amore e perché altri la possano godere a profitto della loro conversione.
4. In un libretto di Sant’Alberto Magno, che porta per titolo l’unione con Dio, mi è capitato di leggere quanto segue:
“capitolo 10º: non bisogna preoccuparsi tanto di possedere la devozione attuale e sensibile, quanto di restare uniti a Dio con la volontà.
Non cercate troppo apertamente la devozione attuale, le dolcezze sensibili o le lacrime: abbiate principalmente cura di restare interiormente uniti a Dio con la buona volontà e nella vostra intelligenza.
Niente piace tanto a Dio quanto un’anima purificata dalle tracce, dei fantasmi, dalle immagini delle creature.
Praticate l’abnegazione di voi stessi per seguire unicamente Gesù Cristo vostro Signore e vostro Dio, Egli che fu veramente povero, obbediente, casto, umile e sofferente, e di cui la vita e la morte furono uno scandalo per un gran numero di gente, come insegna il Vangelo (Mt 11,6, !3,57ss)”.
5. Sant’Alberto Magno dice anche: “Agite verso il vostro corpo come se ne foste usciti; pensate costantemente all’eternità che la vostra anima deve possedere in Dio; e dirigete con cura i vostri pensieri verso questo bene unico di cui il Signore ha detto: “una sola cosa è necessaria” (Lc 10,42).
La vostra anima allora sentirà cadere nel suo seno una grande grazia, che l’aiuterà a conquistare la purezza dello spirito e la semplicità del cuore”.
6. Dice anche che lo spogliamento di se stessi di cui parla San Paolo comprende anche la rinuncia a questa consolazione e che proprio per questo viene conferita una invincibile costanza: “Questo bene unico è vicinissimo a noi. Scartate il terrestre e le preoccupazioni di quaggiù, e ben presto sentirete come vi sia facile di attaccarvi esclusivamente al vostro Dio.
Troverete anche nello spogliamento di voi stessi una invincibile costanza in tutto ciò che può succedere.
Così fu per i martiri, i padri della fede, gli eletti, tutti i beati. Essi disprezzarono tutto e non pensarono che a possedere in Dio la sicurezza eterna per la loro anima.
Così armati interiormente, uniti a Dio con la buona volontà, si staccarono da tutto ciò che è di questo mondo, come se la loro anima avesse già abbandonato il loro corpo.
Imparate da questo ciò che può la buona volontà unita a Dio”.
7. Infine, dopo aver detto che è necessario guardare l’uomo esteriore con tanta indifferenza come se non gli appartenesse, conclude: “Voi dovete levare i vostri pensieri verso Dio solo, e fare di lui l’oggetto delle vostre meditazioni, come se nulla esistesse oltre lui.
Una tale unione porterà la gioia e sarà un perfetto principio della vita futura”.
Con l’augurio di saper stare unito a Dio anche senza la consolazione delle emozioni, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo