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Quesito
Dopo la mezzanotte, a capodanno, a casa di amici la conversazione cade sull’accesso all’eucarestia in peccato mortale. Senza entrare nel merito del dibattito su AL, ognuno ha raccontato la sua esperienza.
Tutte queste persone sono cattoliche, e stanno vivendo un cammino di fede.
La prima amica racconta di essere stata sposata ad un uomo divorziato e che durante questo matrimonio (poi naufragato), dato che il marito considerava il suo primo matrimonio come nullo, si accostava normalmente alla Comunione e che questo nutrimento di fatto l’ha avvicinata sempre di più al Signore e alla fede.
Il secondo amico, sposato e con 4 figli, di cui uno seminarista, ha avuto un problema di dipendenza con annessi e connessi (non scendo nei dettagli) alla pornografia. 30 anni di dipendenza. È guarito miracolosamente un paio di anni fa durante un incontro di guarigione e preghiera e di questa guarigione siamo tutti testimoni.
Lui sostiene che nei primi anni di questa dipendenza andava sempre a confessarsi prima di comunicarsi (sempre da preti diversi perchè si vergognava di continuare a dire di cadere nell’errore), e se non era confessato non si comunicava. Secondo la sua esperienza questo atteggiamento innestava un circolo vizioso che non era d’aiuto: pecco, tanto dopo mi confesso. Vedendo però che la dipendenza non si risolveva, aiutato da uno psicoterapeuta, inizia ad affrontare il problema per quello che è, ovvero una patologia. Prende poi l’importante decisione di confessarsi sempre dallo stesso prete, comunicandosi però anche se non era in stato di grazia. Dopo 5-6 anni accade la guarigione, improvvisa che secondo lui è stata una vera propria liberazione da un demone.
La terza persona, mio marito, racconta di avere avuto nel passato una relazione adultera con una donna sposata (prima del nostro fidanzamento) e che in questi cinque anni non si era mai avvicinato alla comunione né alla confessione perché sapeva in cuor suo di essere nell’errore, di non volersene distaccare e quindi rispettava con dolore questa lontananza dal Signore.
Non voglio affatto metterla alla prova raccontando questo episodio che è accaduto realmente due giorni fa.
Ma quest’episodio mi ha scosso.
La conclusione dei miei amici è stata, noi eravamo nel peccato ma nutrendoci con L’Eucarestia siamo guariti.
Io voglio bene ai miei amici, ma ritengo scorretta la loro posizione mentre ritengo che mio marito, pur avendo commesso un peccato grave sia stato per lo meno giusto nell’ammettere con umiltà il suo essere nel peccato.
Nello stesso tempo non posso negare che il Signore non li ha abbandonati e che il loro cammino di fede è sincero.
Ma c’è qualcosa che non mi torna, mi aiuta a discernere?
Un caloroso saluto Manuela
Risposta del sacerdote
Cara Manuela,
1. sono contento per tutte le persone che sono tornate ad una vita di fervore.
Ma certo non si può arguire che proprio da quelle Comunioni fatte senza le dovute disposizioni sia scaturita la scintilla della loro conversione o di un loro avvicinamento al Signore.
Quando studiavo logica nei corsi di filosofia ci insegnavano che dal post hoc, non si può concludere dicendo: ergo propter hoc. In italiano: “è avvenuto dopo questo: dunque a causa di questo!”.
Quando queste persone saranno davanti al buon Dio vedranno finalmente per causa di chi sono state liberate. Forse per le preghiere e i sacrifici di qualche monaca di clausura, di qualche bambino malato, di qualche martire per la fede.
2. Mentre rimane sempre vero quello che ha detto Nostro Signore per bocca di Paolo: “Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.
Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.
È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti” (1 Cor 11,27-20).
Questi tuoi amici hanno concluso troppo in fretta dicendo che a causa delle loro Comunioni si sono avvicinati al Signore.
3. Penso invece a quanto disse la Madonna il 13 luglio 1917 ai tre pastorelli di Fatima: “Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte, specialmente quando farete qualche sacrificio: ‘‘O Gesù, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore immacolato di Maria’!».
E a quanto disse il 19 agosto successivo: “Pregate, pregate molto; e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro”.
Sappiamo tutti con quale eroismo questi bambini vi abbiamo corrisposto!
4. Penso anche a quanto scrisse Pio XII nell’enciclica Mistici Corporis con parole che sembrano eco di quelle della Madonna a Fatima:
“Mistero certamente tremendo, né mai sufficientemente meditato: che cioè la salvezza di molti dipenda dalle preghiere e dalle volontarie mortificazioni, a questo scopo intraprese dalle membra del mistico Corpo di Gesù Cristo, e dalla cooperazione dei Pastori e dei fedeli, specialmente dei padri e delle madri di famiglia, in collaborazione col divin Salvatore” (EE 6, 193)1 .
4. Credo allora che l’unica parola intelligente che questi tuoi amici possano dire sia questa: “Misericordia Domini quia non sumus consumpti” (È per la misericordia di Dio se non siamo periti” (Lamentazioni di Geremia 3,22).
5. Sarebbe bello se essi stessi adesso iniziassero a fare quanto molti hanno fatto nascostamente per loro perché non venissero sferzati dal comune avversario, perché che non cadessero nella malattia o non morissero impenitenti.
Anziché vantarsi di quanto hanno fatto, come se parola di Dio espressa in termini così forti come quella di 1 Cor 11,2-30 non conti nulla, sarebbe meglio che rientrassero in se stessi e si umiliassero davanti a Dio.
Sì, “Misericordia Domini quia non sumus consumpti”.
Perché in virtù delle preghiere e dei sacrifici di molti, forse di molti bambini, sono stati liberati.
5. Onore invece a tuo marito, che nonostante le sue debolezze non ha sfidato la misericordia del Signore.
Si è riconosciuto peccatore.
È rimasto come il pubblicano in fondo al tempio e “fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: «O Dio, abbi pietà di me peccatore»” (Lc 18,13).
6. Tuttavia quanto mi hai scritto mi offre l’occasione per dire che il Papa in nessun modo ha detto che si può fare la Santa Comunione in peccato mortale.
Non l’ha mai detto e non lo dirà mai.
Di questo ne siamo certi.
7. Ugualmente a proposito del sesto comandamento non ha mai detto e non dirà mai che è lecito avere relazioni sessuali fuori del matrimonio.
Cioè non potrà mai dire che è lecita la fornicazione o l’adulterio.
8. Potrà invece dire: questa persona nella sua soggettiva situazione, pur essendo in uno stato oggettivamente contrario al disegno di Dio, tuttavia è pentita e purtroppo non può venirne fuori (perché ad esempio nella nuova unione vi sono dei figli). Cerca però di osservare la legge di Dio ed è risoluta a non commettere peccati gravi (come ad esempio le relazioni sessuali fuori del matrimonio).
Se è così, non vengono posti ostacoli ai Sacramenti, procurando nello stesso tempo di evitare confusione o scandalo presso i fedeli.
Ti ringrazio per quanto mi hai riferito. La vostra conversazione nella notte del primo dell’anno mi ha fornito l’occasione di precisare alcune cose.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo
1 Sono parole che sono eco di quelle dette dalla Madonna ai pastorelli di Fatima.
Il 13 luglio 1917 disse: “Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte, specialmente quando farete qualche sacrificio: ‘‘O Gesù, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore immacolato di Maria’!». A questo punto feci alcune richieste, che non ricordo bene quali furono. Quel che mi ricordo è che la Madonna disse che era necessario recitare il rosario per ottenere le grazie durante l’anno. E continuò: «Sacrificatevi per i peccatori e dite molte volte, specialmente quando farete qualche sacrificio: ‘‘O Gesù, è per vostro amore, per la conversione dei peccatori e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore immacolato di Maria’!» (Lucia racconta Fatima, Queriniana 1977, p. 121).
Il 19 agosto 1917: “Pregate, pregate molto; e fate sacrifici per i peccatori, perché molte anime vanno all’inferno perché non c’è chi si sacrifichi e preghi per loro” (Ib., p. 123).