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Quesito

Caro padre Angelo,
vorrei innanzitutto complimentarmi con lei per la precisione e la benevolenza con cui risponde ad ogni domanda che le viene posta. Sono uno studente universitario di Milano e ho vent’anni. Le scrivo per chiederle, se lo ritiene possibile, un breve confronto con me in merito ad un’esperienza che ho recentemente vissuto. Come lei probabilmente saprà, al termine dell’udienza generale di mercoledì scorso in piazza San Pietro, il Santo Padre si è brevemente intrattenuto con un uomo dai tratti orribilmente sfigurati a causa di una grave malattia alla pelle, dando uno straordinario esempio di amore paterno nei confronti del prossimo, come giustamente compete al Vicario di Cristo. Personalmente sono rimasto estremamente scioccato alla sola vista dell’immagine, al punto che la notte seguente ho faticato a prendere sonno e non ho smesso di pensarci per tutto il giorno successivo. Di questo mi sono un po’ vergognato, dal momento che, come insegna lo stesso Vangelo, è Cristo stesso a nascondersi sotto le spoglie del prossimo, a maggior ragione se quest’ultimo è il più derelitto. Ciò che dunque le voglio chiedere è questo: è "normale", secondo lei, per un cattolico praticante, rimanere così sconvolto alla sola vista di un fratello deforme? Come posso fare per vincere questa "avversione"? La ringrazio in anticipo per la risposta e le assicuro il ricordo nella preghiera. Cordialmente,
AS


Risposta del sacerdote

Carissimo AS,
1. se ciò che è bello attrae, è normale che si abbia una certa repulsione per ciò che stringe il cuore a motivo della sofferenza di alcuni o anche della loro deformazione.
Quanto tu hai provato nel vedere quella persona non è anormale perché oggettivamente certe deformazioni sono semplicemente raccapriccianti.
Non si tratta di disprezzo, ma di sensibilità naturale.

2. Tuttavia siamo chiamati a vincere certe repulsioni.
Chi ha le risorse della fede è aiutato a vedere in quei corpi la ripresentazione di Gesù sofferente.
Attraverso quei corpi, diventati per il Battesimo tempio dello Spirito Santo o che comunque sono chiamati a diventare tempio dello Spirito Santo, vediamo Gesù Cristo che continua nella nostra carne umana la sua passione per la vita del mondo.
Il Papa, con quello che ha fatto, ha dato dunque una bella testimonianza.

3. Ma venendo a te e a tanti altri che possono trovarsi nelle tue stesse condizioni che dire?
Ti presento due testimoniane: quella di san Francesco e quella di santa Caterina da Siena.
Nella vita di san Francesco scritta da Tommaso da Celano ci viene descritto il moto di rifiuto e di repulsione che San Francesco ebbe incontrando un lebbroso e come lo vinse.
Si legge: “Un giorno, mentre andava a cavallo nella pianura che si stende ai piedi di Assisi, si imbatté in un lebbroso. Quell’incontro inaspettato lo riempì di orrore. Ma, ripensando al proposito di perfezione, già concepito nella sua mente, e riflettendo che, se voleva diventare cavaliere di Cristo, doveva prima di tutto vincere se stesso, scese da cavallo e corse ad abbracciare il lebbroso e, mentre questi stendeva la mano come per ricevere l’elemosina, gli porse del denaro e lo baciò.
Subito risali a cavallo; ma, per quanto si volgesse a guardare da ogni parte e sebbene la campagna si stendesse libera tutt’intorno, non vide più in alcun modo quel lebbroso.
Perciò, colmo di meraviglia e di gioia, incominciò a cantare devotamente le lodi del Signore, proponendosi, da allora in poi, di elevarsi a cose sempre maggiori” (Fioretti francescani 1034).

4. Come vedi, ho voluto mettere in corsivo l’espressione “se voleva diventare cavaliere di Cristo, doveva prima di tutto vincere se stesso”.
Questo vale per tutti, in qualsiasi ambito della vita.
Se vogliamo andare avanti ed essere efficaci nella vigna del Signore è necessario anzitutto vincere se stessi.
La vittoria sulle  tentazioni, inoltre, provoca sempre una grandissima gioia.

5. Ed ecco adesso l’altra testimonianza, quella di Santa Caterina da Siena. Nella sua vita si legge qualcosa di analogo, anzi, di ancor più ributtante e che, proprio per questo, non descrivo.
Riferisco solo quello che provò dopo aver vinto se stessa facendo qualcosa di simile a quello che aveva fatto San Francesco.
Scrive il beato Raimondo da Capua, suo biografo, confessore e poi Maestro generale dell’Ordine domenicano:
“dopo quest’ultima vittoria, la notte seguente, mentre lei se ne stava in preghiera, le apparve il Salvatore e Signore Gesù Cristo, con impresse nel corpo le cinque santissime piaghe, che una volta sopportò crocifisso per la nostra salute, e le disse: «Diletta mia, tante battaglie hai combattuto per amor mio, e tutte con l’aiuto mio, fino a qui, le hai vinte. Per questo mi sei divenuta grata e accetta.
Ieri, mi piacesti in modo speciale, perchè non solo disprezzasti le lusinghe del corpo, non solo non ti curasti delle supposizioni della gente, e superasti le tentazioni del nemico, ma perchè, annientando la natura del tuo corpo per l’ardore della mia carità, bevesti con allegrezza quella stomachevole bevanda. Io, dunque, ti dico: poiché con quell’atto hai superato la tua natura, io ti darò una bevanda che supera ogni natura e consuetudine umana».
E ponendo la mano destra sul collo virgineo di lei e accostandosela alla piaga del proprio costato, le sussurrò: «Bevi, o figliuola, la bevanda del mio costato, con la quale l’anima tua si riempirà di una tale dolcezza, che ne risentirà mirabilmente anche il corpo, che per me disprezzasti».
E lei, a ritrovarsi vicina a quel modo alla sorgente della fonte della vita, mise sopra alla santissima ferita le labbra del corpo, ma molto più quelle dell’anima, e bevve a lungo con avidità e abbondanza una bevanda ineffabile ed inesplicabile.
Finalmente, ad un cenno del Signore, si staccò da quella fonte, sazia e insieme assetata. Ma una simile sazietà non le generava noia, né pena la sete” (Raimondo da Capua, S. Caterina da Siena, Legenda maior, n.163).

6. Santa Caterina è diventata grata al Signore perché ha vinto tutte le battaglie.
Rinfrancata da tutte le vittorie precedenti, aveva acquisito la forza di superare anche l’ultima.
E il Signore l’ha ricompensata donandole un’esperienza di dolcezza e di sazietà interiore (che il beato Raimondo descriverà più avanti) che non era di questo mondo.

7. A tutti noi il Signore mette davanti situazioni in cui siamo chiamati a superare noi stessi per poter essere colmi di gioia e della sua presenza.
Il mancato superamento di queste situazioni a motivo delle nostre impazienze o dei nostri limiti è fonte di disagio, di dispiacere e soprattutto di rincrescimento per non aver voluto cogliere l’occasione che il Signore ci aveva offerto.

Ti auguro di essere come Santa Caterina: di vincere tutte le battaglie, di riportare sempre vittoria su te stesso e così essere gradito e accetto al Signore.
Per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo