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Quesito
Caro Padre Angelo,
le scrivo in merito al fatto della possibilità di ricevere la Santa Comunione in peccato mortale, nello specifico dopo quelli attuati da solo contro il VI comandamento: la masturbazione.
Fin dall’adolescenza mi sono ritrovato via via sempre più schiavo di questo genere di peccato e per questo motivo, su mia iniziativa, non ho più ricevuto la Santa Comunione se non in rare occasioni dopo essermi confessato. E dire che quando chiedevo ad amici o anche preti in merito a questa tematica mi sentivo dire che potevo farla a patto che facessi il proposito di confessarmi al più presto. Non ho ascoltato questi consigli se non in due occasioni, una dopo le parole di un prete e una dopo aver visto un amico che riceveva Gesù pur avendo compiuto questi atti (me lo aveva detto in un discorso poco tempo prima e nel mentre non si era confessato). Per la cronaca quella volta in particolare sentii dentro di me proprio l’assenza più totale di Dio, solo così posso descrivere ciò che provai: il nulla, il deserto, la desolazione.
Bene, ora ho 30 e passa anni e sto cercando di debellare una volta per tutte la masturbazione dalla mia vita. Sono costante nella confessione, nella messa e Comunione. Recito tutti i giorni da quasi due anni il Santo Rosario e ogni tanto qualche novena. Recito le preghiere della sera e la mattina. Come riscontro ho avuto anche più mesi senza compiere questo atto e quando la tentazione faceva capolino io mi dicevo che sceglievo Dio e poi pensavo al volto della Madonna, la nostra mamma celeste.
Arriviamo al dunque.
Mi sto affidando ad un sacerdote sia in confessionale sia in incontri mensili per la guida spirituale e sto cercando di capire se questo potrebbe essere il mio padre spirituale “ufficiale”.
Mi trovo abbastanza bene però mi dice sull’argomento della sessualità che nel mio caso per rafforzarmi devo, anche se dovessi cadere prima della successiva confessione (se dovessi cadere non troppe volte) fare la Comunione. Una volta ho seguito il suo suggerimento ma che è successo? Che dopo la comunione sono ricaduto ancora tantissime volte prima della confessione e di rafforzato non ho sentito un bel niente. Allora al successivo incontro gli ho detto che della mia anima avrei dovuto rendere conto di persona a Dio (infatti mi aveva detto che mi dava lui il permesso di fare così) e lui mi ha detto che avrei dovuto anche rendere conto del fatto che rinunciando al suo consiglio, sbagliando, avrei reso conto anche di quello………….
Ho letto cosa dice il catechismo della chiesa cattolica e io vorrei seguire quello: “chi è consapevole di aver commesso un peccato grave deve ricevere il sacramento della riconciliazione prima di accedere alla comunione”.
Quindi che faccio? Lascio perdere questo sacerdote? Sono anche devoto di Padre Pio di cui mi reputo figlio spirituale avendo raccolto la promessa strappata al Padre dal suo confratello Padre Modestino e Padre Pio giustamente non transigeva su questi peccati.
La ringrazio anticipatamente per la sua risposta,
che Dio la benedica,
con affetto,
Alessandro
Risposta del sacerdote
Caro Alessandro,
mi dispiace molto di averti fatto attendere così tanto. Ma il numero delle mail che mi arrivano non mi permette di rispondere a tutti in maniera pronta, come sarebbe giusto fare.
La tua testimonianza è molto significativa.
Di essa desidero toccare tre punti in particolare.
1. Il primo, hai provato fin dall’adolescenza a commettere atti impuri.
Sorvolare sulle cadute degli adolescenti non è efficace, perché in tal modo viene rafforzata la dipendenza dal vizio e chissà se riusciranno a sradicarlo dalla loro vita.
Valgono anche per gli adolescenti le parole della Sacra Scrittura: “Non regni più dunque il peccato nel vostro corpo mortale, sì da sottomettervi ai suoi desideri” (Rm 6,12).
Solo ciò che è vero è anche pastoralmente buono, efficace e utile.
Senza drammatizzare, gli adolescenti che cadono nell’impurità devono essere condotti con l’aiuto della grazia a vivere nella purezza.
2. Il secondo punto: hai resistito ai consigli sbagliati di chi ti diceva di fare la S. Comunione ugualmente.
Ma hai ceduto in due occasioni dietro suggerimento (purtroppo) di un prete e anche di alcuni amici. L’hai fatto col proposito di confessarti dopo la Comunione.
E poi mi scrivi: “Per la cronaca quella volta in particolare sentii dentro di me proprio l’assenza più totale di Dio, solo così posso descrivere ciò che provai: il nulla, il deserto, la desolazione”.
Ti ringrazio per avermi dato questa testimonianza che è la più vera.
“Dio non entra in un’anima inquinata dal peccato” (Sap 1,4).
Quelle due volte il Signore non è entrato in te, non l’hai sentito. Anzi ha provato “il nulla, il deserto, la desolazione”.
3. Dio ha detto per bocca di San Paolo: “Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.
Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna. È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti” (1 Cor 11,27-30).
“Sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore”. È un’espressione simile a quella di “reus maiestatis” (reo di lesa maestà) per la quale in antico si riceveva la pena di morte.
È per questo che san Paolo dice: “mangia e bene la propria condanna” e che talvolta questo grave peccato si manifesta anche attraverso segni esterni: “È per questo che tra voi ci sono molti ammalati e infermi, e un buon numero sono morti”.
4. Mi viene da dire: ma i preti che dicono di fare la Comunione lo stesso anche se si è in peccato grave ma col proposito di confessarsi in seguito, non sanno che le persone che ascoltano i loro consigli provano “il nulla, il deserto, la desolazione”?
Non sanno che quello che propongono è la strada più sicura per abbandonare anche la pratica religiosa, perché quando si smette di “gustare la buona parola di Dio e le meraviglie del mondo futuro” (Eb 6,5) la pratica religiosa diventa arida, insignificante, solo un dovere, una formalità?
5. Quando si è in grazia e si fa la Santa Comunione “si gustano le meraviglie del mondo futuro”.
Si sperimenta allora quanto siano vere le parole del salmo 23,1: “Il Signore mi governa e non mi farà mai mancare di nulla; mi ha collocato in un luogo di abbondante pascolo” (è la traduzione dal latino. La traduzione della Cei: “Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. Su pascoli erbosi mi fa riposare”).
6. La terza cosa che voglio dire è in riferimento al tuo attuale confessore, che ti vuole persuadere della bontà di ciò che tu stesso hai sperimentato essere devastante.
Mi dici che dopo quel “salutare” consiglio sei caduto tantissime altre volte e non ti sei sentito rafforzare in nulla.
E che dopo avergli detto che quel consiglio non lo volevi più seguire perché ti conduceva solo al peggio e che un giorno avresti dovuto risponderne davanti a Dio, è giunto a dire che dovrai rispondere proprio del fatto di non averlo ascoltato.
Non ti pare il colmo?
Bisogna ascoltare i consigli del confessore. Ma se questi consigli sono contro la legge di Dio, non si possono ascoltare! Il confessore non è infallibile.
Dicendoti quello che ti ha detto non si comporta da ministro leale di Gesù Cristo perché deve essere fedele all’insegnamento del Signore: “Perciò chiunque mangia il pane o beve al calice del Signore in modo indegno, sarà colpevole verso il corpo e il sangue del Signore.
Ciascuno, dunque, esamini se stesso e poi mangi del pane e beva dal calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna” (1 Cor 11,2-29).
7. Mi hai citato un passo del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Lo ripropongo per intero:
“«Prendete e mangiatene tutti»: la Comunione
n. 1384 Il Signore ci rivolge un invito pressante a riceverlo nel sacramento dell’Eucaristia: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la Carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo Sangue, non avrete in voi la vita» (Gv 6,53).
n. 1385: Per rispondere a questo invito dobbiamo prepararci a questo momento così grande e così santo. San Paolo esorta a un esame di coscienza: «Chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del Corpo e del Sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il Corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1 Cor 11,27-29).
Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della Riconciliazione prima di accedere alla Comunione”.
8. Citando questo passo, Giovanni Paolo II ha affermato: “Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, «si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale” (Ecclesia de Eucharistia 36).
Il Papa si richiama poi a un passo di San Giovanni Crisostomo, il quale “con la forza della sua eloquenza, esortava i fedeli: «Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta.
Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi».
Quello che tu hai provato dopo quelle Comunione mal fatte è la conferma più esauriente di quanto diceva San Giovanni Crisostomo.
9. Mi dici che sei devoto di Padre Pio.
Ebbene, ti dico con tutte le mie forze di seguire l’insegnamento e il modo di fare di Padre Pio.
La Chiesa l’ha canonizzato presentandolo non solo come esempio di virtù, ma anche come modello di comportamento per i sacerdoti nella pastorale della confessione sacramentale.
Puoi tenerti l’attuale confessore, ma a patto che ti permetta di confessare i tuoi peccati e che non ti dica di far la Santa Comunione ugualmente anche se non hai confessato prima i peccati gravi.
Devi obbedire prima a Dio, che parla attraverso la Sacra Scrittura, attraverso il Magistero della Chiesa e anche attraverso la tua coscienza, che per ora – grazie a Dio – resiste ai tentativi di deformazione.
Ti ringrazio di questa testimonianza, ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo