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Quesito
Caro Padre Angelo,
sono un ragazzo.
Le scrivo perché avevo bisogno di alcune risposte ad alcuni quesiti riguardo al nostro futuro nemico…..ovvero l’anticristo escatologico colui che porterà alla rovina tutta l’umanità!
Vedendo ciò che sta accadendo nel mondo e ricordando le parole di nostro Signore Gesù, temo che siamo realmente vicini a quei giorni e quindi quello che volevo chiederle è questo…. l’anticristo sarà un uomo in carne ed ossa?
Cosa sarà il marchio che saremo obbligati a portare sulla mano destra o sulla fronte?
Se un uomo o una donna dovesse perire perché si rifiuta di adorare la statua della bestia o perché non porta il suo marchio, quindi rimarrebbe fedele al Signore, questa persona merita il paradiso per questo suo sacrificio anche se magari è in peccato mortale?
Attendo una sua risposta ed intanto colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti!
Grazie.
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. Con il termine Anticristo si designa l’avversario diretto di Cristo nella storia.
Il vocabolo
si trova soltanto nelle Lettere di Giovanni (1 Gv 2,18-22; 4,3; 2 Gv 7).
Gli interpreti (esegeti) dicono che questa figura era abbastanza familiare nella prima comunità cristiana.
San Giovanni lo vede già arrivato nelle eresie del suo tempo.
La Chiesa minacciata dagli eretici è la chiesa minacciata dall’anticristo.
Sotto questo aspetto l’anticristo è sempre presente nella storia della Chiesa.
2. In San Paolo invece assume un carattere personale.
La prestigiosa Bibbia di Gerusalemme commentando: “Colui che si contrappone e s’innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio” (2 Ts 2,4) dice: “Colui che si contrappone: l’apostasia sarà causata da un personaggio che porta tre nomi e si presenta come il grande nemico di Dio.
È l’empio per eccellenza, alla lettera «l’uomo dell’empietà»; l’essere destinato a «perdersi», alla lettera «il figlio della perdizione»; l’avversario di Dio, descritto qui in termini che si ispirano a Dn 11,36 (dove si tratta di Antioco Epifane).
Nella tradizione cristiana, influenzata da Daniele, questo avversario riceverà il nome di anticristo (cf. l Gv 2,18; 4,3; 2 Gv 7).
Appare come un essere personale, che si rivelerà alla fine dei tempi (mentre satana, di cui è lo strumento, agisce da ora nel «mistero»), esercitando contro i credenti un potere persecutorio e seduttore (Mt 24,24; Ap 13,1-8), per l’ultima grande prova cui metterà fine il ritorno del Cristo”.
3. Il marchio di cui parli è menzionato per la prima volta in Ap 13,16-17 dove si legge: “Essa (la bestia, l’anticristo) fa sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e schiavi, ricevano un marchio sulla mano destra o sulla fronte, e che nessuno possa comprare o vendere senza avere tale marchio, cioè il nome della bestia o il numero del suo nome”.
Gli antichi pagani portavano impresso sulla fronte o sulla mano il nome o il simbolo della divinità alla quale si consacravano.
In che cosa consista questo marchio alla fine dei tempi per ora non è dato saperlo.
In ogni caso però mentre gli uni portano il sigillo della bestia, i cristiani portano il sigillo di Gesù Cristo, secondo quanto si legge in Ap 7,3: “Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».
Potrebbe trattarsi di un marchio o sigillo spirituale, dal momento che in 2 Tm 2,19 si legge “Il Signore conosce quelli che sono suoi”.
Sta a significare che il Signore ha riconoscere e proteggere quelli che sono suoi.
4. Il testo vuol dire che i cristiani saranno dichiarati fuori legge e che saranno loro negati i diritti più naturali.
Lattanzio riferisce che Diocleziano fece un editto in cui si proibiva ai cristiani di vendere o di comprare se prima non avessero sacrificato agli dei (De mortibus persecutorum, 15).
5. Scrivi: “Vedendo ciò che sta accadendo nel mondo e ricordando le parole di nostro Signore Gesù, temo che siamo realmente vicini a quei giorni”.
Tutte le epoche della storia della Chiesa sono state tormentate.
In tutte le epoche si è stati portati a dire: “sì, ma mai come oggi…”.
Se confrontiamo la nostra epoca con le altre possiamo dire che secondo alcuni aspetti stiamo meglio e secondo altri stiamo peggio.
Pertanto conviene stare fuori da ogni millenarismo (siamo arrivati alla fine), ben sapendo che ognuno di noi può presentarsi al rendiconto finale in qualsiasi momento e prima della fine del mondo.
Sicché valgono per tutti le parole del Signore: “Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo” (Lc 21,36).
6. Infine domandi: “Se un uomo o una donna dovesse perire perché si rifiuta di adorare la statua della bestia o perché non porta il suo marchio, quindi rimarrebbe fedele al Signore, questa persona merita il paradiso per questo suo sacrificio anche se magari è in peccato mortale?”
La risposta è sì perché accettando di morire per Cristo di fatto si emette un grande atto di carità che toglie ogni peccato mortale e fa entrare direttamente in Paradiso.
È noto infatti che per la beatificazione dei martiri la Chiesa non attua un processo per verificare se il martire abbia esercitato le virtù cristiane in grado eroico, come fa per tutti gli altri.
Ma verifica solo se è morto per Cristo o per una virtù cristiana, anche se in quel momento viveva in peccato mortale o, peggio ancora, in uno stato oggettivo di peccato grave. E lo proclama beato.
Per questo con Papa Innocenzo III la Chiesa dice che “fa ingiuria al martire chi prega per il martire” (De Contemptu mundi, 3, X, 41, 6).
Ti ringrazio per i quesiti che mi hai posto, ti ricordo al Signore perché tu porti sempre davanti al mondo il sigillo di appartenenza a Cristo e ti benedico.
Padre Angelo