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Trascriviamo il contenuto di una email pervenuta al nostro sito e la relativa risposta di Padre Angelo.

Caro Padre Angelo,
mi piacerebbe molto avere un suo parere autorevole sul rapporto fra Dio e il male.
Si sente dire spesso: perchè Dio non ferma il male? Perché permette la sofferenza? Perchè Dio non ferma i malvagi? Mi pare che, riassumendo molto, le possibili risposte siano due: o vuole farlo ma non può, o può farlo ma non vuole. La prima risposta porta a concludere che allora non è Onnipotente, la seconda porta a pensare che allora non è Misericordioso (quale Dio, potendolo evitare, lascia soffrire le sue creature?). Dato che un Dio non misericordioso è in totale contrasto con la Rivelazione, mi sono chiesto: possibile allora che non sia Onnipotente? Non sarebbe ciò in contrasto col Magistero? Indagando dunque in tal senso, ho scoperto alcuni elementi di grande interesse.
Tanto per cominciare, il termine “onnipotente”, riferito a Dio, compare pochissime volte nel Nuovo Testamento: 11 in tutto, di cui una sola nei Vangeli (il Magnificat), una nelle lettere apostoliche, e ben nove nell’Apocalisse. Di queste 11 citazioni, poi, in almeno 4 o 5 casi si tratta di passi riconducibili all’AT. Di contro, i termini “misericordia”, “misericordioso”, “amore”, compaiono nel NT ben 131 volte (!).
Inoltre, nei Vangeli le manifestazioni di potenza sembrano avere più carattere diabolico, o quantomeno equivoco, e Gesù spesso le rifiuta: si pensi, per esempio, alle tentazioni di Cristo, oppure alla richiesta dei capi giudei nel momento del Calvario (“Scendi dalla croce….”). Quando Gesù guarisce un ammalato, lo fa più che altro per far credere alla Sua missione spirituale; in particolare , più volte zittisce il demonio che viene scacciato da una persona perchè questi vuole rivelare la vera natura di Cristo (“Tu sei il Figlio di Dio…”).
Mi è stato spiegato, inoltre, che il termine greco del Credo (Pantocrator, mi sembra) tradotto in italiano con “Onnipotente”, in realtà significa l’”unico, il solo “: non Dio Onnipotente, dunque, ma l’Unico Dio.
Persino il Catechismo della Chiesa Cattolica commentando quel passo del Credo, afferma:”…Dio Padre ha rivelato nel modo più misterioso la sua onnipotenza nel volontario abbassamento e nella Risurrezione del Figlio suo, per mezzo del quale ha vinto il male”(272, pag. 85).

Alla luce di tutti questi elementi, la mia (provvisoria) conclusione è questa: Dio, creando, il mondo e l’uomo, ha accettato una realtà esterna a sè, con una sua volontà propria, libera, indipendente. In un certo senso, Dio, creando per amore, ha rinunciato alla sua autosufficienza trinitaria: ha, in un certo qual modo, diminuito la sua onnipotenza. Volendo una realtà libera esterna a sè, ha accettato il fatto che non può più intervenire su essa: se essa, in qualche modo, sceglie il male, non glielo può impedire, neppure volendolo. Si noti bene che questa impossibilità si configura non come un’autolimitazione volontaria (Dio potrebbe intervenire, ma rispetta la libertà umana): Dio, infatti, non potrebbe più intervenire neppure in teoria, nemmeno se lo volesse davvero! Il dramma della croce è anche il dramma di un Dio che non può in nessun modo costringere l’uomo ad amare, pur desiderando ciò ardentemente.
Uno schema simile vale anche per la natura: chiedere a Dio di impedire i disastri naturali, è come chiedere un cerchio quadrato: semplicemente non può farlo.
La sofferenza, poi, non è opera di Dio: le malattie sono come dei guasti nel corpo umano, causati dalla nostra caducità. Quando una macchina vuole guastarsi, si guasta: ma a nessuno verrebbe in mente di incolparne Dio.
Tanto nella natura, quanto nell’uomo, Dio può semmai intervenire per far accadere qualcosa di positivo, non per evitare qualcosa di negativo. Nel caso umano, tuttavia, l’intervento divino è subordinato alla nostra volontà.
Forse dobbiamo rivedere il nostro concetto di Onnipotenza Divina. E chiedersi se è più facile credere a un Dio Onnipotente che non ci ama, o a un Dio che ci ama ma non è onnipotente.
Emanuel


Risposta del sacerdote.

Carissimo Emanuel,
ti rispondo per punti.

  1. Pantocrator non significa Unico Dio, ma onnipotente, sovrano dell’universo, dominatore universale.
    Così si esprime il dizionario base del Nuovo Testamento. Ma questo è anche il significato letterale delle due parole greche congiunte in pantocrator.
    Inoltre non è corretto andare a vedere quante volte è usato questo termine nel Nuovo Testamento per metterne in discussione il significato. Basterebbe che venisse citato anche una volta sola per avere tutto il suo valore.
    Inoltre, sebbene, non venga usato il termine, Gesù si manifesta pantocrator e cioè onnipotente in moltissime occasioni: comanda al mare, ai venti, guarisce all’istante una persona, risuscita i morti, risuscita se stesso. Non ti basta?
    Ancora: il fatto che il termine sia spesso usato nell’Antico testamento non significa affatto che sia stato superato! Anzi.

  2. Ma poi non si può dire che nel Nuovo Testamento prevale la misericordia di Dio sul concetto di onnipotenza. Perché la misericordia di Dio è una forma splendida della sua onnipotenza.
    Potrei poi dire che Gesù ha manifestato la sua onnipotenza in ogni sua azione, anche quando usa misericordia ed è passivo di fronte ad ogni sorta di accanimento contro la sua vita.
    La liturgia della Chiesa nella colletta della domenica 26° del tempo ordinario, dice: “O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono”.
    San Tommaso d’Aquino non teme di affermare che la remissione dei peccato è un’opera più grande della creazione del mondo: perché la prima termina ad un bene corruttibile, la seconda ad un bene incorruttibile ed eterno: la santità e la gloria del Paradiso.
    Ma proprio nel colmo della sua debolezza, Cristo garantisce il massimo della sua potenza: “E io quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32).
    S. Agostino, a proposito della permissione del male, dice che “Dio essendo sommamente buono, non permetterebbe in alcun modo che nelle sue opere ci fosse il male se non fosse così potente e buono da trarre il bene anche dal male” (Enchir. 11).

  3. Dio è onnipotente, caro Emanuel, anche in teoria: non ti basta che con una parola abbia creato il cielo e la terra?
    Il fatto che abbia creato degli esseri dotati di libertà non sminuisce l’onnipotenza divina, anzi la esalta.
    Tu scrivi: “Volendo una realtà libera esterna a sè, ha accettato il fatto che non può più intervenire su essa: se essa, in qualche modo, sceglie il male, non glielo può impedire, neppure volendolo. Si noti bene che questa impossibilità si configura non come un’autolimitazione volontaria (Dio potrebbe intervenire, ma rispetta la libertà umana): Dio, infatti, non potrebbe più intervenire neppure in teoria, nemmeno se lo volesse davvero!”. Queste espressioni tolgono l’onnipotenza a Dio, sicché Dio non sarebbe più Dio, per darla in definitiva alle creature: se possono addirittura limitare l’onnipotenza divina!
    Ci conviene, piuttosto, di fronte a realtà misteriose, adorare i disegni di Dio, dicendo che per noi sono imperscrutabili. Ma siamo certi che tutto viene piegato a mostrare la sua gloria e il suo amore.

  4. Ti trascrivo infine quanto il Catechismo della Chiesa Cattolica, che tu stesso citi, afferma sull’onnipotenza divina.
    “Di tutti gli attributi divini, nel Simbolo si nomina soltanto l’onnipotenza di Dio: confessarla è di grande importanza per la nostra vita. Noi crediamo che tale onnipotenza è universale, perché Dio, che tutto ha creato, tutto governa e tutto può”.
    Soggiunge poi che l’ onnipotenza di Dio è “amante, perché Dio è nostro Padre”.
    È “misteriosa, perché la fede soltanto la può riconoscere allorché «si manifesta nella debolezza» (2 Cor 12,9).
    Nel n. 269 spiega perché è universale: «Egli opera tutto ciò che vuole» (Sal 115,3): “Le Sacre Scritture affermano a più riprese la potenza universale di Dio. Egli è detto «il Potente di Giacobbe» (Gen 49,24; Is 1,24), «il Signore degli eserciti», «il Forte, il Potente» (Sal 24,8-10). Se Dio è onnipotente «in cielo e sulla terra» (Sal 135,6), è perché lui stesso li ha fatti. Nulla quindi gli è impossibile e dispone della sua opera come gli piace; egli è il Signore dell’universo, di cui ha fissato l’ordine che rimane a lui interamente sottoposto e disponibile; egli è il Padrone della storia: muove i cuori e guida gli avvenimenti secondo il suo beneplacito. «Prevalere con la forza ti è sempre possibile; chi potrà opporsi al potere del tuo braccio?» (Sap 11,21)”.
    Nel n. 270 spiega perché è amante: «Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi» (Sap 11,23). “Dio è il Padre onnipotente. La sua paternità e la sua potenza si illuminano a vicenda. Infatti, egli mostra la sua onnipotenza paterna nel modo in cui si prende cura dei nostri bisogni; attraverso l’adozione filiale che ci dona (sarò per voi come un padre, e voi mi sarete come figli e figlie, dice il Signore onnipotente: 2 Cor 6,18); infine attraverso la sua infinita misericordia, dal momento che egli manifesta al massimo grado la sua potenza perdonando liberamente i peccati”.
    Nei nn. 272-274 spiega perché è misteriosa “Il mistero dell’apparente impotenza di Dio”. “La fede in Dio Padre onnipotente può essere messa alla prova dall’esperienza del male e della sofferenza. Talvolta Dio può sembrare assente ed incapace di impedire il male. Ora, Dio Padre ha rivelato nel modo più misterioso la sua onnipotenza nel volontario abbassamento e nella Risurrezione del Figlio suo, per mezzo dei quali ha vinto il male. Cristo crocifisso è quindi «potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini» (1 Cor 1,24-25). Nella Risurrezione e nella esaltazione di Cristo il Padre ha dispiegato « l’efficacia della sua forza» e ha manifestato «la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti» (Ef 1,19-22)”.
    “Soltanto la fede può aderire alle vie misteriose dell’onnipotenza di Dio. Per questa fede, ci si gloria delle proprie debolezze per attirare su di sé la potenza di Cristo. Di questa fede il supremo modello è la Vergine Maria: ella ha creduto che «nulla è impossibile a Dio» (Lc 1,37) e ha potuto magnificare il Signore: «Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome» (Lc 1,49)”.
    «La ferma persuasione dell’onnipotenza divina vale più di ogni altra cosa a corroborare in noi il doveroso sentimento della fede e della speranza. La nostra ragione, conquistata dall’idea della divina onnipotenza, assentirà, senza più dubitare, a qualunque cosa sia necessario credere, per quanto possa essere grande e meravigliosa o superiore alle leggi e all’ordine della natura. Anzi, quanto più sublimi saranno le verità da Dio rivelate, tanto più agevolmente riterrà di dovervi assentire».
    Dopo affermazioni così autorevoli, non ci rimane che dire con Sant’Agostino: “Roma locuta, causa finita” (Roma ha parlato, la discussione è finita).

Ti ringrazio, Emanuel, per aver avuto fiducia in noi.
Anche se non abbiamo potuto seguirti in tutto nelle tue riflessioni, tuttavia ci complimentiamo con la tua voglia di riflessione.
Intanto ti saluto, ti seguo con le mie preghiere e ti benedico.
Padre Angelo