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Quesito

Buonasera Padre Angelo
Torno a disturbarla per farle due domande.
La prima riguarda i talenti: Dio li distribuisce come vuole, arbitrariamente, consapevole che Chi li riceve potrebbe usarli in maniera indegna, con altri invece è parco e morigerato, come mai?
La seconda riguarda la vocazione. Dio ha un progetto su ognuno di noi, una vocazione, chi alla vita consacrata e chi al matrimonio.
Si può rifiutare?
Il mio confessore partendo da Matteo 19 dice che queste sono le uniche due strade e che Dio (che è presente, né passato e né Futuro) sa quale sarà la nostra scelta. Già questo per me è strano ed inquietante.
Giovanni Paolo II, se non sbaglio nell’85, in un’enciclica ha affermato che tutti possono determinare il loro destino come vogliono.
Qual è la verità? Insomma l’uomo è veramente libero oppure la libertà è un’invenzione, un qualcosa di cui possono disporre in pochi?
Grazie
Pietro


Risposta del sacerdote

Caro Pietro,
1. nella parabola evangelica sui talenti si legge: “Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì” (Mt 25,14-15).
Come vedi non è del tutto arbitraria la distribuzione dei talenti perché viene detto che vengono distribuiti “secondo le capacità di ciascuno”.

2. Se i talenti vengono intesi come le capacità dei singoli, allora queste capacità sono intrinseche e immanenti a ciascuno, e cioè non vengono dall’esterno, ma da quello che una persona è nella sua natura e nella sue disposizioni.
Perché poi il Signore abbia disposto che uno sia disposto in una maniera e un altro in un’altra per noi è impossibile saperlo. Viene da dire con Sant’Agostino: “Noli iudicare si non vis errare” (non dare una risposta se non vuoi sbagliare).

3. Lo stesso discorso vale anche per la vocazione, chiamata anche “progetto di Dio”.
Questo progetto non è estrinseco alle disposizioni del singolo, ma si conosce proprio attraverso di esse.
Ora il Signore, donando a tutti un corpo sessuato, come prima disposizione inclina tutte le persone al matrimonio.
Questo rientra nel suo progetto e questa vocazione permane, anche se sopra di essa  ve ne saranno delle altre.
È la prima e nativa vocazione.

4. Se la vocazione o progetto di Dio risulta dalle disposizioni, dalle aspirazioni e dalle attitudini dei singoli, può emergere anche la presenza di un’altra vocazione: quella al sacerdozio o alla vita consacrata.
Questa nuova vocazione non annienta la precedente, ma la realizza in modo più alto e più ampio.
L’integrazione che la persona riceve normalmente attraverso un altro coniuge nel matrimonio qui la si riceve direttamente dal Signore.
E la disposizione alla procreazione viene attuata cooperando con Dio nella generazione di una moltitudine di fratelli in Cristo mediante la grazia.

5. Dinanzi a queste due vocazioni (matrimonio e consacrazione) nessuno è costretto.
Perché per vari motivi – anche gravi – uno potrebbe scegliere di non sposarsi e di dedicare tutta la sua vita a Dio in altro modo, proprio “secondo le capacità di ciascuno”.
Ugualmente il Signore non pone il sacerdozio come una costrizione.
Al giovane ricco, che aveva le inclinazioni per consacrarsi totalmente al Signore, Gesù dice: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». Udita questa parola, il giovane se ne andò, triste; possedeva infatti molte ricchezze” (Mt 19,21-22).
Come vedi, il Signore gli ha detto se vuoi.
La risposta rimane sempre un atto di amore.
Non ci sarebbe amore se non vi fosse libertà.

6. Dio conosce in anticipo la nostra scelta, la conosce da tutta l’eternità.
Ciò non di meno la nostra scelta rimane perfettamente libera perché prescienza e predeterminazione non si identificano.

7. Mi dici che questo pensiero ti inquieta.
Perché dovrebbe inquietarti?
Dovrebbe invece renderti felice e più sicuro perché sai che da tutta l’eternità Dio ha disposto per te tutto ciò è necessario perché tu sia pienamente felice e realizzi quel progetto che è scritto dentro di te, per cui ti senti mancante se non lo attui.

8. Mi preme aggiungere una cosa: una caratteristica della vera vocazione è il senso di gioia che l’accompagna.
Nessuno consiglierebbe ad un giovane di sposare una ragazza se non è lieto di sposarla.
Ugualmente nessuno va indirizzato nella via di consacrazione se per questa via non sente attrattiva e se non gli piace, in una parola se non  prova gioia nell’accarezzarla e nel coltivarla.

9. Devo aggiungere ancora una cosa a proposito della vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata.
Una volta che sia avvenuto il discernimento con persone mature e una volta che sia data la risposta, è necessario coltivare e proteggere la vocazione.
Vale anche per la vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata quello che dice San Pietro a proposito della chiamata alla vita cristiana:  “Quindi, fratelli, cercate di rendere sempre più salda la vostra chiamata e la scelta che Dio ha fatto di voi. Se farete questo non cadrete mai” (2 Pt 1,10).
Come nella vita matrimoniale vi possono essere momenti di crisi e a questi momenti di cristi si deve rispondere mettendosi di buona volontà e non ricorrere subito alla separazione e al divorzio, così vi possono essere momenti di crisi, di buio e di tentazioni anche nella vita consacrata.
A questi momenti o tentazioni non si rimedia invocando la dispensa dai voti o dagli obblighi del sacerdozio, ma raddoppiando l’impegno e il fervore.
Il diavolo è abile nel tentare i consacrati perché sa che con loro ne può prendere molti.

10. Giovanni Paolo II nella prima lettera ai sacerdoti in occasione del giovedì santo del 1979 ha scritto in riferimento alle prove e alle crisi: “In tale momento ciascuno deve cercare sostegno nella preghiera, trovare in sé quell’atteggiamento di umiltà e di sincerità riguardo a Dio e alla propria coscienza, che è appunto la sorgente della forza per sorreggere ciò che vacilla. È allora che nasce una fiducia simile a quella che S. Paolo ha espresso nelle parole: “Tutto io posso in colui che mi dà forza”.
A tutto ciò bisogna pensare soprattutto nei momenti di crisi, e non già ricorrere alla dispensa, intesa quale intervento amministrativo, come se in realtà non si trattasse al contrario di una profonda questione di coscienza e di prova di umanità. Dio ha diritto a tale prova nei riguardi di ciascuno di noi, se è vero che la vita terrena è per ogni uomo un tempo di prova.
Ma Dio vuole parimenti che usciamo vittoriosi da tali prove e ce ne dà l’aiuto adeguato.
Forse non senza ragione occorre qui aggiungere che l’impegno della fedeltà coniugale, derivante dal sacramento del matrimonio, crea nel suo ambito obblighi analoghi, e che talvolta esso diventa un terreno di analoghe prove ed esperienze per gli sposi, mariti e mogli, i quali pure in queste “prove del fuoco” hanno modo di verificare il valore del loro amore.
L’amore infatti in ogni sua dimensione non è soltanto chiamata, ma anche dovere. Aggiungiamo infine che i nostri fratelli e sorelle legati al matrimonio hanno il diritto di aspettarsi da noi, sacerdoti e pastori, il buon esempio e la testimonianza della fedeltà alla vocazione fino alla morte, fedeltà alla vocazione che noi scegliamo mediante il sacramento dell’Ordine, come essi la scelgono mediante il sacramento del Matrimonio” (n. 9).

Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo