Questo articolo è disponibile anche in: Italiano
Quesito
caro padre,
volevo la risposta a questa domanda:
adesso se uno usa bene la ragione e studia si rende conto quale sia la vera religione quale la vera chiesa.
Le varie scoperte archeologiche, lo studio critico dei vangeli la scienza nei riguardi dei miracoli, ecc… hanno aiutato molto a rendere la fede ragionevole (sempre mantenendo le sue oscurità naturalmente, Pascal diceva che c’è abbastanza luce per chi vuol credere e abbastanza buio per chi non vuol credere) ma mi chiedo è sempre stato così?
Guardando la storia del cristianesimo c’è sempre stata luce per distinguere o ci sono stati anni in cui si doveva abbandonarsi al fideismo (e credere senza vedere?)
E andando ancora indietro nel momento in cui Dio si è rivelato nell’antico testamento ha dato ragioni per distinguere lui dai vari politeismi presenti oppure per distinguere gli scritti apocrifi da quelli canonici (ancora prima quindi che la chiesa li sancisse).
In definitiva Dio ha sempre fatto in modo da fornire aiuti (i cosiddetti preamboli della fede) in modo che l’uomo essere ragionevole potesse discernere e attraverso la ragione con la grazia dare il suo ossequio della volontà e difendersi dai vari surrogati?
Forse io penso che proporzionava gli aiuti in base al tempo.
Adesso che veniamo insidiati da tutto ci dona più aiuti (pensiamo alla presenza costante di Maria in varie parti del mondo), gli studi che rendono sempre più credibili i vangeli, i molti santi, gli studi sulla sindone, sul telo della Madonna di Guadalupe, i ritrovamenti dei rotoli del mar morto ecc.. non so se sono riuscito a farmi capire, spero di sì.
Come sempre grazie
Luca
Risposta del sacerdote
Caro Luca,
ti sei fatto capire molto bene.
1. È vera l’osservazione che tu fai: gli studi critici sulla sacra Scrittura e su altri documenti religiosi, sui santi, l’approfondimento teologico, ecc… rendono ragionevole la fede.
La fede non è dunque un salto nel buio.
Ma tutta questa luce è ancora una luce esterna. Ben più forte è la luce interna che Dio dà al credente per muoverlo all’assenso.
Insegna San Tommaso.
“Ci inducono alla fede di Cristo tre cose: anzitutto la ragione naturale (Rm 1,20), poi le testimonianze della legge e dei profeti, e in terzo luogo la predicazione degli apostoli e degli altri.
Ma quando un uomo, introdotto con questa preparazione, crede, allora si può dire che egli crede per nessuno di questi motivi: né per la ragione naturale, né per le testimonianze della legge, né per la predicazione, ma soltanto per la stessa Verità” (s. tommaso, Commento al Vangelo di San Giovanni,IV, lez. 5, 2).
S. Tommaso ripete lo stesso discorso quando sostiene l’insufficienza della predicazione esteriore per portare alla fede, fosse pure la predicazione di Cristo,: “L’uomo che esteriormente annuncia il Vangelo non causa la fede, ma la causa Dio che solo può mutare la volontà. Causa la fede nel credente inclinando la volontà e illustrando l’intelletto, affinché non opponga un rifiuto alle cose proposte dal predicatore; questi invece dispone esteriormente alla fede” (De Veritate, 27, 3, ad 12).
E “se lo Spirito Santo non è presente al cuore di chi ascolta, sarà ozioso il discorso di chi insegna, al punto che lo stesso Figlio di Dio con la sua parola umana non sarebbe efficace se Egli stesso non agisse interiormente per mezzo dello Spirito Santo” (Commento al Vangelo di San Giovanni,XIV,lez. 6, 6).
2. In questa direzione si esprime anche il CCC: “Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo «per l’autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare». «Nondimeno, perché l’ossequio della nostra fede fosse conforme alla ragione, Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua Rivelazione» (DS 3009). Così i miracoli di Cristo e dei santi (cf Mc 16,20; Eb 2,4) le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità «sono segni certissimi della divina Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza», sono «motivi di credibilità» i quali mostrano che l’assenso della fede non è «affatto un cieco moto dello spirito» (DS 3008-3010)” (CCC 156).
3. Tu dici: quando in passato non c’erano tutti gli aiuti che abbiamo oggi, come era credibile la fede?
San Tommaso dice che Dio non fa mai mancare alla Chiesa ciò di cui essa ha bisogno per annunciare la fede e renderla credibile. E per questo la conforta con i vari carismi.
Tra questi i più importanti per il nostro discorso sono la profezia, le guarigioni, i miracoli.
Il Signore stesso, ad alcuni suoi interlocutori che erano restii a credere, disse: “Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre” (Gv 10,37-38).
Come poco prima aveva detto: “Se non vedete segni e prodigi, voi non credete” (Gv 4,48).
E la gente del passato era confortata da tanti segni e prodigi.
Ti ringrazio per la domanda, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo