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Quesito

Caro Padre Angelo,
mi chiamo Alessandro e le scrivo perché un dubbio mi tormenta e avrei bisogno d’aiuto.
Si tratta del pentimento dopo aver commesso un atto impuro, per fortuna dopo aver capito quello che il Signore ha fatto per noi e il Suo messaggio di amore e speranza queste cose capitano molto raramente, ma ultimamente dopo un periodo difficile purtroppo è ricapitato, solo che il pentimento per il gesto è stato meno forte del solito.
Mi vergogno veramente molto di questo e non capisco perché accada, non vorrei mai offendere e mancare di rispetto al nostro Signore, Lui ci ama e si è sacrificato per noi e proprio per questo non capisco quello che mi succede, mi sento come vuoto e questo mi fa paura.
Mi sono confessato ma dato i miei sentimenti non so se la confessione fosse effettivamente valida, non capisco se sono pentito davvero, non nel senso che io non sappia che quello che ho fatto è sbagliato, ma perché il dolore che provo è meno forte di quello che ho provato le altre volte che commettevo questi orribili errori.
In più di solito dopo la confessione mi sento sempre libero e in pace ma questa volta non è successo.
Mi fa paura e non mi è mai successo di sentirmi così vuoto e dal cuore duro.
La prego di darmi qualche consiglio e di aiutarmi in questo modo a tornare nella via che il Signore mi ha indicato, per favore.
Le auguro una buona serata e la ringrazio con tutto il cuore


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. di per sé non è necessario il dolore come sentimento.
È sufficiente avere la consapevolezza di aver offeso il Signore e desiderare di non averlo fatto. Vi è incluso il proposito almeno implicito di non farlo mai più.
Questi tre elementi (consapevolezza di aver offeso il Signore, desiderare di non averlo fatto, desiderio di non in farlo più) costituiscono quel dolore dell’anima che si chiama contrizione.
 
2. Ecco che cosa dice in proposito il Concilio di Trento: “La contrizione include non solo la cessazione del peccato e il proposito e l’inizio di una vita nuova, ma anche l’odio della vita vecchia, conforme all’espressione “Liberatevi da tutte le iniquità commesse e formatevi un cuore nuovo e uno spirito nuovo” (Ez 18,31). Certamente colui che riflette su quelle grida dei santi: “Contro di te, contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto” (Sal 6,7); “Ripenso alla mia vita con l’amarezza nell’anima” (Is 38,15 Vlg), e su altre simili, comprenderà facilmente che esse provenivano da un odio veramente profondo della vita passata e da una grande detestazione del peccato” (DS 1676).
Giovanni Paolo II in Reconciliatio et Paenitentia dice che questo “è l’atto essenziale della penitenza” (RP 31,III).
Senza quest’atto non si è penitenti e il sacramento viene esposto all’infruttuosità.

3. Il dolore dei peccati, soprattutto se si tratta di peccati mortali, deve essere sommo, perché sommo è il male compiuto.
È sufficiente però che il dolore sia sommo nella considerazione dei valori e degli atti compiuti.
Non si richiede che sia sommo nell’intensità delle emozioni.
Nessun dubbio pertanto sulla validità della tua confessione.

4. Le emozioni possono non esserci per vari motivi.
Il principale motivo potrebbe essere costituito dallo stato di tiepidezza che ha portato al peccato e che perdura nonostante la confessione.
Vi potrebbe essere anche una certa stanchezza psicologica, un’astenia o qualche altro motivo.

5. Ma io desidero sottolineare la causa forse più comune, occasionata dal fatto che la confessione non è stata ben preparata.
Qui mi preme ricordare che la preparazione non consiste semplicemente nel far memoria dei peccati compiuti. Perché nel caso specifico che mi hai narrato c’era un peccato ben chiaro da confessare. Non occorreva pertanto un particolare esame di coscienza

6. Per preparazione alla confessione intendo il mettersi davanti al Signore, meglio ancora davanti all’immagine del Crocifisso, e chiedergli anzitutto la grazia del pentimento.
Il vero pentimento dei nostri peccati non è una faccenda semplicemente nostra, ma è dono del Signore.
È un pentimento di ordine soprannaturale e va invocato.

7. La strada più breve per ottenerlo consiste nel domandare alla Beata Vergine di impetrarlo per noi.
Se lo domandiamo ci viene dato. Spesso ci viene dato prontamente.
Magari non sarà accompagnato da emozioni, che del resto non sono necessarie, ma si avverte che qualcosa è successo nella nostra anima perché ci si trova più risoluti e più determinati nel cambiare vita.

8. Domandarlo alla Beata Vergine significa certamente rivolgere a Lei il nostro pensiero e il nostro desiderio.
Ma di fatto la nostra richiesta è più vera e più bella se insieme a Lei contempliamo i misteri dolorosi del santo Rosario.
Qui l’immagine di Gesù è sempre presente. Anzi, al di là dell’immagine, Gesù stesso si rende presente nell’anima.
E puoi vedere nel suo corpo gli effetti dei tuoi peccati, e di riflesso puoi intuire i mali che i tuoi peccati hanno inflitto al suo Copro mistico (la Chiesa) e a te stesso.
Ne viene da sé la detestazione di quanto hai fatto e il desiderio di non farlo di nuovo.
Fai dunque così.

Ti ringrazio del quesito, la cui risposta può giovare a molti.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo