Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
mi chiamo Nicola e le scrivo per la seconda volta.
Domani 30 Aprile la Chiesa ricorda uno dei Papi che nella storia della cristianità maggiormente ha brillato per fervore apostolico: San Pio V, che appartenne proprio all’ordine domenicano e sotto il cui pontificato la Vergine del Rosario, servendosi delle truppe cristiane, allontanò la minaccia turca con la famosa vittoria di Lepanto. Egli fu uomo di devozione esemplare e seguì il gregge affidatogli da Dio con ardente sollecitudine e compassionevole pietà specie per i poveri, per i quali si prodigava personalmente.
Tuttavia Egli fu fatto oggetto di aspre critiche per il suo atteggiamento rigoroso verso eretici ed oppositori venendo dipinto come un crudele persecutore ed assassino senza scrupoli, intento allo sterminio impietoso di centinaia di persone avverse alla Chiesa.
Le chiedo: è corretto ribattere a chi tuttora lo scredita che le sue azione furono guidate dal senso dell’ordine e della giustizia allora vigenti, e che le uccisioni di eretici erano una triste ma doverosa risposta alle loro nefandezze verso i cattolici?
Oppure (ma non credo proprio!!) dovremmo ammettere che S. Pio V rispose con eccessiva durezza ai problemi del tempo dovendo includere anche qualche sua azione (come la pena di morte per Paleario e Carnesecchi, rei di aver abbracciato il Protestantesimo) fra quelle per cui Papa Giovanni Paolo II ha chiesto perdono?
Io ritengo che, calandosi nella mentalità del periodo, non risulterà difficile capire che in un clima arroventato dall’odio anticlericale che si manifestava in maniera tragica con uccisioni e violenze, il Papa abbia risposto con la necessaria fermezza: risulta così difficile capire, in un tale contesto, se qualche singola pena di morte o difesa armata sia stata di troppo oppure no.
AffidandoLa alla altissima dignità delle preghiere celesti di S. Pio V, Le porgo un saluto affettuoso.
Nicola B.


Risposta del sacerdote

Caro Nicola,
ti sono grato del ricordo del grande Papa domenicano San Pio V.

1. Mi ricordi che San Pio fu rigido verso gli eretici. Ma non possiamo pensare che questi fossero stinchi di santi.
Ti cito solo un esempio. Nel 1567 ricevette la notizia che il giorno di san Michele, suo onomastico, gli ugonotti di Nimes gli avevano preparato in regalo la “michelade”, una specie di macabra torta a ottanta fette, cioè l’uccisione di altrettanti cattolici ragguardevoli e la loro sepoltura in un pozzo.
Gli eretici erano sovversivi anche sul versante civile e politico.
A quei tempi era impensabile un regno in cui fosse bandita la pena di morte. Anzi, si pensava, come riferisce il Catechismo Romano da lui fatto pubblicare, che non applicare la pena di morte verso i delinquenti era la stessa cosa che dare la pena di morte agli innocenti.

2. Penso che sia giusto riconoscere la saggezza di Massimo D’Azeglio quando scriveva: “Ma il giudicare l’uomo di un’età secondo le idee di un’altra è il più fallace ed ingiusto dei sistemi. Tanto per i meriti quanto per le colpe e gli errori, assai importa invece distinguere fra quelli che dipendono dall’uomo e quegli altri che dipendono dal tempo in cui vive” (I miei ricordi, cap.III).
Se san Pio V avesse agito diversamente, si sarebbe allontanato dai criteri della prudenza e non solo non sarebbe stato considerato santo neanche ai suoi tempi, ma sarebbe stato annoverato tra gli incapaci e tra coloro che mancano di saggezza nel governo.

3. Ti trascrivo quello che si legge in agile volumetto scritto dal domenicano Innocenzo Venchi su San Pio V: “Il papa era sovrano dello stato pontificio che si estendeva dalla Romagna al golfo di Gaeta, tra il Po e il Garigliano. Nel suo e nel resto degli stati italiani l’eresia, secondo la concezione medioevale, era considerata anche delitto civile passibile di morte perché eversiva dell’ordine pubblico e della religione di stato: per questo il tribunale dell’inquisizione condannava e poi rimetteva l’esecuzione al cosiddetto braccio secolare.
Convinto dunque che l’inquisizione era indispensabile per scongiurare ulteriori defezioni dei fedeli, fece costruire appositamente il palazzo del S. Ufficio, rinvigorì la severità nei processi usuale ai tempi di Paolo IV, seguì personalmente ogni giorno le pratiche inquisitoriali. Le condanne venivano pronunciate con grande apparato e molto pubblico nella chiesa della Minerva, diversi eretici salirono sulla forca e sul rogo: famosi i casi di Pietro Carnesecchi, protonotario apostolico, Bartolomeo Bartoccio, Aonio Paleario. Il suo alto senso di giustizia però, oltre a non ammettere facilonerie di accuse poco o nulla fondate, lo portava all’attesa e all’indulgenza prima di venire alla forza. Sulla parola di Gesù era disposto a perdonare al pentito settanta volte sette (Mt 18,22). Analogamente voleva che Filippo II andasse personalmente nei Paesi Bassi e prima di passare alle armi tentasse ancora una volta di indurre colle buone gli erranti a rivedersi. Allo stesso re di Spagna si oppose tenacemente per impedire che l’inquisizione divenisse ancor più uno strumento di regno per l’attuazione del suo cesaropapismo, cioè dominio assoluto nelle cose politiche e spirituali” (San Pio V, ed. San Sisto vecchio, Roma, p. 114).

4. Non vorrei che si sorvolasse con leggerezza sul fatto che nell’Inquisizione era sufficiente dichiararsi rei colpevoli per vedere allontanarsi la pena capitale.
In nessun tribunale di questo mondo è sufficiente dichiararsi pentiti per non ricevere la pena.
La Chiesa nel valutare la figura di san Pio V deve tenere presente la mentalità e le condizioni storiche di quel tempo. Questo non significa che debba concludere così: “tutto quello che ha fatto san Pio V al suo tempo lo dobbiamo fare anche noi”. Anche San Pio è rimasto condizionato dal tempo in cui è vissuto, come del resto secondo alcuni aspetti lo è stato anche san Paolo. Si pensi al suo comando alle donne di portare il velo sul capo.

Ti ringrazio di aver attirato l’attenzione su san Pio, ti ringrazio anche di avermi raccomandato alla sua potente intercessione, cosa che ricambio molto volentieri e ti benedico.
Padre Angelo