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Salve Padre Angelo,
nel monastero delle monache domenicane claustrali della mia città c’è un cartello dove avvisano che in questo periodo d’avvento le monache non sono disponibili per gli incontri in parlatorio, sospendendo quindi le visite ecc, mentre per lavori vari riescono a ricevere solo ed esclusivamente in un paio d’ore specifiche durante la giornata, da rispettare tassativamente.
Così come per tanti altri aspetti, siccome sto un po’ sondando e curiosando sulla vita domenicana in questo periodo, anche per quanto riguarda lo svolgimento pratico della vita quotidiana, mi stavo ponendo alcune domande…
In specifico su ciò: come mai in queste settimane hanno talmente ridotta la loro disponibilità? Cosa faranno di così ulteriormente impegnativo (ovviamente oltre alle preghiere “supplementari” del periodo)? O forse dedicano questo mese solo alla propria interiorità e/o a momenti di condivisione coi loro affetti privati?
Altra domanda, un po’ più “generale”: se come leggevo è vero che i monasteri si sostengono economicamente da sè senza beneficiare di introiti economici parrocchiali o altro se non le offerte del popolo o il ricavato di eventuali lavoretti prodotti dalle suore stesse (pittura, ricamo, manufatti, ecc…che poi non so effettivamente se e quanto regolarmente riescano a produrne e venderne per farne un’entrata regolare e sufficiente), come fanno a sussistere serenamente in modo decoroso?
Presumo che alcune, magari avendo lavorato in gioventù/età adulta prima di prendere i voti, avranno un’entrata pensionistica (sempre ammesso che possano riceverla dato il loro voto di povertà)… Ma per il resto?
Al di là di spese futili che ovviamente le suore non hanno, comunque sia la spesa per sussistere in modo discreto è da fare (non so da chi, presumo volontari o parrocchiani) e se la comunità monastica è un po’ numerosa i costi fanno ovviamente presto a salire; inoltre il monastero comunque è da mantenere bene (anche la mensa o il personale per i servizi sono tutti volontari?), i fiori sempre da cambiare, le bollette da pagare…
Se posso, un ultimo quesito, molto pratico: mettiamo il caso che una ragazza voglia entrare in monastero e non abbia ovviamente ancora pensione, inoltre per forza di cosa dovendo lasciare il proprio lavoro attuale e quindi lo stipendio, come caspiterina fa senza arte né parte?! Come potrebbe rendersi attivamente utile, una volta entrata in postulato e poi in noviziato? Purtroppo molte giovani al giorno d’oggi non sanno infatti ricamare né hanno grande manualità, essendo perlopiù concentrate in un mondo fatto tutti di tecnologie, e magari si sono sempre occupate perlopiù di ambiti operativi assai distanti dal mondo di vita monastica, che le lasciano quindi “sprovvedute” nel senso di non aver competenze, non saper far nulla, per rendersi utili nella comunità e al servizio delle proprie consorelle (per esempio una ex maestra d’infanzia): in questo caso come si fa, come si dà il proprio contributo, come ci si “guadagna la giornata” se non si può avere economicamente altra entrata?
Quanti dubbi:-)
Barbara


Cara Barbara,
1.Santa Teresa d’Avila diceva che tocca allo Sposo mantenere la sposa.
Così fa Gesù anche con le monache.
Non le lascia morir di fame e neanche fa mancare nulla di quanto è loro essenziale.

2. Tuttavia il Signore non fa cadere la manna dal cielo.
Questa l’ha fatta piovere quando il popolo peregrinava nel deserto.
Ma una volta che gli ebrei entrarono nella terra promessa ha lasciato che provvedessero al proprio sostentamento con l’ingegnosità della loro mente e con il proprio lavoro.
Così fa anche con le Monache di clausura, le quali si mantengono con un lavoro adatto alla loro vita contemplativa.
In genere si tratta di lavori manuali che le monache svolgono nel silenzio e nel raccoglimento, custodendo l’unione con Dio e mantenendo il cuore in continua orazione.

3. Inoltre fin che sono in età lavorativa versano i loro contributi per poter percepire una pensione per quanto minima una volta che ne raggiungano l’età.
In tal modo anche le anziane diventano una risorsa per la comunità e non si sentono di peso.
Poiché le monache fanno il voto di povertà nessuna ritira e fruisce la pensione per proprio conto, ma tutto viene comunicato direttamente alla comunità secondo il principio che “tutto ciò che il monaco acquisisce lo acquisisce per il monastero” (quid quid monacus acquirit monasterio acquirit).

4. Anche la preghiera diventa indirettamente un cespite per il mantenimento del monastero.
Infatti molte persone si raccomandano alle preghiere delle monache e per rinforzare il loro impegno sono contente di contribuire con un’offerta per il monastero.
Va detto per inciso che le preghiere delle monache sono particolarmente potenti perché, per dirla con parole mutuate da San Giuseppe Cafasso, come potrebbe il Signore non esaudirle dopo che le ha chiamate in monastero perché preghino per il popolo?

5. Ugualmente capita non di rado che industrie o aziende varie mandino nei monasteri alcuni dei loro prodotti che stanno per scadere o che hanno qualche difetto di produzione e che non possono mettere in commercio.
Allora ne fanno dono alle monache che in buona parte vivono anche per quanto la gente e le industrie mandano loro.

6. Inoltre è vero che le ragazze di oggi, avendo acquisito per lo più capacità tecniche, non sono preparate a fare i lavori tradizionali delle monache.
Ma proprio perché si tratta di lavori tradizionali è sufficiente un po’ di applicazione per diventarne esperti.

7. Mi chiedi anche perché in Avvento le Monache tagliano “il parlatorio”.
Il motivo è semplice: il parlatorio, mentre senza dubbio è una forma di carità cristiana perché le monache si mettono in ascolto delle pene della gente e danno buoni consigli, tuttavia è anche fonte di distrazione.
Sicché tanto in Avvento quanto in Quaresima le monache stanno maggiormente ritirate.
E con questo intendono dare un messaggio a tutti: in questo tempo bisogna conversare più con Dio che con gli uomini, anche se consacrati.
È Lui la sorgente di ogni consolazione ed è solo Lui che sazia il cuore dell’uomo. Nessuno può prendere il suo posto

Sono contento della tua vicinanza con le Monache domenicane.
È una grazia per te poterle conoscere e frequentare.
Con l’augurio che tu possa essere associata alla loro vita e alla loro comunità ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo