Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
volevo presentarle un dubbio che mi angustia da un po’ su chi sia la pietra su cui è fondata la Chiesa. Gesù o Pietro? Infatti in Mt 16,18 appare chiaro che Pietro è la pietra su cui si fonda la Chiesa, ma in Ef 2,20 S. Paolo dice che è Cristo la pietra angolare e mi pare che la stessa affermazione sia contenuta in una delle due lettere dello stesso Pietro. Inoltre anche S. Agostino in un passo delle Ritrattazioni sostiene che Cristo è la pietra, e non Pietro come egli stesso aveva creduto in precedenza. Questi passi sono spesso usati dagli evangelici per contraddire i cattolici sul ruolo del Papa.
La ringrazio per la risposta, che il Signore la benedica e le auguro un Santo Natale.
Michele


Risposta del sacerdote

Caro Michele,
1. Leggo sul McKenzie, Dizionario biblico, alla voce Cefa: “Soprannome dato da Gesù a Simone; si trova nei vangeli soltanto in Gv 1,42; altrove si trova nell’equivalente greco petros, Pietro. È interessante osservare che Paolo usa il nome aramaico otto volte su dieci (sempre in 1 Cor e in Gal): usa il nome greco soltanto due volte. L’aramaico corrisponde senza dubbio all’uso primitivo; quando furono scritti i vangeli, il nome greco doveva essersi sostituito all’aramaico”.
Giova dunque notare che gli apostoli, che parlavano aramaico, ogni qualvolta chiamavano Simone o parlavano di lui, lo chiamavano “roccia”, oppure riferivano: “la roccia ha detto, la roccia ha fatto”.

2. In Mt 16,18 Gesù dice: “Tu sei Pietro (in greco: Pétros) e su questa pietra (in greco pétra) edificherò la mia chiesa”.
È chiaro dunque che Cristo edifica la sua Chiesa su Pietro, tanto più che il testo di Ef 2,20 non riporta la parola pétra, ma ne usa un’altra.
Ef 2,20 suona così: “edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù”.

3. Su Ef 2,20 vi sono due annotazioni da fare.
La prima: la Chiesa è fondata sul fondamento degli Apostoli e Paolo sa che in modo particolare è fondata su colui che ha ricevuto da Cristo il nome di roccia e che lui stesso (Paolo) chiama sempre con questo e solo con questo nome nuovo: 8 volte in aramaico (Cefa) e due in greco (Pétros).
La seconda: quando si dice che Gesù è la pietra angolare il testo greco non usa la parola pétra, ma “akrogoniaiu”, che significa pietra principale o angolare.

4. Dunque, anche a livello di lessico, dovrebbe essere eliminato ogni dubbio.
Gesù è la pietra angolare attorno alla quale e sulla quale sono poste le fondamenta della Chiesa. In queste fondamenta c’è in particolare la roccia, Cefa, San Pietro.

5. Usando un linguaggio teologico possiamo dire che Cristo è attualmente il fondamento invisibile, la pietra angolare della Chiesa, Colui che la sostiene contro ogni insidia e persecuzione. È Lui infatti che le dà la forza di giungere sino alla consumazione dei secoli.
Pietro invece è il fondamento visibile, che non sarà mai abbattuto, quel fondamento che ha il compito di confermare i fratelli nella fede (Lc 22,31) e di pascere agnelli e pecore (fedeli e pastori, cfr. Gv 21,15-16).

5. Sull’originalità del nuovo nome dato da Cristo a san Pietro ecco che cosa scrive il biblista S. Garofalo: “Va notato che ai tempi di Gesù nessun ebreo s’era mai chiamato così e nessuno ne esisteva allora in Palestina.
Per tutti i semiti, e quindi anche per gli ebrei, il nome non era una designazione convenzionale, ma intendeva esprimere la natura di chi lo portava e il suo compito nella vita, almeno nella speranza di chi lo imponeva, perciò nell’Antico Testamento si dava grande rilievo all’etimologia dei nomi propri.
Cambiare il nome a qualcuno, perciò, voleva dire imporgli una nuova personalità: un re vincitore mutava il nome del suo rivale sconfitto per significare che lo aveva in suo potere.
Dio, soprattutto, esercitava la sua sovranità e manifestava i suoi voleri per il futuro o designando personalmente il nome di colui che egli sceglieva per i suoi fini, come accadde per Isacco, Ismaele, il Battista e Gesù, o per mezzo dei profeti assegnava nomi simbolici, carichi di presagi.
A volte, il mutamento del nome segnava un nuovo cammino, come per Abramo, Sara e Giacobbe, le radici del popolo eletto, per i quali il nuovo nome comportò anche promesse di gloria e di salvezza, particolari benedizioni, un nuovo, intimo legame confermato da un solenne impegno con Dio.
Simone fu invaso da un confuso sgomento, da una crescente meraviglia per quello sguardo che non riusciva a togliersi di dosso, per quel suo nuovo nome imprevedibile e indecifrabile. Fu allora che Gesù «ghermì Simone», il libero e focoso galileo ormai legato per sempre al mistero del Cristo” (Pietro nell’evangelo, pp.28-29).

5. G. Siri ha evidenziato un altro aspetto: “Questo cambiamento di nome è di per sé sintomatico, e dovette riuscire tale a quanti erano presenti. Forse venne loro in mente che un’altra volta si era dato il caso, proprio alle sorgenti della storia di Israele, quando Dio aveva cambiato il nome di Abram in Abraham, «poiché lo costituiva padre di molte genti» (Gn 17,5). Se mai gli spettatori stessi, più tardi, furono in grado di constatare che i due fatti si accostavano attraverso il mistero della storia, riaccendendosi nel secondo, con diversa luce,la fiamma che aveva cominciato ad ardere nel primo. Era il primo bagliore di una paternità nuova su molta gente. Se si confronta questo particolare, intenzionalmente riportato da Giovanni, con il celebre testo di Matteo 16,18, si comprende come il pensiero di Gesù sul suo novello seguace si affermi definitivo fin dall’inizio.
Un simile cambiamento di nome è ditale importanza che, quando Gesù costituisce il collegio apostolico e gli affida la prima missione temporanea, lo conferma esplicitamente. Ce lo riferisce, Marco (3,16), facendo così anche meglio intendere che, sia pure connumerando Pietro fra i dodici, egli è qualcosa di diverso dagli altri undici. Pietro è il «primo»; anche ciò è detto esplicitamente nel catalogo degli apostoli riferito da Matteo (10,2). Marco e Luca, senza dirlo il «primo», gli assegnano però il primo posto nel catalogo da loro redatto. È bene qui ricordare che i Vangeli hanno un doppio valore storico: riferire sui fatti e detti di Gesù, e testimoniare su quello che si pensava, insegnava e credeva nella Chiesa dell’età apostolica” (La Chiesa, p. 90).

6. Con queste spiegazioni si commentano da sole le affermazioni degli evangelici. Se conoscessero meglio il testo greco si eviterebbero delle brutte figure!

Ti rispondo con notevole ritardo, al punto che non mi rimane che ricambiarti gli auguri di una Santo Natale con quelli di una buona quaresima, ormai alle porte.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo