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Caro Padre Angelo,
desidero che lei mi aiuti nella comprensione del principio del duplice effetto e della sua applicazione concreta nel caso dell’aborto.
Quando è possibile giustificare con questo principio l’aborto, ovvero quando la morte del nascituro potrebbe essere considerata semplicemente un effetto secondario non voluto della pratica. Dopotutto, chi sceglie l’aborto non vuole sempre la morte del nascituro o un suo danno per trarne dei vantaggi.
Francesco.
Grazie anticipatamente dell’attenzione
Risposta del sacerdote
Caro Francesco,
1. l’aborto indiretto, più che giustificato, è tollerato. Nel senso che l’effetto abortivo non è né cercato né voluto: è solo tollerato. Talvolta è previsto, ma è solo permesso a malincuore perché non si può fare diversamente.
Nell’aborto indiretto infatti l’azione non si porta mai sul bambino, ma solo, sempre ed esclusivamente sulla madre. Si interviene su di lei indipendentemente dal fatto che sia incinta. Anzi, se non fosse incinta, si interverrebbe ancor più tempestivamente.
Ti faccio un esempio. Durante la gravidanza si scopre che una donna è affetta da un tumore maligno alla testa. Si deve intervenire subito.
Si può prevedere che dall’intervento la donna subirà un indebolimento tale da perdere il bambino. Ebbene, questo effetto è previsto, non voluto, ma tollerato. Non si poteva fare altrimenti.
2. Nell’aborto procurato o diretto invece l’azione si porta sempre e direttamente su di lui. L’obiettivo è quello di colpirlo, di ucciderlo. E questo non è mai lecito.
Mi dici che “chi sceglie l’aborto non vuole sempre la morte del nascituro o un suo danno per trarne dei vantaggi”.
Non riesco a ipotizzare un caso di aborto diretto in cui non si voglia la morte del bambino, perché l’aborto diretto, in un modo o nell’altro, ha di mira solo questo. È come se tu mi dicessi che chi sceglie di ammazzare una persona non sempre la vuole uccidere. E allora che cosa vuole fare?
O “per trarne dei vantaggi”: certamente non ricava dei soldi. Ma mi viene da dire: perché abortisce? Forse per sacrificarsi? Quando una persona, anche a malincuore, decide di abortire, ha sempre fatto i suoi calcoli. Saranno sbagliati fin che vuoi, ma i calcoli li fa.
Purtroppo, dal momento che si tratta di un’azione intrinsecamente illecita e di una gravità inaudita, perché si uccide un innocente e lo si uccide solo perché non può difendersi, di fatto chi abortisce non ne riceve mai alcun vantaggio, se non solo apparente e molto effimero.
Non auguro a nessuno il peso che una donna si porta dentro a causa dell’aborto diretto. E credo che neanche lei lo augurerebbero ad altre.
Ti saluto, ti prometto una preghiera e ti benedico.
Padre Angelo