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Quesito
Caro Padre Angelo,
Mi sono da poco imbattuto in questo sito e nella grandiosa gratuità e disponibilità che lei mette nelle risposte.
Avrei anche io una domanda che non riesco a non pormi di fronte al lume della ragione.
Molte volte i farmacisti o i medici ti prescrivono medicinali molto deboli o dall’effetto inesistente confidando nel fatto che prendendolo con la coscienza di chi spera di guarire, guarirà grazie al rappacificato stato d’animo e i suoi buoni effetti che questo comporta sul corpo. Come se la mente quando sta bene e spera bene, guarisca da sé i disturbi del corpo.
Basato su questa dinamica e sulla risposta che lei ha dato in merito alla confessione: “Carissima,
1. l’ammonimento di san Paolo "Chi è in piedi, badi di non cadere" (1 Cor,10,12) vale sempre per tutti. Non ci si deve ritenere mai troppo sicuri di se stessi.
2. Senz’altro ci si deve pentire interiormente davanti al Signore. Ma il pentimento passa poi anche all’atto esecutivo, che è quello della Confessione sacramentale. Gesù ha detto: “A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi» (Gv 20,23). Quanto dunque non viene rimesso dai sacerdoti nel sacramento della Confessione, non viene rimesso neanche dal Signore.
3. Capisco il disagio nell’andarsi a confessare, soprattutto di peccati che comportano una certa vergogna. Ed è anche per questo che la Chiesa vuole che ci siano sempre anche i confessionali tradizionali, quelli nei quali ci si confessa attraverso la grata.
4. Il peccato che hai commesso di sua natura è grave. E tu stessa avrai sperimentato un senso di grande desolazione interiore. Tutto questo viene eliminato attraverso la confessione. Appena confessata, ne sperimenterai subito i beneficio. Te ne accorgerai. Molte persone che cadono in questo peccato me lo dicono costantemente: si sentono bene solo dopo la confessione. Solo con la confessione ricuperano la presenza personale di Dio nell’anima e la avvertono come un bene preziosissimo.
5. San Luigi Orione diceva che il demonio prima ci tenta a commettere i peccati impuri. E dopo averli commessi ci tenta mettendoci la vergogna di andarli a confessare. Tu recati umilmente al confessionale. Lì il Signore ti attende, attraverso il suo ministro. Il Santo Curato d’Ars diceva che il prete sa già più o meno quali sono i peccati che una persona può compiere. Vedrai che il sacerdote non si meraviglierà. Anzi, consapevole del tuo disagio e della vittoria attuata su te stessa nell’accedere la confessionale, ti tratterà molto benevolmente, facendosi eco della misericordia del Signore.
6. Dopo esserti confessata, potrai fare la Santa Comunione. Sentirai che il Signore verrà ad occupare con la sua presenza e la sua grazia tutta la tua anima. Sarà comunione della terra con cielo, di una creatura col suo Creatore, di una figlia con il Padre celeste ed eterno.
Perché possa vivere al più presto tutto questo, ti assicuro la mia preghiera. Ti saluto e ti benedico. Padre Angelo”
Le chiedo, dato che anche io sento un benessere spirituale e fisico dopo la confessione, se non possa semplicemente essere un fatto di psiche, di convinzione mentale.
Come distinguere la psicologia dalla vera grazia?
Grazie mille in anticipo.
Gabriele
Risposta del sacerdote
Caro Gabriele,
1. una volta mi sono permesso di chiedere ad uno psicologo che era venuto a confessarsi (e che era anche giunto da poco alla fede) quale differenza trovasse tra una seduta terapeutica e la celebrazione del sacramento della Penitenza.
Mi rispose: “Padre, è tutta un’altra cosa! Qui nella confessione i peccati vengono tolti, cancellati”.
2. E non si tratta solo del perdono dei peccati, ma del ricupero della grazia, e con essa della presenza personale di Dio dentro di noi (evidentemente se si tratta della confessione di peccati gravi).
Allora quel Dio che prima non si sentiva perché c’era un abisso che divideva da Lui, adesso lo si sente perché è presente, è abbracciato, è posseduto.
3. Nella confessione si fa un’esperienza diametralmente contraria a quella del peccato.
Nel peccato si avverte uno svuotamento e anche una certa depressione che taluni pensano di rimediare ricorrendo di nuovo all’esperienza del peccato.
Nella confessione invece capita un fenomeno analogo a quello che si può provare in una camera buia e umida quando si spalancano le finestre al sole che splende con tutta la sua potenza.
Nell’esperienza del peccato si avverte morte, perdita.
Nel ricupero della grazia mediante la confessione ci si sente risorgere e nella luce.
4. Anche altri ti possono ripetere le parole del confessore: “Io ti assolvo dai tuoi peccati”.
Ma queste parole proferite da altri non comunicano niente.
Quelle del sacerdote invece hanno una potenza divina analoga a quella che ha dato a Lazzaro sepolto e in decomposizione da quattro giorni di risuscitare all’istante a vita nuova.
Per questo il Catechismo della Chiesa Cattolica ha scritto che “in coloro che ricevono il sacramento della Penitenza con cuore contrito e in una disposizione religiosa, ne conseguono la pace e la serenità della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello spirito” (CCC 1468).
5. Se si trattasse solo di autosuggestione gli psicologi dovrebbero essere abili a comunicare questa pace e questa serenità della coscienza insieme a una vivissima consolazione dello spirito (CCC 1468).
Invece anche loro devono andare mendicarla da Cristo e non da un altro psicologo.
Ti ringrazio del quesito, ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo