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Quesito

Buongiorno padre,
perchè chiediamo per i morti l’eterno riposo?
Ci troviamo  a discutere  in un terreno alquanto misterioso, per noi vivi non sarebbe di buon auspicio  una vita  piatta, quasi in coma permanente, un eterno riposo, invece credo che sarebbe desiderio di tutti immaginare che dopo la morte fosse possibile godere di una esistenza eterna piena di gioie e felicità nel contemplare l’onnipotenza divina della quale far parte .
Ben altro che eterno riposo, riuscire a vivere nell’onniscienza, capire l’universo,  fare come Gesù Cristo risorto che si presenta ai suoi apostoli e chiede che le sia dato da mangiare del buon pesce, vivere in mezzo agli altri sicuri  di comprenderci e di volerci bene, un mondo favoloso pieno di felicità.
Certo siamo su piani difficili da comprendere  e da valutare con il nostro metro, ma augurare un eterno riposo dopo tutto non mi sembra il massimo.
Nell’attesa di una risposta
cordiali saluti
Mario


Risposta del sacerdote

Caro Mario,
1. il termine riposo può essere equivocato se non è chiaro il concetto biblico di riposo, soprattutto quando si parla di riposo di Dio.
È utile partire da quanto ha detto Gesù per giustificare la sua attività nel giorno di sabato: “Il Padre mio lavora continuamente, ed anch’io lavoro” (Gv 5,17).
In Dio lavoro e riposo non si escludono, ma si identificano. Anzi, esprimono il carattere trascendente della vita divina.
Del resto Dio non fatica nel compiere la creazione.
Con una sola parola Dio ha creato il cielo e la terra. Non ha faticato affatto.
E tutto conserva nell’esistenza ugualmente con un atto della sua volontà, senza alcuna fatica.

2. Questo riposo Dio vuole che diventi anche esperienza degli uomini ed è anche il significato della creazione e della redenzione come ci è manifestato in Sir 24. 7: “Sulle onde del mare e su tutta la terra, su ogni popolo e nazione ho preso dominio. Fra tutti questi ho cercato un luogo di riposo, qualcuno nel cui territorio potessi risiedere”.
Ecco il significato delle parole che si leggono nella lettera agli Ebrei: “È dunque riservato ancora un riposo sabatico per il popolo di Dio. Chi è entrato infatti nel suo riposo, riposa anch’egli dalle sue opere, come Dio dalle proprie.
Affrettiamoci dunque ad entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza” (Eb 4,9-11).

3. Questo riposo è il cielo dove entrano “quelli che muoiono nel Signore: fin d’ora essi si riposano dalle loro fatiche, perché le loro opere li accompagnano” (Ap 14,13).                                    
Allora riposarsi in cielo non significa cessare di agire, ma rendere perfetta la propria attività.
In cielo si agisce, si opera, si provvede alle necessità altrui senza affaticarsi, proprio come Dio.

4. Mentre gli adoratori della «bestia non conoscono riposo né giorno né notte (Ap 14,11) e cioè non possono amare né essere amati, non possono aiutare né essere aiutati e non possono agire, i viventi invece non cessano di dare, giorno e notte, la lode a Dio tre volte santo (Ap 4,8) e non cessano di rendere partecipi quelli che vivono sulla terra delle  opere che hanno compiuto nella vita presente, perché queste opere li accompagnano, e cioè continuano a compierle.

5. Dal momento in cui entreremo in paradiso Dio renderà eterno e fruibile da tutti quanto fatto di bene e di santo abbiamo sulla terra.
Questo dunque è l’eterno riposo che chiediamo per i nostri defunti.
Abbiamo dunque un avvenire molto grande.

Ti auguro di fruirlo nella maniera più ampia possibile e per questo ti assicuro la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo