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Quesito

Caro Padre Angelo,
sono un ragazzo di 28 anni, fidanzato da due anni. Mi sono sempre ritenuto cristiano ma non praticavo, fino a quando ho conosciuto la mia attuale ragazza che mi ha "convertito" facendomi incuriosire ed attrarre dalla Fede. Ora mi ritrovo a fare un mio cammino, grazie anche alla Direzione Spirituale col mio parroco, ed ho intrapreso la strada della castità. Non è facile resistere ma sto lottando, il mio Direttore apprezza molto i miei sforzi ma a volte cado e sento il bisogno di confessarmene. Ho sempre avuto rapporti pre-matrimoniali anche con la mia precedente ragazza, ma ora riusciamo a contenerci, aiutati anche da alcune letture sul tema del fidanzamento come tempo di grazia. Il problema grosso rimane però il "vizio solitario" che rappresenta x me un’alternativa al rapporto a due. Premetto che ho scoperto la sessualità molto tardi, a 18 anni. Ultimamente sto facendo progressi riuscendo a resistere x alcune settimane, ma quando ci casco mi sento che ho perso un’altra occasione x il mio cammino spirituale.
La mia domanda è questa: me ne devo confessare anche se cado una volta sola nel "vizio solitario" dopo diverso tempo di castità ed a pochi giorni dalla precedente confessione? Io sento il Signore più vicino a me nei momenti di difficoltà o bisogno e non vorrei che la Confessione frequente diventi per me un alibi per ricadere ancora. Nello stesso tempo ho paura di aver perso lo stato di grazia nei confronti di Gesù. Certamente se dovessi ricaderci una seconda volta allora andrei subito dal mio confessore.
La ringrazio di cuore


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. mi associo alla tua gioia per la conversione e per aver trovato la fede.
La tua ragazza è stata il tramite di cui si è servito il Signore per attrarti a sé. La conversione è sempre opera sua. Dice Gesù: “Nessuno viene a me se il Padre non lo trae” (Gv 6,44). E in questo caso il Signore si è servito della tua ragazza.
A consolazione di lei ti posso citare gli ultimi due versetti della lettera di san Giacomo: “Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati” (Gc 5,19-20).

2. Sono contento anche del fatto che tu abbia iniziato un cammino di direzione spirituale col tuo parroco. La direzione spirituale è una delle grazie più grandi che ti potesse capitare. Il tuo parroco è per te un padre spirituale e tu puoi aprirti a lui con tutta confidenza.
Hai intrapreso la strada della castità. Sono certo che questa strada ti fa crescere nell’amore e anche nella gioia.
Già altre volte ho potuto portare la bella testimonianza del Maatma Gandhi: “Non si pensi che la castità è impossibile perché è difficile. La castità è il più alto ideale, non deve quindi far meraviglia che richieda il più alto sforzo per raggiungerla. Una vita senza castità mi sembrerebbe insipida e animalesca: il bruto, per natura sua, non ha autocontrollo, l’uomo è uomo perché è capace di averlo” (gandhi, La mia vita per la libertà, pp. 193-194).
Vivendo nella castità si sentiva “pieno di gioia e di meraviglia”. Provava una “libertà” e una “gioia” che prima mai aveva sperimentato.
Prima di intraprendere la strada della castità era “in balìa di ogni tentazione impura a ogni momento”.
“La grande potenza della castità divenne in me sempre più palese. Ogni giorno che è passato mi ha sempre fatto comprendere di più che la castità è una protezione del corpo, della mente, dell’anima. Il praticare la castità non diventò il praticare un’ardua penitenza, fu invece una consolazione ed una gioia. Ogni giorno mi svelava una fresca bellezza: è stata per me una gioia sempre crescente” (Ib.).
Penso che tu possa sottoscrivere pienamente le parole di Gandhi e ti auguro di esserne un testimone, come lo è stato lui.

3. Rimane per te ancora un ostacolo da superare: quello del vizio solitario.
Tu stesso dici che rappresenta per te un’alternativa al rapporto a due.
Questo significa che devi ancora lavorare nel fondo di te stesso.
Purtroppo hai scoperto la fede solo da poco e, come tanti, hai vissuto la prima parte della tua giovinezza alla semplice ricerca del piacere.
Adesso per te tutto è diverso. Ma senti che nella tua vita è come se fossero rimaste delle scorie dell’esperienza precedente, e che queste talvolta fruttificano nel peccato.

4. Mi chiedi se te ne devi confessare ogni volta, anche se magari la tua ultima confessione (nella quale non avevi avuto l’esigenza di confessare questo peccato) è stata fatta da pochi giorni.
La risposta è affermativa.
Infatti, dopo questo peccato, avverti una sporcizia interiore che non ti permette di accostarti come si deve alla santa Comunione. Tu stesso mi dici che hai “paura di aver perso lo stato di grazia nei confronti di Gesù”. Ed è vero.
Ho l’impressione che quando uno perde lo stato di grazia, come è anche nel tuo caso, avverta come una sorta di povertà e nudità interiore.  Mi pare che il Signore chieda anche a te di fare quello che ha chiesto in Ap 3,18: “Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, vesti bianche per coprirti e nascondere la vergognosa tua nudità”. Rimanendo nel peccato sei “essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo” (Ap 3,17).

5. Non aver timore di confessarti. Il sacerdote, come diceva il santo Curato d’Ars, sa già quali sono più o meno i peccati della gente.
Mi dici anche che non vorresti che la Confessione frequente diventasse per te un alibi per ricadere ancora. Il sentimento è buono. E ciò significa che la confessione non deve mai diventare un’abitudine. In ogni confessione va sempre rinnovato il proposito di allontanarsi dal male e di crescere nel bene.
Ma è senz’altro peggio far finta che un peccato non sia peccato e accostarsi ugualmente alla Comunione.
Quell’atto di umiltà che compi andando a confessarti, il Signore lo ripaga bene. E poi la tua Comunione sarà una vera Comunione, senza alcun tormento nell’anima: tu riposerai nel Signore e il Signore riposerà in te.

6. Ti do un ultimo consiglio. Se ti fosse capitato di aver fatto la Comunione senza esserti confessato di un peccato grave, nella prossima confessione che farai, dì al sacerdote: “intendo anche accusarmi di aver fatto qualche volta in passato la Santa Comunione pur avendo questo peccato”. Vedrai che il Sacerdote sarà molto misericordioso con te perché è desideroso solo che tutti vivano in grazia.

Ti ringrazio per la fiducia. Assicuro per te e per la tua ragazza la mia preghiera e Vi benedico.
Padre Angelo