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Quesito
Caro Padre Angelo,
fin da bambino ho, diciamo così, la sensazione che quando commettiamo qualcosa di male, qualche peccato, Dio ci manda Lui stesso qualcosa di male, di negativo, o magari è il Demonio a mandarcelo, ma il Signore glielo permette. Magari a scopo correttivo, oppure per risparmiarci un pò di purgatorio, ma comunque sempre inviato da Dio.
Quando prego, al mattino, dopo le consuete preghiere (Ti Adoro, Padre Nostro, Ave Maria ecc.), espongo sempre tutte le mie necessità al Signore, perchè se no ho paura che succeda qualche cosa di negativo, a me e alla mia famiglia.
Ho cercato di consultare la Bibbia per capire se queste mie paure possano essere più o meno fondate, ma ho trovato, dei passi un pò, come dire, contrastanti tra di loro: per esempio, se leggo passi come 1 Re 9,9; 21,29; Is 45,7; Ger 11,11; 32,42; Bar 2,2; Am 3,6; Gio 3,10; Mic 1,12; 2,3 io trovo che il male di pena viene da Dio, è Lui a mandarcelo, mentre invece se apro il Vangelo di Luca, 13,1 – 5, trovo che le persone a cui capitano le disgrazie non sono peggiori, più peccatrici di quelle a cui non capita niente!
Quindi Padre Angelo, quando ci capita qualcosa di negativo è il Signore a mandarcelo, oppure capita tutto per caso?
Chiarisca i miei dubbi, per favore, perchè non vivo serenamente il mio rapporto con il Signore.
La ringrazio molto per la risposta che mi darà, la saluto cordialmente e le garantisco la mia preghiera.
Pierangelo
Risposta del sacerdote
Caro Pierangelo,
1. sostanzialmente sono vere tutte e due le spiegazioni che hai dato.
2. Circa la prima: sottolineo di nuovo l’avverbio sostanzialmente.
Perché l’azione di Dio è sempre perfetta. E poiché Dio è amore perfetto ci ama sempre e non manda mai il male.
3. Il male ce lo diamo da noi stessi, privandoci della sua grazia, che la sacra Scrittura presenta come scudo, come corazza, come protezione, come siepe.
Come una città senza difese è esposta a qualunque incursione dei malviventi, così anche noi quando non ci difendiamo con l’esercito celeste mediante la grazia rimaniamo vittime del nostro avversario, che viene solo “per rubare, uccidere e distruggere” (Gv 10,10).
4. Pertanto la percezione che hai avuto fin da bambino è esatta. Quando fai qualcosa di male, ti privi da te stesso della benedizione divina e avverti che diverse cose non vanno come dovrebbero andare.
In questo senso nella Sacra Scrittura si legge che “chi pecca, danneggia se stesso” (Sir 19,4).
Ed è per questo che Giovanni Paolo II ha detto che il peccato è sempre un atto suicida (Reconciliatio et Paenitentia 15).
Ed è anche in questo senso che Sant’Agostino diceva che “il peccato è una maledizione e che per conseguenza dal peccato ne deriva morte e mortalità” (Contra Faustum, 14,4). Il peccato è dunque un certo maleficio che uno fa a se stesso, perché con esso si apre al male e ad essere devastato.
5. Ma è vera anche la seconda interpretazione: a volte anche i giusti e i santi devono passare attraverso tante tribolazioni.
Anche qui, più che dire che è il Signore che le manda, dobbiamo dire che il Signore le permette.
E le permette secondo quel disegno per il quale nel discorso dell’ultima cena ha detto: “Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto” (Gv 15,1-2).
6. Ecco la motivazione che ne dà san Tommaso:
“La cura circa i tralci buoni consiste nel renderli ancora più fruttuosi: «Ogni tralcio che porta frutto lo pota, perché porti più frutto».
Capita in realtà nelle viti materiali che quando una pianta ha molti tralci, fruttifichi meno per la difficoltà di portare a tutti la linfa vitale; perciò i contadini le liberano dai tralci superflui.
Così avviene per l’uomo.
Infatti un uomo ben disposto e unito a Dio, se il suo affetto inclina verso molteplici oggetti, la sua virtù viene minorata ed è meno efficace nel bene operare.
Ecco perché Dio, affinché meglio possa fruttificare, spesso toglie tali impedimenti, e lo purifica mediante tribolazioni e tentazioni, che lo rendono più forte nell’operare.
Di qui l’affermazione evangelica: «lo pota», lo purifica, sebbene sia già puro; perché in questa vita nessuno è così puro da non potersi purificare maggiormente. «Se diremo di non aver peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi» (1 Gv 1,8).
E questo il Padre lo compie «perché porti più frutto»; ossia perché cresca nella virtù, cosicché i suoi quanto più sono puri, tanto più portino frutti.
Di qui le parole della Scrittura: «Chi è giusto diventi ancora più giusto e chi è santo ancora più santo» (Ap 22,11); «La parola del Vangelo fruttifica e cresce» (Col 1,6); «Essi andranno di virtù in virtù» (Sal 83,8)” (Commento al Vangelo di San Giovanni 15,2).
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo