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Quesito

Caro Padre Angelo,
le scrivo nuovamente dopo qualche tempo, perché volevo approfondire il tema della morte dopo la sua risposta ad una persona che chiedeva un commento sull’affermazione che la morte è un dono di Dio: purtroppo è un tema molto poco affrontato nelle Omelie, insieme agli altri Novissimi.
Io credo che la morte, entrata nel mondo a seguito del peccato, come tutte le cose sia permessa da Dio in vista del nostro bene: non solo perché è il passo necessario per il ricongiungimento col Padre, ma anche come ultima possibilità di conversione. Dinanzi alla morte, l’ultima delle croci che dobbiamo portare con amore, siamo chiamati a distaccarci dalla superbia che abbiamo tenacemente conservato, quella che ci ha impedito durante il resto della vita di abbandonarci completamente all’Amore di Dio e alla sua Provvidenza. Certamente è dolorosa e spaventosa, ma accettandola con amore, apre le porte della Misericordia. E’ l’ultima possibilità di riconoscere che nulla di nostro abbiamo, se non il peccato e che ciò che abbiamo ci è stato benignamente donato da Dio che ha voluto condividere con noi la sua gloria, chiamandoci a partecipare alla Sua meravigliosa opera, compresa la Redenzione completando, come dice San Paolo, quello che manca ai patimenti di Cristo nel nostro corpo.
Non che il sacrificio di Gesù fosse insufficiente, ma perché anche noi con l’offerta del nostro niente potessimo partecipare volontariamente alla salvezza dei nostri fratelli e acquistando quindi meriti, cioè frutti d’amore (anime).
Le croci che siamo chiamati a portare e l’amore che volontariamente dobbiamo mettere nell’affrontarle, ci consentono con misero investimento – ma necessario – ad accedere all’enorme tesoro conquistatoci dalla dolorosa passione di Gesù e dalla sua morte: lo Spirito Santo che ci rende nuovamente uniti a Dio Padre, attraverso Gesù.
Non vorrei essermi spinto troppo oltre, la prego di correggermi fraternamente nel caso avessi pensato ed esposto cose non secondo verità!
Grazie padre, per l’opera preziosa, la ricordo sempre con riconoscenza quando chiedo al Signore e prego per la Santificazione dei Suoi Ministri.
Corrado


Risposta del sacerdote

Caro Corrado,
1. a tutte le tue considerazioni sulla morte, che sono vere, ne vorrei aggiungere delle altre, perché la morte da un punto di vista umano conserva il suo carattere odioso e doloroso.
Nessuno la ama.

2. Di per sé la morte è insita nel divenire stesso delle realtà sensibili, che hanno un processo di generazione, crescita, deterioramento e morte.
Scrive San Tommaso: “La corruzione e il deterioramento delle cose sono naturali: non già per l’inclinazione della forma, principio del loro essere e della loro perfezione; ma per l’inclinazione della materia, che l’agente universale distribuisce proporzionatamente a ciascuna forma. E sebbene ogni forma miri a perpetuare il proprio essere, nessuna forma di cose corruttibili può conseguire codesta perpetuità, all’infuori dell’anima razionale. Poiché quest’ultima non è del tutto soggetta alla materia, come le altre forme; anzi, ha persino una propria operazione immateriale, come abbiamo dimostrato nella Prima Parte. Perciò all’uomo compete per natura l’incorruttibilità per parte della sua forma, a differenza delle altre cose corruttibili. Però siccome l’uomo ha una materia composta di elementi contrari, il tutto risulta corruttibile per l’inclinazione della materia. E da questo lato l’uomo è naturalmente corruttibile, secondo la natura della materia lasciata a se stessa, non già secondo la natura della forma” (Somma teologica, I-II, 85, 6).

3. Scrive ancora San Tommaso: “Dio però, a cui tutte le nature sono soggette, nel creare l’uomo supplì al difetto della natura, dando l’incorruttibilità al corpo mediante il dono della giustizia originale,. E in questo senso si dice che "Dio non fece la morte", e che la morte è punizione del peccato” (Somma teologica, I-II, 85, 6).
“In tal senso il peccato di Adamo è causa della morte e di tutte le altre miserie della natura umana; poiché questo peccato distrusse la giustizia originale, da cui dipendeva non solo la subordinazione all’anima di tutte le potenze inferiori, ma la stessa disposizione del corpo alle dipendenze dell’anima, senza difetto alcuno.
Perciò sottratta la giustizia originale dal peccato del nostro progenitore, la natura umana, come fu ferita nell’anima per il disordine delle sue facoltà, così divenne corruttibile per il disordine del corpo. La sottrazione della giustizia originale ha l’aspetto di pena, come la sottrazione della grazia. Perciò anche la morte e tutte le miserie corporali che l’accompagnano, sono altrettante pene seguite al peccato originale” (Somma teologica, I-II, q. 85, a. 5).

4. Tuttavia la morte non è l’ultima realtà dell’uomo.
Gesù Cristo con la sua risurrezione non ha trionfato solamente sulla sua morte, ma ha fornito anche una sicura garanzia e una meravigliosa anticipazione della vittoria finale sulla nostra morte.
Scrive ancora San Tommaso: “La risurrezione di Gesù Cristo è anche la causa efficiente della nostra risurrezione: perché tutto ciò che fu fatto da lui, non solo fu fatto secondo la virtù della sua umanità, ma anche in virtù della sua divinità a lui unita. E come il suo contatto, quale strumento della divinità, curava la lebbra: così la risurrezione del corpo di Gesù Cristo unito col Verbo della vita è causa della nostra risurrezione.
Alla risurrezione di tutti concorre pertanto come causa principale la virtù della divinità, come causa strumentale la virtù della umanità di Gesù Cristo, e inoltre come causa quasi ministeriale la virtù degli Angeli. Gli Angeli, infatti, raccoglieranno gli avanzi dei corpi; mentre Gesù integrerà i corpi e li unirà con la loro anima” (Commento a 1 Ts 4, lect. 2).

Ti ringrazio ancora per le tue riflessioni, che aiutano ad accettare meglio la morte dalle mani di Dio.
Ti ringrazio in particolare per la preghiera assicurata per me e per la santificazione dei ministri del Signore. È una delle cause più belle.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo