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Quesito

Caro Padre Angelo
è davvero possibile una conversazione quotidiana con Dio?
Forse Lei conosce quel libro di successo, o meglio una serie di libri, che s’intitola proprio così, di un autore americano.
Certo, ricordando Matteo 6, 5-8, Gesù ci invita a pregare nel segreto della nostra cameretta e ci assicura anche che il Padre tuo nel segreto, ti ricompenserà.
Come possiamo riconoscere queste ricompense?
Quali consigli può darmi, Padre Angelo, per condurre me stesso nel segreto della mia cameretta?
Grazie per quanto vorrà illuminarmi su questo argomento.
MD

 


 

Risposta del sacerdote

Carissimo MD,
1. va ricordato anzitutto che ai tempi di Gesù i farisei avevano determinate ore del giorno in cui pregavano e dovunque si trovassero si fermavano, si voltavano verso Gerusalemme e pregavano.
Era facile dunque vederli in preghiera nelle piazze o nei crocicchi delle strade.
Ordinariamente pregavano stando in piedi. Ma non era esclusa la preghiera in ginocchio.
In tal modo si presentavano davanti a tutti come osservanti e religiosi.

2. Gesù invece, che pur prega anche in pubblico e pubblicamente osserva i precetti religiosi, vuole che nella preghiera, come per il digiuno e l’elemosina, sia esclusa la tentazione della vanagloria e del mettersi in mostra.

3. Mi piace riportare a commento di questo insegnamento del Signore quanto dice San Cipriano: “Pregare in luoghi nascosti conviene anche di più alla fede, perché ci persuadiamo che il Signore è presente ovunque e con la pienezza della sua maestà penetra le cose nascoste.
Possiamo anche intendere per porta della casa la bocca del corpo, per non pregare Dio a voce alta, ma con cuore tacito, per tre motivi:
primo, poiché le richieste non vanno fatte a Dio gridando, ma pulsando con una coscienza retta, poiché egli ascolta il cuore;
secondo, perché non è opportuno che un altro conosca le tue preghiere segrete, ma solo tu e Dio;
terzo, perché pregando ad alta voce non permetti a chi ti è vicino di pregare” (De oratione dominica, 4).

4. C’è stato anche chi ha voluto intendere, come San Giovanni Cassiano, che le nostre preghiere devono essere fatte con sommo silenzio perché rimangano nascoste ai quei nostri nemici che massimamente ci tendono insidie quando preghiamo (Collationes, 9,35).

5. San Cipriano aggiunge anche che pregare nel silenzio significa che mentre si prega non si attenda ad altro, come se ci sia qualcosa di più importante che parlare con Dio.
È vero che molto spesso guidando la macchina o andando per strada preghiamo. Ed è buona cosa perché tutto sommato è stare in compagnia del Signore e con la Madonna.
Tuttavia la nostra preghiera non può essere fatta solo in quel modo perché non permette quel raccoglimento con cui ci si dà a Dio per sentire solo la sua voce e donargli interamente il nostro cuore.

5. “Ed egli ti ricompenserà”, e cioè “non soltanto ti darà gratuitamente ma costituirà se stesso come debitore”. In altre parole la preghiera fatta nel segreto viene in un modo o in un altro certamente esaudita.
Questa è l’interpretazione molto bella di San Giovanni Crisostomo (Commento al Vangelo di Matteo 6,6).

6. Dei domenicani della prima ora si legge che amavano molto le orationes secretae (le orazioni segrete). Erano certi, come avveniva per il Santo Padre Domenico, che Dio si sarebbe fatto loro debitore.

Anche a te auguro di cuore tutto questo.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo