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Quesito
Buongiorno Padre,
Rieccomi a voi perché in voi trovo sempre risposta.
E vi ringrazio infinitamente.
Cosa significa la parola Qoe’let dell’Antico Testamento?
So che è stato scritto da Salomone e che era conosciuto come Ecclesiaste.
Perché è stato cambiato nome e cosa vuol dire?
La ringrazio
Risposta del sacerdote
Carissima,
1. la parola ebraica Qoelet viene tradotta in greco con Ecclesiaste.
Deriva dall’ebraico qahaà che corrisponde al greco ecclesìa, cioè chiesa, assemblea.
Pertanto Qoelet o Ecclesiaste sta ad indicare l’uomo dell’assemblea.
Il nome dunque non è stato cambiato, ma è stato portato all’originale.
2. La Bibbia di Gerusalemme dice che l’uomo dell’assemblea può essere “sia il maestro o l’oratore, sia il rappresentante dell’assemblea, sia il pubblico personificato che, stanco dell’insegnamento classico, prende a sua volta la parola”.
3. Il libro inizia così: “Parole di Qoèlet, figlio di Davide, re a Gerusalemme” (Qo 1,1).
La Bibbia di Gerusalemme dice che si tratta di una “finzione letteraria che identifica l’autore con Salomone, il sapiente per eccellenza”.
4. Il biblista Marco Sales afferma la stessa cosa: “La parola Ecclesiaste corrisponde esattamente all’ebraico Qoelet”.
Aggiunge poi: “Questo titolo non sembra appartenere all’autore, ma ad un redattore posteriore”.
Il tema generale dell’opera è questo: “Nella vita umana tutto è vano. Perciò gli sforzi dell’uomo per raggiungere la felicità sono inefficaci”.
5. L’espressione “vanità delle vanità” è un superlativo ebraico.
Se ne trovano altre nella Sacra Scrittura, come ad esempio il Cantico dei Cantici, il Re dei re, il Santo dei santi, il Servo dei servi.
Vanità, in ebraico hebel, significa propriamente soffio, alito leggero del respiro, un vapore tenue che presto svanisce.
Di qui il significato di vanità, futilità, fugacità, fallacia. E si dice di tutto ciò che è senza consistenza, che non dura, dall’apparenza vuota di realtà.
6. Annota ancora Marco Sales: “Questa parola ricorre circa 38 volte e l’autore la applica ora alle diverse manifestazioni dell’attività umana (gli sforzi dell’uomo sono sterili, inefficaci rispetto allo scopo da raggiungere), ora alla stessa vita umana sia nel suo insieme sia in un momento determinato della sua esistenza”.
7. Ed ecco lo scopo del libro sempre secondo Marco Sales: “Se Dio dava all’Ecclesiaste (e con lui a tutti gli uomini) la sensazione intensa della vanità del mondo presente, era solo per rivelarne un altro, e se li invitava a misurare la piccolezza delle gioie terrestri, era per preparargliene delle maggiori.
Tutto quello che passa e finisce sotto un certo aspetto è nulla rispetto a Dio e ai beni eterni, mentre le stesse percezioni positive, che costituiscono la realtà delle cose create, hanno la loro prima sorgente nel Creatore al quale tutto deve ritornare in un inno di gioiosa riconoscenza”.
Con l’augurio di vedere in tutte le cose che passano un richiamo di quelle eterne, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo