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Quesito

Carissimo Padre Angelo,
questa volta ho una domanda semplice e forse anche un po’ banale: 
cosa significa esattamente il termine Messa?
Grazie per la sua immensa pazienza.
Carlo


Risposta del sacerdote

Caro Carlo,
1. non si tratta di una domanda banale perché dappertutto si usa la parola “Messa”, ma ben pochi sanno il motivo per cui il sacrificio eucaristico viene designato con questo nome.
Questa parola compare, forse per la prima volta, in una lettera di sant’Ambrogio alla sorella Marcellina (Ep. I, XX, 4-5). Siamo nel IV secolo.

2. Non è escluso però che l’impiego di questa parola sia più antico e sia stato usato dai cristiani ai tempi delle persecuzioni per occultare ciò che avevano di più caro: l’eucaristia, il sacrificio di Cristo, il memoriale della passione e morte del Signore.

3. Come mai avrebbero usato questa parola?
Molti pensano che le cose siano andate così: dal momento che nei primi secoli cristiani i catecumeni potevano presenziare solo alla prima parte dell’Eucaristia, e cioè potevano partecipare solo alla liturgia della Parola e non al sacrificio, terminata questa parte venivano congedati, e cioè “missi” o “dimissi”.
La stessa cosa avveniva anche per i penitenti. A quei tempi la penitenza per i peccati commessi era pubblica. Finita la loro parte (la liturgia penitenziale?) venivano anch’essi congedati, e cioè “missi” o “dimissi”.
Terminata poi la celebrazione eucaristia, tutta la comunità era licenziata, congedata.
Per questo ripetersi non solo della parola “missi” o “missa”, ma anche dei congedi di varie porzioni della comunità, l’intera celebrazione sarebbe stata chiamata Messa (in latino Missa).
Nello stesso tempo, come ho detto, con questo termine si occultava la celebrazione davanti ai pagani.

4. La parola ebbe subito grande risonanza, entrando nel vocabolario stesso della celebrazione che viene designata con la parola “Missa”.
Alla sua conclusione, il diacono o il sacerdote diceva: “Ite, Missa est”, “Andate, la Messa è finita”.

5. Tuttavia sono state escogitate anche altre interpretazioni.
Una di questa viene indicata dal Catechismo della Chiesa cattolica al n. 1332.
Dopo aver ricordato che questo sacramento viene designato con molte parole, di cui ne offre il significato, come Eucaristia, Cena del Signore, Memoriale della Passione e della Risurrezione del Signore, Comunione, infine riporta anche quello di Santa Messa.
E commenta: “La liturgia, nella quale si è compiuto il mistero della salvezza, si conclude con l’invio dei fedeli (missio) affinché compiano la volontà di Dio nella vita quotidiana” (CCC 1332).
Quell’invio dei fedeli, con l’aggiunta in parentesi della parola (missio), che evoca le parole missi, missa, starebbe a significare che in antico quando si congedava la comunità al termine della celebrazione eucaristica, si ricordava che da qual momento iniziava per tutti una missione (missio), quella di testimoniare con la vita cioè che avevano celebrato.
E siccome avevano celebrato l’immolazione del Signore, anche i cristiani dovevano immolarsi gli uni verso gli altri offrendo il sacrificio della loro vita a Dio in unione con il sacrificio di Cristo.

6. In un documento importante del III secolo, chiamato Tradizione Apostolica, attribuito ad Ippolito di Roma, alla fine della descrizione della celebrazione della veglia pasquale, si legge: “Terminato questo rituale, ciascuno si curi di compiere buone azioni, di piacere a Dio e di vivere rettamente, aderendo con zelo ai principi della Chiesa, mettendo in pratica gli insegnamenti ricevuti e progredendo nella pietà” (cap. 21).
Ecco la missio, la missione: la comunità cristiana è mandata (in latino “missa”) a testimoniare quanto ha celebrato.
La Celebrazione eucaristica, che è il momento più alto della comunità cristiana, diventa così il lievito della vita dei cristiani.
Ne diventa il punto di partenza e il punto di arrivo.

Ti ringrazio per il quesito, ti ricorderò al Signore nella prossima Messa che celebrerò e ti benedico.
Padre Angelo