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Quesito

Caro Padre Angelo,
L’altro ieri il valdese prof. Garrone, che ha partecipato alla presentazione del libro del Santo Padre, ha detto più o meno: "Ringrazio per l’invito in Vaticano. L’ultima volta che accadde, nel 1179, si trattò di due valdesi che tentarono di risolvere i problemi del loro movimento con l’ordinario diocesano. Non ottennero quanto volevano e furono scomunicati nel 1215. Il mio collega Giovanni Luigi Pascale fu portato in questa cornice per essere processato e arso".
La scomunica è in linea di principio sacrosanta: qualsiasi organizzazione ha le sue regole (la Chiesa non fa eccezione), chi non le accetta e’ fuori. Ma su processi e roghi di eretici non c’e’ nessun cattolico capace di dare qualche spiegazione? D’accordo, la sensibilità moderna condanna oggi la pena di morte (e a maggior ragione il rogo), mentre ieri non era così. Ma la persecuzione degli eretici in sé era giustificata o no? Era un attentato alla libertà di pensiero? Questi personaggi avevano semplicemente opinioni diverse oppure erano dannosi per la collettività?
Dobbiamo fare la figura dei crudeli e ottusi persecutori oppure l’operato della Chiesa aveva le sue ragioni?
La ringrazio per i chiarimenti che vorrà darmi, che mi propongo di estendere a tutti coloro con i quali affronterò l’argomento (che e’ ricorrente).
La ricordo a Maria SS. nella preghiera.
Armando


Risposta del sacerdote

Caro Armando,
1. il dott. Garrone non ha perso l’occasione per ricordare alcuni fatti che fanno comparire la Chiesa cattolica come un’istituzione di repressione.
Tuttavia Pietro Valdo, il fondatore dei Valdesi, non fu condannato a morte dalla Chiesa. Né i Valdesi furono sterminati semplicemente perché erano Valdesi.
A loro si chiese di non predicare senza l’autorizzazione del Vescovo.
In un primo tempo accettarono le condizioni, poi le infransero. Sicché Papa Lucio III li scomunicò, insieme ai catari, nel sinodo di Verona (1184). Essi si ritirarono a vita clandestina, raccogliendo segretamente seguaci e simpatizzanti.
I Valdesi italiani nel secolo XIII passarono a una dura opposizione contro la Chiesa, negando la validità dei sacramenti celebrati dai sacerdoti cattolici.
Allora la Chiesa reagì, facendosi aiutare anche dal braccio secolare.
Ma per valutare tutto questo, caro Armando, va tenuto presente che, secondo la legislazione di Teodosio il Grande e di Giustiniano, gli eretici erano considerati rei di alto tradimento, di lesa maestà, anche perché uno dei compiti precipui del principe era quello di difendere la purezza della fede dei suoi sudditi.
E questo spiega perché ad esempio Pietro II di Aragona nel 1197 abbia emanato per un il suo regno un severo editto contro gli eretici, comminando la pena del rogo.
Bisogna poi tener conto che nel medioevo e anche nel rinascimento tutti gli stati avevano le proprie inquisizioni, che corrispondevano in qualche modo ai nostri servizi segreti. E, da quanto dicono gli storici, l’Inquisizione pontificia fu di gran lunga più benevola di altre forme di inquisizione.
È necessario anche ricordare che la Chiesa non combatteva le eresie con la violenza. Prima c’era sempre la predicazione, la persuasione, come mostra anche l’opera dei legati del Papa contro l’eresia catara.

2. Noi, pur tenendo presente la mentalità di quel tempo, facciamo bene a giudicare negativamente l’atteggiamento fortemente repressivo assunto dalle autorità di allora.
Come sai, Giovanni Paolo II, in occasione della purificazione della memoria per il grande giubileo del 2000, se ne è rammaricato e ha chiesto perdono.
E tuttavia va ricordato che anche quelli che si trovavano dall’altra parte non erano sempre “operatori di pace”, per usare un eufemismo. Ai tempi di san Domenico, nel meridione della Francia, molte parrocchie e molti fedeli subivano vessazioni di ogni genere da parte dei catari e degli albigesi.
Personalmente sono certo che lo studio oggettivo della storia aiuta a valutare correttamente gli eventi, senza lasciarsi contaminare da pregiudizi.

Ti saluto, ti seguo con la preghiera e ti benedico.
Padre Angelo