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Buongiorno Padre, mi chiamo Elisa e le ho scritto in passato riguardo alla “difficoltà di confessarmi”
Ora torno a scriverle per chiederle cosa fare riguardo a questo
Cosa fare quando una persona in famiglia bestemmia? da sempre e quando lo fa lo fa in modo bruttissimo, dicendo delle cose orribili, facendo nascere in me che ascolto un disprezzo enorme che a volte sembra odio, non facendomi sentire per nulla bene perché mi fa sentire una persona che giudica, io che sono un’anima che non ha proprio nessun diritto di elevarsi a giudice di nessuno. Ho letto che il peccato di bestemmia soprattutto verso lo Spirito Santo può portare all’Inferno a meno che la persona non si penta con tutto il suo cuore di questo.
E vorrei tanto che questa persona non vada all’inferno. Perché in fondo è una persona che non ha mai fatto del male a nessuno. Credo sia anche dovuto all’ambiente in cui è cresciuta dove la bestemmia era una “consuetudine”.
Quando lo fa noi della famiglia lo rimproveriamo, gli diciamo che per rispetto non dovrebbe, non dovrebbe per la sua anima, non deve perché è un peccato brutto,è un sentire orribile.
Mentre lo fa io dico ” Padre perdonalo perché non sa cosa dice” ma non credo basti.
Cosa si deve fare.
Grazie, buona giornata.
Elisa
Cara Elisa,
1. mi dici che questa persona non ha mai fatto del male a nessuno. Sarà!
Ma bestemmiando quanto male fa a se stessa.
2. La Sacra Scrittura dice: “Non pronuncerai invano il nome del Signore, tuo Dio, perché Dio non lascerà impunito chi pronuncia il suo nome invano” (Es 20,7).
Se Dio non lascia impunito chi pronuncia il suo nome invano, che cosa succede per la bestemmia?
3. A scanso di equivoci: Dio castiga nel senso che noi con la bestemmia, e cioè col peccato mortale, apriamo le porte a tutti i demoni e a tutti coloro che ci vogliono fare del male.
Si tratta dunque di un linguaggio antropomorfico per dire che con la bestemmia ci facciamo da noi stessi un grande male.
4. Il fatto è che questo grande male non lo si fa solo a se stessi perché dal momento che con gli altri costituiamo un solo corpo, con le nostre azioni benefichiamo o danneggiamo anche gli altri a seconda del bene o del male che facciamo.
5. Giovanni Paolo II ha voluto ricordare questa verità nell’esortazione postsinodale Reconciliatio et Paenitentia: “Riconoscere che in virtù di una solidarietà umana tanto misteriosa e impercettibile quanto reale e concreta, il peccato di ciascuno si ripercuote in qualche modo sugli altri. È, questa, l’altra faccia di quella solidarietà che, a livello religioso, si sviluppa nel profondo e magnifico mistero della comunione dei santi, grazie alla quale si è potuto dire che “ogni anima che si eleva, eleva anche il mondo”.
A questa legge dell’ascesa corrisponde, purtroppo, la legge della discesa, sicché si può parlare di una comunione nel peccato per cui un’anima che si abbassa per il peccato abbassa con sé la Chiesa e, in qualche modo, il mondo intero. In altri termini, non c’è alcun peccato, anche il più intimo e segreto, il più strettamente individuale, che riguardi esclusivamente colui che lo commette. Ogni peccato si ripercuote, con maggiore o minore veemenza, con maggiore o minore danno, su tutta la compagine ecclesiale e sull’intera famiglia umana. Secondo questa prima accezione, a ciascun peccato si può attribuire indiscutibilmente il carattere di peccato sociale” (RP 16).
6. Che fare dunque?
Supplicare questa persona perché desista dal danneggiare se stessa e la sua casa.
Se vi vuol bene, deve smettere.
E smettere subito.
Anzi, sarebbe ora che cominci a riparare il male fatto.
7. Intanto prega e offri dei sacrifici per preparare il terreno perché l’osservazione, fatta con dolcezza e carità, possa portare frutto.
Ti accompagno con la mia preghiera e ti benedico.
Padre Angelo