Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Caro Padre Angelo,
Ho un bisogno disperato di ricevere una sua illuminante risposta e dal momento che lei mette a disposizione la sua sapienza, ne approfitto per scriverle.
Vado diretto alla domanda. Io frequento regolarmente la chiesa, eppure sento di avere il cuore diviso tra Dio e il peccato. Mi spiego meglio, mi sono inoltrato nel ciclo interminabile del commettere peccato e poi andare a confessarlo. Io prima di commettere un determinato peccato, confido che poi avrò il tempo per pentirmene, poi vado a confessarmi e ho il proposito di cambiare ma puntualmente la tentazione e il demonio mi vincono. Ho ripetuto il peccato e la confessione decine di volte e ogni volta mi prometto che muterò condotta, ma ogni volta commetto i medesimi peccati e quando devo ringraziare il Signore dopo la confessione e formulare i propositi di emendamento me ne vergogno, perché faccio promesse a Dio nella sua casa che poi non mantengo per la mia fragilità. Puntualmente guardo le ragazze con concupiscenza e le considero come oggetti per soddisfare i miei bisogni. Poi però l’amore per Dio è più forte e puntualmente torno a lui per poi offenderlo di nuovo, davanti all’apparente fascino del peccato non riesco a resistere anche se basterebbe invocare la Madonna per vincere ogni male, ma già farlo costa uno sforzo grande ed ecco che non riesco a fuggire dal peccato.
Io sono pentito quando mi confesso ma la tentazione mi vince dopo qualche giorno. La domanda è, quanto posso continuare prima che Dio si stanchi di me e non mi perdoni più? Questo può accadere? Dio mi può togliere il paradiso o la possibilità di salvarmi per sempre. Mi scusi, ma se Dio ci perdonasse sempre noi potremmo peccare tranquillamente senza conseguenze per poi prenderci il tempo di pentirsi e ripetere il peccato. Ho letto anche molti santi che parlano di abuso della misericordia, credo di esserne colpevole. Anche i santi ci mettono in guardia dall’ abusare della misericordia di Dio. Un sacerdote con cui mi sono confessato mi ha detto che il perdono di Dio è infinito ma il peccato fa male alla nostra vita, quindi anche dopo la confessione, noi subiremo le conseguenze del nostro peccato? Anche quando passeremo all’altra vita subiremo le conseguenze dei peccati che abbiamo confessato? Quando confessiamo un peccato, il Signore lo cancella per sempre e questo si ripete sempre? Ho il timore che Dio si stanchi di me e della mia pessima capacità di mantenermi in stato di grazia e mi abbandoni per sempre senza via di scampo. Come se Dio mi sopporti un po’ e poi mi faccia precipitare all’inferno.
La prego di chiarire questo dubbio e di indicarmi una strada per uscire da questo peccare e confessare.
La ringrazio per la sua eventuale risposta. 


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. anzitutto è necessario distinguere tra peccato mortale e peccato veniale.
Il peccato mortale può e deve essere eliminato dalla nostra vita.
È di fede che con la grazia possiamo evitare tutti i singoli peccati mortali.
Mentre, pur godendo della grazia, non è possibile evitare tutti i singoli i peccati veniali.
Perciò quando la confessione abitualmente viene fatta per i soli peccati veniali, è inevitabile che ci sia una certa ripetizione.

2. Ciò non toglie che ci debba essere un impegno per vincerne l’uno o l’altro, senza cedere inesorabilmente.
Questo risulta più facile quando la confessione è regolare e frequente, soprattutto se settimanale.
Molte persone si confessano settimanalmente, pur avendo solo peccati veniali. È più facile per queste persone avere il dominio su se stesse, sulle occasioni che portano al peccato.
Inoltre le parole del confessore a loro volta aiutano. E sebbene il fervore della confessione non possa durare a lungo, tuttavia almeno per qualche spazio di tempo ci si sente più impegnati ad essere come il Signore ci vuole.

3. Penso però che l’oggetto della tua mail riguardi i peccati mortali.
Come ho già detto altre volte, il rimedio sta nella preparazione della confessione, e non tanto nel portare alla memoria i peccati gravi, perché se la confessione è frequente si sa già quali siano.
Per ricordarli e confessarli ci si mette ben poco.
La cosa più importante invece riguarda il dispiacere e il pentimento dei peccati, che in gergo teologico viene chiamato contrizione.

4. Ora la contrizione, che consiste nel dispiacere di aver offeso Dio e di aver crocifisso di nuovo Gesù Cristo nel nostro cuore (cfr. Eb 6,6), è una grazia di ordine soprannaturale.
Non viene dai nostri sforzi, ma è un dono e pertanto va invocata.

5. Va invocata così: chiedendo a Dio di darci un po’ di quel dispiacere che Gesù Cristo ha provato sulla croce per i peccati che noi ci accingiamo a confessare.
Ora Gesù sulla croce ha pronunciato questo giudizio sul peccato: se per rimediarlo è necessaria la morte di Cristo, vuol dire che il peccato è così orribile da preferirgli la morte.
Questa è la cosa principale da fare nella celebrazione del sacramento della penitenza. È più importante ancora dell’accusa dei peccati.
Un simile pentimento, proprio perché è suscitato dalla grazia ed è accompagnato dalla grazia, dà la forza per poter cambiare.
Come è stato detto giustamente da qualcuno, si giunge a un vero pentimento dei peccati quando confrontandoli con la morte di Cristo si dice: “peccato mi fai schifo”.

6. Di qui nasce la detestazione che è una componente essenziale della contrizione.
Per detestazione si intende che si vorrebbe non averlo mai compiuto e che se adesso si presentasse l’occasione lo si rimuoverebbe con tutte le proprie forze.
Per questo è necessario raccogliersi in preghiera e domandare insistentemente a Dio di donarci questi sentimenti e di non uscire da questa preparazione fino a quando non li si sente dentro di sé.

7. Tali sentimenti sono così buoni e così secondo Dio che portano subito ad un altro atteggiamento interiore che spinge una persona a dire a se stessa: “Che cosa devo fare per evitare il ripetersi di questi peccati”.
Quando si è giunti alla risoluzione di fare questo o quest’altro per evitare il peccato si può dire che c’è la contrizione che insieme con la grazia del sacramento dà la forza di cambiare vita.

8. Chiedi alla Madonna di ottenerti questa grazia dallo Spirito Santo.
La Madonna non rimanda mai a mani vuote.
Una grazia così bella la si ottiene sempre, se la vogliamo.

Con l’augurio che questo possa avvenire ben presto nella tua vita, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo