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Quesito
Caro Padre Angelo,
Le auguro ogni bene e sento di volerle rinnovare la mia più sincera stima. (…).
Mi chiedevo poi: ha qualche consiglio per sviluppare umiltà, mitezza e abbandono a Dio?
Se la prima gliela domando come antitesi ad un peccato del quale mi sono spesso macchiato in passato, la seconda è una virtù che apprezzo moltissimo negli altri e nel Vangelo.
La terza, intesa come capacità di lasciare serenamente gli eventi scorrere affidandomi all’Altissimo, è una grazia che faccio molto fatica a praticare per via del mio carattere e delle mie tendenze ansiose.
Nelle lettere scritte dagli apostoli trovo ricorrente il tema del non giudicare.
Ha qualche consiglio operativo su come consigliare in maniera fraterna e amorevole?
Aggiungo una postilla.
Nell’occasione dell’ultima riconciliazione, il frate confessore mi ha invitato a farmi meno domande su Dio citando il famoso aneddoto di Sant’Agostino lungo la riva del mare… quanto mi è stato detto mi ha perplesso.
Sebbene la fede abbia i suoi misteri, interrogarli e avvicinarsi anche solo un po’ al Signore mi permette di capirlo meglio e trovarlo più facilmente nel mondo.
Sarebbe folle cercare di afferrare l’infinito, certo, ma non fare uso della ragione e della conoscenza in quest’ambito mi sembra, oltre che limitante, quasi svilente.
Nel ragionamento sulle scritture e nella teologia in generale, da me, ho sempre trovato una grandissima gratificazione al pari di una preghiera: giungendo al termine di alcuni pensieri, mi rendo conto dell’infinita bontà di Dio.
La saluto nuovamente e la ringrazio della disponibilità.
In fede,
Tommaso
Risposta del sacerdote
Caro Tommaso,
1. “Ignoti nulla cupido”. Così dicevano gli antichi. Ed è vero.
Non si può provare fascino o attrazione per ciò che non si conosce.
Per questo una conoscenza più profonda di Dio porta ad amarlo sempre di più e a vivere per lui.
2. Molto di più l’amore per Dio si accende ascoltando la sua parola, che non è una parola qualunque, ma una parola che spira amore e che pertanto attrae.
Dice San Tommaso che il nostro studio non è lo studio di una parola qualunque, ma di una Parola che spira amore.
Dice testualmente: “Filius autem est verbum, non qualecumque, sed spirans amorem” (“il Figlio non è un Verbo qualunque, ma un Verbo che spira amore”; Somma teologica, I, 43, 5).
3. Secondo San Tommaso la prima strada per incrementare l’amore per il Signore è l’ascolto della sua parola.
Ecco che cosa dice: “Questo è ben evidente da quanto capita tra noi: quando sentiamo parlare bene di qualcuno, veniamo infiammati a volergli bene.
Allo stesso modo, ascoltando la Parola di Dio, veniamo accesi d’amore per lui: “Purissima (molto infiammata) è la tua Parola, il tuo servo la predilige” (Sal 119,140). Oppure: “La Parola del Signore lo infiammò” (Sal 105,19 Vg). Ecco perché quei due discepoli, ardenti di amore divino, dicevano: “Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre egli ci parlava lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?” (Lc 24,32).
Così pure leggiamo che, durante la predica di Pietro, lo Spirito Santo discese sugli ascoltatori della divina Parola. Questo capita spesso anche durante le predicazioni: coloro che col cuore indurito vi accedono, si accendono d’amore divino alla parola del predicatore” (Commento alla lettera gli Ebrei, 5,1-2).
4. Se mi è lecito portare una testimonianza dell’Ordine domenicano, lo studio è uno dei pilastri portanti per il nostro Ordine. E non soltanto per una più profonda e motivata conoscenza di Dio e delle verità rivelate, ma anche perché ci si è accorti che i più dotti nelle cose di Dio sono spesso anche i più santi.
5. Mi chiedi poi qualche consiglio per sviluppare umiltà, mitezza e abbandono a Dio. Eccoli in breve.
Per l’umiltà: cerca di stare sempre alla presenza di Dio e di guardare tutto e tutti con uno sguardo soprannaturale. Nello stesso tempo nelle conversazioni lascia al tuo interlocutore l’ultima parola e compiaciti per quello che dice, purché evidentemente non dica cose sbagliate.
6. Per la mitezza: prova a fare come Santa Teresa di Gesù bambino, giovanissima maestra delle notizie. Le sue consorelle, che accoglievano volentieri le sue osservazioni, un giorno le chiesero: “Ma lei ha il dono di leggere nei cuori?”
Santa Teresa rispose: “No, ma se volete conoscere il mio segreto, eccolo: quando devo farvi un’osservazione prima mi rivolgo alla Beata Vergine recitando un’Ave Maria e poi mi trovo a dirvi parole alle quali non avevo neanche pensato”.
La Madonna è la dolcezza in persona. Quando la si fa intervenire, si è da lei aiutati ad essere miti, dolci, e a consigliare, e magari anche a correggere, con amabilità il nostro prossimo.
Prova a fare così!
7. Per l’abbandono in Dio: cerca di tenere presente le parole di San Pietro, soprattutto nei momenti difficili e di sofferenza: “Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché vi esalti al tempo opportuno, riversando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi” (1 Pt 5,6-7).
Riversando su di lui, non sugli altri! Pertanto, pregando e rimanendo in silenzio. “Nel silenzio e nella speranza starà la vostra forza” (Is 30,15).
Con l’augurio di portare in Cristo un frutto sempre più abbondante, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre Angelo