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Padre Angelo
volevo una sua considerazione vedendo che tratta tematiche sulla sessualità!
Io e la mia ragazza ci sposeremo fra qualche tempo e ci stiamo impegnando da vari anni alla castità matrimoniale!
Con la mia ragazza valutavamo nei primi periodi del matrimonio di aspettare prima di aprirci alla vita con dei contraccettivi, non abortivi ovviamente! (Se dovesse capitare prima alleluia e lode a Dio)
Sono molto documentato sulle varie esortazioni ed encicliche di Paolo VI e GP II riguardanti questo argomento tanto delicato!
Entrambi consigliano una contraccezione naturale e aspettare i periodi meno fertili!
Se dovessi pensare, i giorni di infertilità, soprattutto nei primi periodi di matrimonio francamente lo vivrei con un grande peso…
Ho avuto anche discussioni animate con alcuni amici, per alcuni dei quali è giusto aspettare i periodi non fertili per unirsi mentre altri usano i contraccettivi (profilattico o pillola) dando come spiegazione che il Signore guarda l’intenzione del cuore…
Fare contraccezione naturale o con l’uso di contraccettivi, l’intenzione è quello di non procreare! Quindi o è peccato tutte e due i tipi di contraccezione o non lo è …
C’è chi mi ha consigliato per un po’ di tempo visto il lungo periodo di astinenza che sia giusto anche aumentare l’intimità di coppia soprattutto all’inizio del matrimonio e che una gravidanza immediata potrebbe interrompere quasi sicuramente i rapporti sessuali per 9 mesi per evitare danni fisici e/o psicologici al feto!
Certo di una sua risposta le porgo cordiali saluti.
Carissimo,
1. c’è un errore di fondo nella tua mail, ed è quello di considerare i metodi naturali come una forma contraccezione naturale.
La Chiesa non ha mai parlato di contraccezione naturale.
2. La parola contraccezione evoca un intervento sull’atto per impedirne gli effetti naturali.
Ed è per questo che la contraccezione altera volutamente il disegno del Creatore sull’amore umano e sulla sessualità.
Mentre nel ricorso ai ritmi naturali non si altera nulla e si accetta nel fondo di se stessi che quegli atti – che di loro natura sono ordinati a suscitare la vita – possano di fatto procreare.
3. Tra i due metodi c’è dunque una differenza essenziale.
Nel primo caso si esclude volontariamente di suscitare la vita.
Nel secondo caso se ne accetta la possibilità.
4. Nel primo caso si rifiuta il disegno di Dio.
Nel secondo caso lo si accoglie e si rimane alleati della divina sapienza.
5. Nel primo caso ci si rifiuta di donarsi in totalità, mentre il gesto dell’intimità coniugale vorrebbe dire proprio questo.
Nel secondo caso ci si dona in totalità, perché si dona anche la propria capacità di diventare padre e madre.
6. Nel primo caso, come diceva Giovanni Paolo II, si introduce un principio di falsificazione nell’intimo della propria vita coniugale: “Così al linguaggio nativo che esprime la reciproca donazione totale dei coniugi, la contraccezione impone un linguaggio oggettivamente contraddittorio, quello cioè di non donarsi all’altro in totalità.
Ne deriva, non soltanto il positivo rifiuto all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale, chiamato a donarsi in totalità personale” (FC 32c).
Nel secondo caso si dona tutto il proprio corpo, tutte le proprie potenzialità, tutto se stessi.
7. Nel primo caso “l’atto coniugale privo della sua verità interiore, perché privato artificialmente della sua capacità procreativa, cessa di essere atto di amore” (Giovanni Paolo II, 22.8.1984).
Nel secondo caso l’atto conserva il suo significato di autentico e totale dono di sé.
8. Giovanni Paolo II ha ricordato che fra i due metodi vi è “una differenza assai più vasta e profonda di quanto abitualmente non si pensi e che coinvolge in ultima analisi due concezioni della persona e della sessualità umana tra loro irriducibili” (FC 32), ed invita “ad approfondire la differenza antropologica e al tempo stesso morale che esiste tra la contraccezione e il ricorso ai ritmi infecondi” (Ib.).
Di questa differenza ne ho parlato a lungo in quattro puntate che puoi leggere nelle risposte pubblicate il 14, il 15, il 16 e il 17 aprile 2010.
9. Mi accenni anche alle discussioni animate con alcuni amici, alcuni dei quali ti hanno detto che il Signore guarda l’intenzione del cuore…
E tu concludi: “Fare contraccezione naturale o con l’uso di contraccettivi, l’intenzione è quello di non procreare!”.
Mi viene da ricordare che perfino Bertinotti, segretario per partito di rifondazione comunista, aveva detto che di sante intenzioni è lastricata la strada che porta all’inferno (l’espressione è presa da santa Teresa d’Avila).
Non basta l’intenzione buona per coonestare qualsiasi azione, anche cattiva.
10. Inoltre il Concilio Vaticano II proprio sull’argomento di cui stiamo parlando ha affermato:
“Quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi che hanno il loro fondamento nella dignità stessa della persona umana e dei suoi atti e sono destinati a mantenere in un contesto di vero amore l’integro senso della mutua donazione e della procreazione umana, e tutto ciò non sarà possibile se non venga coltivata con sincero animo la virtù della castità coniugale.
I figli della Chiesa, fondati su questi principi, non potranno seguire strade che sono condannate dal Magistero nella spiegazione della legge divina” (Gaudium et spes 51).
11. Mi dici che ti sei documentato sui documenti di Paolo VI e di Giovanni Paolo II e hai capito che tutti e due consigliano una contraccezione naturale.
Ebbene quest’espressione non l’hanno mai usata.
Proprio perché fruendo dei ritmi infecondi non si fa contraccezione alcuna!
Né corrisponde al vero che la gravidanza impedisca i rapporti sessuali per 9 mesi per evitare danni fisici e/o psicologici al feto.
Ti auguro ogni bene per il tuo matrimonio.
Soprattutto ti auguro che sia fondato sulle leggi del Creatore, che al dire di Giovanni XXIII sono leggi sapientissime, e pertanto leggi inviolabili e immutabili che vanno riconosciute e osservate (Mater et Magistra, 204).
Vogliono tutelare per noi molti beni.
Ti ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo