Questo articolo è disponibile anche in:
Italiano
Quesito
Reverendo padre,
come saranno giudicati gli uomini senza capacità di intendere e di volere? In base a quali criteri? E come si concilia questa situazione contingente con la teoria cattolica secondo la quale l’intelligenza umana risiede nell’anima, quindi immune da decadimento cognitivo? Non riesco a conciliare queste due tesi che sembrano opposte.
La ringrazio per la risposta che vorrà darmi e la saluto cordialmente
Risposta del sacerdote
Carissimo,
1. per il primo quesito: prima ancora di dare una risposta va premesso che per entrare in paradiso è necessaria la grazia santificante.
Entrare in paradiso significa entrare in una comunione di vita con Dio che è al di sopra delle possibilità umane perché Dio è nell’ordine soprannaturale, mentre noi siamo nell’ordine naturale. Tra Dio e noi c’è una distanza infinita.
2. Dio colma questa distanza elevandoci all’ordine soprannaturale infondendo in noi la grazia santificante.
In via ordinaria la infonde nel battesimo e negli altri sacramenti.
Per chi non la riceve attraverso le vie ordinarie, possiamo confidare nelle vie straordinarie perché Dio vuole che tutti gli uomini entrino in comunione con lui e anche perché la grazia non viene infusa solo nei sacramenti.
3. Per il caso che tu mi hai presentato vanno fatte delle distinzioni.
Se le persone senza capacità di intendere e di volere hanno ricevuto il battesimo non ci sono problemi.
Se non l’hanno ricevuto, si può ipotizzare per loro la medesima sorte dei bambini morti senza battesimo. E pertanto possiamo confidare in una illuminazione particolare da parte di Dio subito dopo la morte, in modo tale che accogliendo l’illuminazione e la grazia santificante possano essere rivestiti della veste nuziale di cui parla il Vangelo.
4. Per il secondo quesito è vero che l’intelletto, essendo una facoltà spirituale dell’anima, non può essere corrotto nella sua capacità cognitiva.
Tuttavia a motivo dell’unità dell’anima col corpo, l’intelletto può subire un imbarazzo o un ostacolo da parte del corpo, come avviene normalmente nel sonno.
La mente conserva la sua capacità cognitiva, ma di fatto non la esercita.
5. I teologi distinguono tra essere intelligente in atto primo ed essere intelligente in atto secondo.
In atto primo sono intelligenti tutte le persone umane, anche il bambino dentro il grembo della madre, come anche colui che è ridotto soltanto a vita vegetativa.
In atto secondo, invece, sono intelligenti tutte le persone che di fatto esercitano l’intelligenza.
6. Va ricordato anche che, finché siamo nella vita presente, niente entra nella nostra intelligenza se prima non passa attraverso i sensi.
Orbene, può capitare che il corpo, per qualche suo difetto, non cooperi in maniera adeguata con l’intelligenza.
Non coopera quando non gli fornisce le immagini dalle quali astrarre il pensiero, come nel primo caso da te ipotizzato perché non si è aggiunto l’uso di ragione.
7. Oppure coopera in maniera alterata fornendo immagini alterate.
L’intelletto allora agisce secondo ciò che gli è stato presentato, concependo e partorendo pensieri e giudizi alterati.
Di questi giudizi non si è responsabili a meno che l’alterazione non sia stata provocata per una colpa personale come avviene in chi volontariamente si è messo in stato di ebrezza.
Con l’augurio di ogni bene, ti benedico e ti ricordo nella preghiera.
Padre