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Quesito
Caro Padre Angelo,
Mi riferisco alla Sua risposta in merito al quesito rivoltoLe da Alessandro circa l’inferno, da dove una persona nemmeno se si pentisse nel migliore dei modi potrà assolutamente più uscirvi.
La Sua risposta mi è entrata nel cervello come la risposta più comprensibile ma poi mi è sorta una domanda e cioè: essendo che siamo fuori dal tempo e non abbiamo più un attimo successivo per poterci pentire, quindi la nostra situazione resta come è sia che siamo all’inferno sia che siamo in Paradiso, mi domando: i diavoli trovano sempre attimi successivi per fare il male per poter portare dietro a sé più anime possibili. Che differenza c’è dall’eternità, nella quale loro vivono già, al nostro tempo presente, dato che loro possono comunque fare il male che vogliono a noi nonostante siano ormai fuori dal tempo.
E’ giusta la mia domanda? o meglio l’ho posta nel modo giusto?
Or ora mi è venuta alla mente un’altra cosa e cioè: i Santi in Paradiso possono comunque farci del bene, sempre, nonostante siano fuori dal tempo. La stessa cosa vale per i diavoli che possono farci del male, vero è solo se noi lo vogliamo, sia che ce ne accorgiamo sia che non ce ne accorgiamo. Ma la mia domanda iniziale resta sempre perché c’è qualche cosa in tutto questo che non capisco.
Questa è la seconda lettera che Le invio e La ringrazio sentitamente per la Sua risposta alla mia prima lettera, che ho già ricevuto e letto con grande gioia.
Nuovamente La ringrazio anticipatamente per la risposta che vorrà inviarmi anche per questa nuova domanda.
Cordiali saluti da Ornella
Risposta del sacerdote
Cara Ornella,
1. La tua prima affermazione ha bisogno di una correzione. Scrivi: “circa l’inferno, da dove una persona nemmeno se si pentisse nel migliore dei modi potrà assolutamente più uscirvi”.
Questo non è vero.
Se una persona si convertisse nel migliore dei modi, e cioè se tornasse a Dio con tutto il cuore (perché la conversione non è altro che questo) non si troverebbe più all’inferno. Il problema è che chi si trova all’inferno si trova nell’impossibilità di pentirsi.
La volontà di chi è all’inferno è irrimediabilmente contro Dio.
2. A questo punto fai una domanda molto intelligente. Ti chiedi: se uno è nell’eternità non dovrebbe più passare dalla potenza all’atto; dunque né demoni né santi potrebbe avere qualche influsso sul mondo.
3. San Tommaso d’Aquino ricorda che accanto al concetto di eternità e di tempo ne esiste un terzo, quello di evo.
Ed è quello proprio degli angeli (e dunque anche dei demoni) e delle anime separate dal corpo (compresi i santi).
In questo modo riusciamo a capire la situazione intermedia che va tra il giudizio particolare, che avviene subito dopo la morte, e il giudizio universale che è accompagnato dalla risurrezione dei corpi.
Gli autori medievali facevano questo ragionamento: se dopo la morte (alla fine del mondo) avviene la risurrezione del corpo e se nel frattempo i santi possono fruire dell’aumento della beatitudine soprannaturale vuol dire che le anime non si trovano ancora perfettamente nell’eternità, altrimenti non vi potrebbe essere aumento.
Dicevano ancora: l’evo è proprio anche degli angeli e dei demoni, nei quali osserviamo una qualche mutabilità, a loro modo, anche di luogo.
Anche dei santi fino alla fine del mondo hanno qualche mutabilità, perché con la loro intercessione ottengono grazie e favori per quelli che sono rimasti sulla terra (in questo senso si dice che cresce la loro gloria accidentale).
4. S. Tommaso, al termine di un articolo della Somma teologica, scrive:
“Così dunque il tempo implica un prima e un poi;
l’evo invece non ha in sé né un prima né un poi, ma può averli annessi;
l’eternità infine né ha un prima e un poi, né li comporta in alcun modo” (Somma teologica, I, 10, 5).
Ti saluto, ti prometto un ricordo al Signore e ti benedico.
Padre Angelo