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Quesito

Salve parroco,
è per puro caso che mi sono ritrovata a leggere alcune domande con relative risposte che compaiono sulla pagina web “amici domenicani”…
Ultimamente mi capita spesso di discutere con i miei amici di questioni religiose o pseudo-tali e le conversazioni non filano mai troppo lisce. Il fatto è che credo che troppa gente si definisca cattolica senza neppure conoscerne il significato, ed è questo il caso della maggior parte delle persone con le quali mi confronto.
Vorrei che rispondesse ai miei dubbi qualcuno che ne sappia davvero qualcosa… è per questo che mi rivolgo a lei.
Forse le mie domande le risulteranno banali o inadeguate ma correrò il rischio, sperando in una sua risposta sincera e spassionata:
Come faccio a credere, senza riserva alcuna, in qualcosa che mi è stato trasmesso dalla società in cui vivo?
Come posso pensare che è proprio la religione cattolica, insediata così bene nella cultura occidentale, quella giusta? È lecito supporre che se fossi nata in un altro paese, con un’altra cultura mi sarei rivolta ad un altro Dio?!
E adesso mi trovo a leggere nelle sue risposte la necessità di chi sa quali esercizi spirituali per espiare colpe che io neppure riesco a ritenere tali, perché rea del fatto di limitarmi a credere in un Dio e in un’etica, tutta mia, senza la presunzione di possedere una verità che a mio avviso non è di umana competenza.
E allora mi sorge spontanea una domanda: finirò all’inferno per questa mia impudenza? O una mia buona condotta che sia sempre, o meglio che provi sempre ad essere in pieno accordo con la salvaguardia di quelli che per me sono i principi-pilastri della vita, come il rispetto per il prossimo, il buon senso, l’amore, possa in qualche modo ovviare a questa mia grave mancanza???
La ringrazio in anticipo per l’attenzione.
Spero in una sua pronta risposta!


Risposta del sacerdote

Carissima,
cerco di soddisfare il tuo desiderio di conoscere.

1. Alla prima domanda: “Come faccio a credere, senza riserva alcuna, in qualcosa che mi è stato trasmesso dalla società in cui vivo?”
Se le cose stessero semplicemente come tu le poni, avresti perfettamente ragione.
Non è criterio veritativo il solo fatto che la società ci abbia tramandato determinate credenze.
La società non è infallibile, può avere errori, deviazioni…
Inoltre vediamo che la società e le sue leggi mutano, il che sta a dimostrare che il suo modo di esistere e di regolarsi è soggetto a revisioni.

2. Noi certamente riceviamo l’annuncio della fede da parte di qualcuno, e potrei dire da parte della famiglia, della Chiesa, della società.
Ma la fede, e cioè l’adesione a Dio che si rivela e ci parla, non ha il suo fondamento nella famiglia, nella Chiesa o nella società che ce lo annuncia, ma in Dio stesso.
Infatti la fede aderisce a realtà invisibili e al di sopra delle nostre capacità conoscitive. E per aderire a queste realtà è necessario che Dio muova l’interno dell’uomo e gli dia la forza di aderire.
Anche se fosse nostro Signore stesso a parlare, se non c’è questa mozione interiore non si può aderire.
Per questo Gesù ha detto: “Nessuno viene a me se il Padre non lo trae” (Gv 6,44).
Ed è per questo che si afferma che “la fede è dono di Dio”.
Non è un dono della società. La società ce la può annunciare. Ma l’adesione dipende dalla mozione interiore di Dio.

3. Mi chiedi ancora: “Come posso pensare che è proprio la religione cattolica, insediata così bene nella cultura occidentale, quella giusta?”
È vero che si è insediata nella cultura occidentale ma non s’identifica con essa.
Una persona che vive nelle nostre zone non può non respirare la cultura occidentale, ma nei confronti della fede rimane sempre libera.
D’altra parte tu puoi constatare che non siamo cristiani per razza, ma per scelta. Cristiani non lo si nasce, ma lo si diventa (nell’islam invece si è islamici per razza, per discendenza. Anche se uno non lo vuole, ma se il padre è musulmano, anche lui è musulmano).

4. Mi chiedi però come facciamo a sapere se la nostra religione sia quella giusta.
Per sapere questo abbiamo la ragione. Basta usarla.
Per avere una serie di ragioni, ti rimando alla risposta che ho dato ad un giovane, di nome Bernardo, in data 13 settembre 2008.
Vedrai che le motivazioni sono persuasive.
Tuttavia, come ti ho già detto nel punto 2, nonostante tutte queste risposte, se uno non riceve la mozione interna di Dio che lo spinge a credere, non può aderire.
Avrai notato che ho scritto: se uno non riceve la mozione interna di Dio che lo spinge a credere. Sottolineo il verbo “spinge”, non ho scritto “necessita” perché la fede, pur essendo dono di Dio, richiede l’adesione libera dell’uomo.

5. Dici inoltre: “È lecito supporre che se fossi nata in un altro paese, con un’altra cultura mi sarei rivolta ad un altro Dio?!”.
A parte che Dio è lo stesso, sebbene venga chiamato con altri nomi e sebbene non tutte le conoscenze su di lui siano identiche, ti do ragione: Sì, adesso avresti un’altra religione.
Tuttavia l’adesione alla fede di un musulmano o di un appartenente ad altra religione non richiede la mozione interna di Dio. È frutto della credenza della società, è fede umana, vale a dire parte solo dalla buona volontà del soggetto, aiutata o condizionata dalle credenze della società.
La fede cristiana, pur avendo tutto questo come premessa, presuppone la mozione interna di Dio e il libero consenso dell’uomo.
Ed è per questo che – almeno in linea di principio – uno può smettere di essere cristiano, ma non può smettere di essere mussulmano.

6. Mi dici nella tua mail che parli con persone che si credono cattoliche senza neppure conoscerne il significato.
Permettimi di dirti: a questo punto dovrai riconoscere che anche tu parli di fede cattolica senza conoscerne molto il significato… Non è vero?
Inoltre quali sono gli esercizi spirituali che io indico per espiare chissà quali colpe che uno non ritiene neanche tali?
Come potrai vedere, da un esame delle risposte, l’espiazione dei nostri peccati la fa soltanto Gesù Cristo.
L’esercizio “spirituale”, se vuoi chiamarlo così, consiste nel rendersi partecipe di questa espiazione attraverso la confessione sacramentale.
A proposito di quelli che si credono cattolici senza neanche sapere che cosa significhi, ti dico che essere sacerdote non significa essere parroco. Infatti io sono sacerdote, ma non parroco. I cattolici invece sanno che non tutti i sacerdoti sono parroci…

7. Scrivi anche che ai nostri occhi appari “rea del fatto di limitarmi a credere in un Dio e in un’etica, tutta mia, senza la presunzione di possedere una verità che a mio avviso non è di umana competenza”.
Permettimi di dirti che la visione di Dio tutta tua e l’etica tutta tua, dal momento che come riconosci non hai la garanzia di possedere la verità, può essere tutta sbagliata.
A questo punto è doveroso dire: sarebbe davvero brutto edificare la propria vita su un fondamento sbagliato ed esporla fallimento.

8. I cristiani non hanno la verità da se stessi, ma aderiscono, per mozione interiore proveniente da Dio e per libera adesione, a Colui che ha detto: “Io sono la verità” (Gv 14,6).
Qui torniamo di nuovo al discorso precedente: l’affermazione di Cristo è credibile? Si può dire: “è tutta sbagliata e falsa”?
Vai a rileggere la risposta del 13 settembre 2008.

7. Concludi: “E allora mi sorge spontanea una domanda: finirò all’inferno per questa mia impudenza?”.
Se tu vada all’inferno, non lo so, anzi mi auguro che tu non ci vada.
Che ci sia invece un pò di impudenza nella tua domanda di questo sono quasi certo, e questo mi dispiace.
Se cerchi le risposte e il dialogo allora bisogna essere seri e rispettosi dell’interlocutore.
Ti posso solo dire che non basta la buona coscienza per ritenersi salvi. La coscienza può sbagliare nei suoi giudizi. I terroristi agivano e agiscono in buona coscienza. Ma indubbiamente è una coscienza sbagliata.
Un filosofo pagano, quale Aristotele, diceva che ognuno si costruisce in base a quello che fa e in base a quello che è.
La luce che viene da noi stessi è debole, crepuscolare. Possiamo prendere lucciole per lanterne! E può essere deformata dal nostro comportamento, senza che noi ce ne accorgiamo.

8. Meglio affidarsi a Colui che ha detto: “Io sono la luce del mondo” (Gv 8,12) e che stimola ognuno a confrontarsi con Lui e a rispondere alla sua domanda: “Chi di voi può convincermi (accusare) di peccato?” (Gv 8,46).
Quelli che l’hanno condannato a morte, gli concedevano la buona fede, affermando che agiva con la forza del peggiore dei demoni.
Mi auguro che non sia la prima a dire: “Gesù ha sbagliato” oppure “è presuntuoso perché ha detto Io sono la Verità”.

Ti assicuro un cordiali ricordo nella preghiera, ti saluto e ti benedico.
Padre Angelo