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Quesito

Caro padre Angelo,
gradirei conoscere il suo parere circa le implicazioni morali del caso Eluana: innanzitutto se è configurabile come eutanasia oppure omicidio e quindi come si colloca nel contesto illustrato dalla Evangelium Vitae.
Vorrei anche sapere se secondo lei i pronunciamenti di Giovanni Paolo II (sempre nell’EV) su omicidio, aborto e eutanasia sono inquadrabili nell’ambito dell’infallibilità papale.
Sempre sul caso Eluana, mi sono tornate in mente le parole della Lumen Gentium sul “popolo di Dio”. Se non erro, ci possono essere persone dentro la Chiesa che non ne fanno parte (perché sono inserite formalmente nella Chiesa ma non con il cuore) e invece possono farne parte persone anche fuori la Chiesa. Mi chiedo se coloro (formalmente non cattolici) che hanno difeso la vita in questo caso tristissimo fanno parte del popolo di Dio. O meglio: condizione per farne parte è l’essere in comunione con i principi irrinunciabili della Chiesa oppure chi è fuori può farne parte solo se non ha mai sentito parlare di Cristo e segue quindi la legge naturale e cerca di comportarsi nel migliore dei modi?
La ringrazio per la sua opera missionaria e la esorto a continuare, in virtù dei molteplici benefici che essa produce.
Antonio


Risposta del sacerdote

Caro Antonio,
1. La morte di Eluana è stata una forma chiarissima di eutanasia.
Le si sono somministrati farmaci analgesici e si è cessato di nutrirla.
Giovanni Paolo II ha detto: “La somministrazione di acqua e cibo, anche quando avvenisse per vie artificiali, rappresenta sempre un mezzo naturale di conservazione della vita, non un atto medico…
L’obbligo di non far mancare le “cure normali dovute all’ammalato” comprende, infatti, anche l’impiego dell’alimentazione e idratazione. La valutazione delle probabilità, fondata sulle scarse speranze di recupero quando lo stato vegetativo si prolunga per oltre un anno, non può giustificare eticamente l’abbandono o l’interruzione delle cure minimali al paziente, comprese alimentazione e idratazione. La morte per fame e per sete, infatti, è l’unico risultato possibile, in seguito alla loro sospensione. In tal senso essa finisce per configurarsi, se consapevolmente e deliberatamente effettuata, come una vera e propria eutanasia per omissione (…). Una tale azione rappresenta sempre – come ho scritto nell’enciclica Evangelium vitae (n. 65) – una grave violazione dalla Legge di Dio, in quanto uccisione deliberata moralmente inaccettabile di una persona umana” (Discorso al Congresso Internazionale sulla vita vegetativa, 17-20 marzo 2004).

2. Mi chiedi se “i pronunciamenti di Giovanni Paolo II (sempre nell’EV) su omicidio, aborto e eutanasia sono inquadrabili nell’ambito dell’infallibilità papale”.
Certamente sì.
Sono legati all’infallibilità di cui parla il Concilio Vaticano II nella Lumen gentium al n. 25: “Quantunque i singoli vescovi non godano della prerogativa dell’infallibilità, quanto tuttavia, anche dispersi per il mondo, ma conservanti il vincolo della comunione tra loro e con il Successore di Pietro, nel loro insegnamento autentico circa materie di fede e di morale convengono su una sentenza da ritenersi come definitiva enunciano infallibilmente la dottrina di Cristo” (LG 25).
Non è dunque una infallibilità legata al magistero straordinario (pronunciamento ex cathedra o di un concilio ecumenico), ma per questo non è meno infallibile.

3. Ti domandi infine se persone formalmente non cattoliche che hanno difeso la vita in questo caso tristissimo facciano parte del popolo di Dio, essendo in comunione con i principi irrinunciabili della Chiesa.
Il Concilio dice che anche coloro che non sono battezzati sono in vario modo ordinati a far parte del popolo di Dio e afferma espressamente: “Poiché tutto ciò che di buono e di vero si trova in loro è ritenuto dalla Chiesa come una preparazione ad accogliere il Vangelo e come dato da colui che illumina ogni uomo, affinché abbia finalmente la vita” (LG 16).
Tuttavia il criterio per far parte dell’anima della Chiesa (condizione insopprimibile per la salvezza) non è dato dalla conformità ai principi del magistero della Chiesa, ma allo stato di grazia.
Vi possono essere persone credenti e praticanti, in perfetta conformità col magistero della Chiesa, ma che non vivono in grazia. Alludendo a costoro Gesù ha detto: “Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome? Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità” (Mt 7,21-23).
Certo, per chi pur non cattolico difende strenuamente il valore della vita possiamo sperare che il Signore possa dirgli: “Non sei lontano dal Regno di Dio” (Mc 12,34). Ma non è questo l’unico parametro di valutazione per la salvezza eterna.

Ti ringrazio per l’incoraggiamento a proseguire in quest’opera missionaria, ti assicuro un ricordo nella preghiera e ti benedico.
Padre Angelo