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Caro Padre Angelo,
anzitutto la ringrazio per le sue risposte sempre illuminanti che dà ai lettori, e anche a me nelle altre volte in cui le ho scritto; lei fa molto bene alle anime e mi auguro possa continuare ancora per molto tempo, perché oggi c’è un grande bisogno di pastori che ci indichino la strada verso la salvezza.
Ora le chiedo consiglio su una cosa molto importante, che è il mio futuro.
Io non so come fare per discernere la volontà di Dio su di me, sulla mia vita.
Di certo ho solo il grande desiderio di fare di essa qualcosa di grande e di bello per il Signore, che amo e vorrei servire di tutto cuore.
Ho sempre avuto questo anelito, non trovando pienezza di gioia in null’altro, in nulla di ciò che il mondo offre.
Insomma spesso e volentieri mi sento “chiamato”, però non mi manca nemmeno il desiderio di innamorarmi di una ragazza (una che mi piace c’ è, a dire il vero), formare una famiglia, avere dei figli da educare cristianamente e da offrire al Signore. Devo dire che mi affascina molto quando a dare testimonianze di autentica fede è un laico, uno da cui … non te lo aspetti.
Vede, io ho … anni, non sono più un ragazzino, però non ho ancora intrapreso una strada, immobilizzato e bloccato a questo bivio, come sono, a motivo anche del mio passato burrascoso in tema di purezza.
Come devo fare per capire cosa il Signore vuole da me? A volte mi ci arrabbio, sembra non rispondermi, e io rimango in balia tra due opposte “chiamate”, sentendomi ora più propenso per l’una, ora più propenso per l’altra.
Come fare?
Grazie per la sua risposta, che aspetto fiducioso.
Carissimo,
1. per capire che cosa il Signore vuole da te devi rendere limpida la tua vita.
Nel medesimo modo in cui se vuoi vedere nitidamente nel fondo di un lago è necessario che le acque siano calme e pulite, così ugualmente devi fare per conoscere Dio e le sue vie.
2. Pertanto ti raccomando soprattutto la purezza.
Su questo punto non sono sufficienti i desideri.
Ci dev’essere la pratica serena e contenta di questa virtù.
3. La castità è una virtù che non s’improvvisa.
È il frutto di una vita che non si lascia ingabbiare da qualsiasi tentazione e cammina con perseveranza nelle vie di Dio.
È una virtù che non sta senza le altre.
Come ricorda San Tommaso cresce parallelamente a tutte le altre perché le virtù crescono simultaneamente come le dita di una mano.
Pertanto non c’è purezza se contemporaneamente non c’è temperanza, se non c’è fortezza d’animo, se non c’è rettitudine e lealtà nei confronti di tutti, se non c’è la volontà di camminare nella via del bene secondo il disegno di Dio.
4. San Giovanni Crisostomo, commentando la beatitudine proclamata dal Signore per i puri di cuore perché essi vedranno Dio (Mt 5,8), scrive: “Per vedere Dio non ci è necessaria nessuna virtù come la castità” (Omelie sul Vangelo di Matteo 5,8).
Non solo ci è necessaria per vedere Dio, ma anche per vedere i suoi disegni.
5. San Paolo ricorda che “i ministri di Dio” si devono presentare “con purezza” (2 Cor 6,4.6). In latino si legge: “in castitate”.
Un Santo fondatore di una Congregazione religiosa diceva che se un giovane non ha una castità perseverante e consolidata il confessore non gli può dare il permesso di ascendere all’Ordine sacro.
La stessa cosa vale anche per il confessore che aiuta un giovane a fare il discernimento vocazionale.
Finché non c’è la castità non ci sono i lumi sufficienti per dire che c’è la vocazione.
Ci saranno dei segni di vocazione. Ma questi stessi segni si possono trovare anche in tanti giovani che prendono la via del matrimonio.
5. San Giovanni d’Avila, dottore della Chiesa, nel suo “Trattato sul sacerdozio” racconta il motivo per cui San Francesco non volle diventare sacerdote: “E non possiamo tralasciare di citare tra questi il beato san Francesco, il quale, contro la sua volontà, costretto dall’obbedienza, si fece ordinare diacono. Poiché molti volevano persuaderlo che procedesse ad ordinarsi sacerdote, dal momento che stava già in quel grado, si raccomandò a nostro Signore e, con molto timore e afflizione, lo supplicò che gli facesse conoscere la sua santa volontà per compierla.
Andando lungo una strada, perseverando nel chiedere lumi al Signore, gli apparve un angelo con in mano una fiala, chiara e trasparente come cristallo, piena di un liquore chiaro e risplendente, e gli disse queste parole: «Francesco, l’anima del sacerdote deve essere chiara come questo liquore e questa fiala». Egli, considerando quella grande purezza e confrontandola con la disposizione della sua anima, ritenne di non arrivare alla sua portata e di non averne a sufficienza per celebrare una messa, e questo gli rimase tanto impresso nell’anima che mai più, per quanto ne fosse invitato, si poté ottenere da lui che si facesse ordinare sacerdote” (n. 24).
6. Con questo non intendo scoraggiarti.
Con il combattimento, con la grazia di Dio e con la molta preghiera puoi giungere ad un grado di castità che permetta al tuo confessore di dirti: “sì, ne hai la stoffa, puoi diventare un buon sacerdote.
Sant’Agostino da adolescente e da giovane ha lasciato parecchio a desiderare su questo punto.
L’intervento della grazia lo ha liberato in maniera imprevista e così profonda che poté dire: “quello che prima temevo di perdere (l’impurità) adesso ero ben lieto d’averlo lasciato”.
Su questo punto non fu mai più vinto.
7. È necessaria poi la molta preghiera.
Quel santo fondatore di una Congregazione religiosa di sacerdoti di cui ti ho parlato scriveva a proposito della purezza: “La preghiera anzitutto.
Ah, questa bella virtù non si custodisce se non con la preghiera!
E questo lo affermano tutti: Sacra Scrittura, Santi Padri, maestri di spirito.
Pregare, pregare bene, pregare sempre. “Semper orare!” (Lc 18,1).
Se la preghiera è necessaria per ottenere tutte le grazie, in modo particolare lo è per conservarci casti.
E ciò perché come ben dice Cassiano per la forte tendenza al vizio contrario è impossibile con le proprie forze senza uno speciale aiuto di Dio, senza un miracolo, conservarci casti.
Conferma San Cipriano: «Fra i mezzi per ottenere la castità, il primo e principale è di chiedere aiuto dall’alto» (De disciplina et bono pudicitiae, 14).
San Gregorio Nisseno dice a sua volta «che la preghiera è la tutela della purezza» (De oratione).
Il Crisostomo afferma che il digiuno e la preghiera sono come due ali che portano l’anima al di sopra delle tempeste, la rendono più ardente del fuoco, terribile ai nemici. E conclude: «Nulla e nessuno è più potente di colui che prega» (Omelie sul Vangelo di Matteo, 57).
8. Come vedi, non ti ho detto quale strada devi intraprendere, ma ho voluto sottolineare una condizione imprescindibile.
Sono convinto che con una consolidata purezza tutto diventerà più chiaro.
Con la speranza che tu possa comprendere bene da quale parte Dio ti chiama ti assicuro anzitutto la mia preghiera, ti auguro ogni bene e ti benedico.
Padre Angelo