Questo articolo è disponibile anche in: Italiano

Quesito

Carissimo Padre,
chiedo al Signore che benedica sempre la vostra opera così utile e gradita per tutti coloro che leggano e che Lui vi ricompensi mille volte tanto, ma sono certo che già lo fa.
Vengo alla domanda.
Capita spesso, purtroppo, che oggi i giovani e non solo, scelgano “la convivenza” al matrimonio.
Ciò è spesso motivo di sofferenza per la famiglia, genitori, fratelli e sorelle, che vedono quel rapporto diciamo così, lontano dal progetto di Dio.
Per una famiglia cattolica lo è ancora di più in relazione alla esclusione dai Sacramenti.
Le chiedo Padre, quale deve essere l’atteggiamento dei genitori, e delle persone più vicine ai concubini?
Grazie Padre e preghi per la mia famiglia.
Grazie


Risposta del sacerdote

Carissimo,
1. certamente in nessun modo i parenti devono dare l’impressione di essere d’accordo con l’andazzo della convivenza.

2. E quando le cose sono ormai fatte e queste convivenze si devono subire, si deve ugualmente far presente che non si è d’accordo perché si tratta di una strada sbagliata.
Nella convivenza il gesto sessuale, che esprime donazione totale e irrevocabile, viene banalizzato: ci può essere donazione totale e irrevocabile per prova?
Evidentemente no. È una contraddizione.
Tanto più che quel rapporto è viziato anche dalla contraccezione, la quale in maniera palese dice che non c’è donazione totale e irrevocabile.

3. Ma ho già avuto occasione di dire che quando i giovani (e non solo, come giustamente fai notare) dicono che intendono andare a convivere, ormai è troppo tardi per poter intervenire in maniera efficace: fra di loro vi è già intimità sessuale (sbagliata) e ormai sono lontani dal Signore, dall’Eucaristia vissuta, dalla confessione periodica e frequente, dalla vita di preghiera e dalla pratica religiosa, a meno che non vi sia stato solo e puro formalismo.

4. Il problema è grosso, perché la nostra formazione deve mirare a che i giovani non giungano a questa deriva, ma aspirino ad obiettivi alti e santi.
Quando arrivano a progettare la convivenza, significa certamente che sono andati lontano e fuori strada; ma può significare anche che gli educatori non hanno fatto tutto quello che dovevano fare in testimonianza di vita e in insegnamento.

5. Poi, alla fine, ci si rassegna a malincuore e molto spesso anche con vergogna.
E si deve perfino far buon viso a cattiva sorte per evitare il peggio.
Ma l’ammonimento non va tralasciato e mai li si deve trattare come se la convivenza fosse una cosa normale o fossero ormai equiparati a marito e moglie.
Tra le opere di misericordia spirituale c’è anche quella di ammonire i peccatori.
E l’ammonimento va fatto anche per il cattivo esempio in cui trascinano altri, soprattutto i più giovani, anche all’interno del parentado.

Ti assicuro la mia preghiera e la mia benedizione.
Padre Angelo