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Quesito

Caro Padre Angelo,
Rieccomi nuovamente a chiedere i Suoi preziosi consigli con una domanda tanto semplice quanto difficile da rispondere: come pregare? Ebbene, io che frequento la Santa Messa, le catechesi, i momenti di preghiera nella mia comunità, leggo libri di San Francesco di Sales, faccio insomma un mio cammino spirituale ma mi ritrovo in alcuni momenti a non sapere cosa dire al Signore, o meglio, a non sapere come dire al Signore ciò che vorrei. Ascoltando delle cassette che mi ha dato il mio parroco sulla preghiera del cuore di padre Andrea Gasparino, ho imparato che esistono diverse forme di preghiera: la preghiera del cuore (la più difficile ma la più profonda), la preghiera vocale e la preghiera di meditazione.
Il problema per me è cogliere le differenze tra le tre perchè nelle mie preghiere personali io mi rivolgo al Signore ripetendo qualche Ave o qualche Pater, ma mi sembra un modo un po’ freddo, almeno per quanto riguarda il mio atteggiamento di preghiera.
Altro modo con cui mi rivolgo al Signore o alla Madonna è un monologo interiore, un dialogo che faccio con Lui o con Lei con estrema fatica perchè mi sembra di dilungarmi troppo e di non trovare le parole giuste; mi sembra di dire troppe parole, quando invece Gesù stesso insegna di non sprecare parole inutili perchè il Padre sa già quello di cui abbiamo bisogno ancora prima che glielo chiediamo. "Tu invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà" (Mt 6,6).

Le mie domande sono quindi:
1) Come pregare quando entro nella stanza, chiudo la porta e guardo il crocifisso? Oppure quando mi reco in Chiesa, mi inginocchio e guardo il Santissimo? Sto in silenzio ma dentro di me devo ripetere "Padre Nostro…" oppure meditare sui miei problemi oppure ancora parlare al Signore dicendo per filo e per segno ciò che vorrei mi concedesse?
2) Come pregare per qualcuno quando si dice "pregherò per te"? Io di solito penso a colui per il quale sto pregando mentre recito le mie orazioni, oppure chiedo al Signore di concedere a quella persona ciò di cui necessita, ma mi sembra un metodo un po’ "sfrontato" e pretenzioso che ha poca efficacia.

Mi illumini caro Padre perchè mi sembra di sbagliare tecnica. Le confesso che quando c’è qualche situazione che mi colpisce oppure quando ho proprio bisogno dell’aiuto del Signore, mi riesce più facilmente a rivolgermi al Signore in modo spontaneo ma vorrei una "dritta" su come pregare quotidianamente.
La ringrazio immensamente e che il Signore La benedica.

Christian


Risposta del sacerdote

Caro Christian,
non vi è nulla di più inedito della preghiera, al di là delle formule che possiamo usare.
Queste veicolano la preghiera dall’esterno, ma nel suo interno la preghiera è essenzialmente attività del cuore.
Santa Teresa d’Avila diceva che nella preghiera è più importante amare che pensare.
Per questo, più che darti delle definizioni, ti porto la mia testimonianza.

1. Mi sono accorto che la preghiera riesce più o meno bene a misura della carità che arde nel nostro animo. Se in noi vi è qualche risentimento, anche piccolo, non si riesce a pregare bene.
 E mi pare che sia naturale che debba essere così. Il Signore infatti ha detto: “Se dunque presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare e va prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono” (Mt 5,23-24).
Inoltre ha detto di amare i nostri nemici e di pregare per i nostri persecutori  (Mt 5,44-45).
Se poi la preghiera è preceduta non solo da un cuore sgombro da risentimenti, ma anche  da qualche atto di amore particolare, riesce più raccolta e più feconda.

2. La mia preghiera è costituita di liturgia e di devozioni personali.
Nella Liturgia (Liturgia delle Ore ed Eucaristia) cerco di stare unito al Signore che prega con me e, attraverso di me, con tutta la Chiesa.
Il mio pensiero dunque è sempre rivolto a Lui. È Lui che mette le sue parole sulla mia lingua, i suoi pensieri nella mia mente e i suoi affetti nel mio cuore.
Durante la Santa Comunione (pausa di silenzio) ripenso a quello che mi ha detto nelle letture e gli chiedo di attualizzarlo in me. Inoltre recito delle preghiere: due a Cristo e una alla B. V. Maria.
Finita la messa, dico ancora delle altre preghiere fisse, tra le quali c’è sempre il Veni Creator Spiritus, un’antifona a Maria e altre antifone.
Poi recito una terza parte del S. Rosario (ma su questo tornerò tra breve).
Anche durante l’elevazione dell’ostia consacrata e del calice recito delle brevissime preghiere o giaculatorie.
In quel momento passo in rassegna anche alcune persone o cause per le quali ho promesso di pregare (ma non sto a ripetere per filo e per segno ciò che devo domandare; basta un flash. Il Signore sa già tutto, perché le mie intenzioni gliele ho già esternate nel Rosario precedente o nelle altre preghiere). La stessa cosa faccio anche durante la recita della preghiera eucaristica, soprattutto quando dico: Ricordati Padre della tua Chiesa…, dei nostri fratelli defunti…

3. La mia preghiera extraliturgica è costituita principalmente dal santo Rosario, circa il quale mi sono ripromesso di recitarne diverse parti ogni giorno.
La preghiera del Rosario mi piace perché durante le decine posso ringraziare il Signore per l’evento salvifico che sto meditando, posso implorare la SS. Trinità in virtù dei meriti del mistero compiuto da Cristo per le cause che mi stanno a cuore.
E così mescolo alla contemplazione le varie intenzioni di preghiera.
La maggior parte però della preghiera è tranquilla, senza chiedere nulla in particolare, se non offrendo in maniera generica i meriti della mia preghiera e le eventuali indulgenze in suffragio delle anime del Purgatorio.
Quando il Rosario è recitato prima e dopo la Messa (cosa che cerco di fare sempre), la contemplazione verte soprattutto su quello che sto per fare, sulle cause che voglio presentare all’altare oppure nel ripensare a quanto poco prima il Signore mi ha detto nelle letture, oppure nel raccomandare le persone che hanno partecipato all’Eucaristia, che hanno ascoltato l’eventuale omelia perché possa portare frutto nella loro vita, le mie cause e quelle di coloro che si sono affidati a me…
Anche quando visito il Santissimo Sacramento o sono per strada recito il Santo Rosario. Mi porto avanti per completare la quantità giornaliera di preghiera, per non arrivare a sera che sono ancora troppo indietro.
Confesso che per strada la preghiera è abbastanza distratta. Tuttavia mi consolo dicendo che è meglio quel poco di buono che riesco a fare piuttosto che niente.

4. Talvolta invece dico espressamente anche un Pater, un’Ave o qualche altra preghiera, soprattutto se da poco tempo ho salutato una persona che si è raccomandata alle mie preghiere.
Poi ho altre devozioni particolari nella mia vita personale. Qui la preghiera è essenzialmente vocale. Seguo col pensiero (per quanto posso) quello che vado recitando.

5. Al mattino, mentre mi riordino, dico delle preghiere (fatte di salmi, inni e di antifone che conosco a memoria).
E subito dopo faccio la meditazione, durante la quale preparo determinati interventi spirituali (omelie o altro) che devo fare in giornata. Talvolta invece è solo meditazione o contemplazione.
La meditazione è riflessione con qualche affetto su determinati punti appena letti.
Ma principalmente la mia preghiera mattutina è contemplazione, e cioè: presenza del Signore, presenza che sento vicino, luce e affetto che da Lui si irradia verso di me e che cerco di contraccambiare anche solo attraverso il silenzio, con moti del cuore, come sta avvenendo anche adesso mentre sto scrivendo a te.
Mi pare che la preghiera del cuore, la meditazione e la contemplazione si mescolino tra loro abbastanza spesso.
Padre Gasparino fa bene a spiegare una per una tutte le pratiche. La sua infatti è una scuola. Ma poi nella pratica, soprattutto quando si sta alla presenza continua del Signore, la nostra vita diventa simultaneamente ogni forma di preghiera.

6. Penso di aver risposto così quasi a tutte le tue domande. Mi pare che ne rimanga ancora una: “Io di solito penso a colui per il quale sto pregando mentre recito le mie orazioni, oppure chiedo al Signore di concedere a quella persona ciò di cui necessita, ma mi sembra un metodo un po’ "sfrontato" e pretenzioso che ha poca efficacia”.
Non sei sfrontato se fai così. Ma se lo fai unendoti al Signore e agli eventi della sua vita, come avviene quando reciti il Rosario, magari in ginocchio, fai tante cose molto belle: preghi col Signore e con la Beata Vergine Maria, presenti al Padre i loro meriti e non soltanto le tue povere preghiere (perché le nostre preghiere da sole sono realmente molto povere). I meriti di Cristo, della Beata Vergine e dei Santi sono invece molto ricchi. E allora la nostra preghiera, nella loro e con la loro, diventa preziosa.

Penso, Christian, che basti così.
Ma sono a tua disposizione per ulteriori chiarimenti.
Ti ringrazio, ti saluto, ti assicuro un particolare ricordo nella Santa Messa che tra breve celebrerò e ti benedico.
Padre Angelo