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Quesito

Carissimo Padre,

le volevo porle una domanda riguardo la fedeltà coniugale.
Per quanto ne so io, il matrimonio impegna i nubendi, tra le altre cose, all’amore reciproco e alla fedeltà coniugale finché morte non li separi. L’adulterio è un grave peccato che consiste nel desiderare o nell’avere rapporti sessuali al di fuori del matrimonio o, nel caso di una persona libera, averli con un’altra persona già sposata. Ecco perché coloro che si “risposano” sono irregolari, trattandosi di adulterio permanente. Al contrario coloro che divorziano senza risposarsi per giusti fini quali la protezione del patrimonio non fanno nulla di male, nel caso abbiano ragione di interrompere la convivenza coniugale. Fino a qui non ho dubbi.

Il dubbio sorge invece paragonando queste due situazioni.

Immaginiamo che Tizio, già unito in matrimonio, un bel giorno si innamori di un’altra donna che ricambia. I due si vedono spesso, tuttavia Tizio e sua moglie continuano a vivere insieme senza problemi perché la cosa rimane segreta. Nel caso in cui Tizio proseguisse su questa strada, anche in assenza di qualsiasi rapporto fisico, si viene a ledere la moglie di Tizio la quale non ha solo un diritto esclusivo sul corpo di Tizio, ma anche sul suo “cuore”. Ecco perché, a parer mio, questo “tradimento platonico” rimane comunque un atto gravemente disordinato.

Immaginiamo ora invece che le cose stiano diversamente. La moglie di Caio, per uno stupido motivo, fa le valige e se ne va a stare per conto suo mandando ingiustamente Caio in quel paese. Ipotizziamo anche che Caio sia la vittima. Ora, in virtù dell’indissolubilità del matrimonio né Caio né sua moglie possono “risposarsi”. Rimane invece la possibilità che Caio possa innamorarsi di un’altra donna e intrattenere con questa una relazione affettiva che non scada in atti impuri.

La domanda è questa: il matrimonio oltre ad essere un impegno davanti al coniuge è innanzitutto un impegno davanti a Dio. E questo impegno obbliga i coniugi alla fedeltà, sottolineo non solo del corpo ma anche dello spirito, “nella buona o nella cattiva sorte”. Perché nel primo caso si compie un peccato grave ma nel secondo no? Nel secondo caso c’è peccato veniale o non c’è peccato alcuno?

La ringrazio per la risposta e la ricordo nella preghiera.
Michele


Risposta del sacerdote

Caro Michele,
1. Sono perfettamente d’accordo con quanto hai scritto sul divorzio e sulla necessità di ricorrervi in certi casi per salvare il salvabile.
Mi complimento per la chiarezza di idee.

2. Per quanto riguarda la fedeltà coniugale, anche per Caio, dal momento che davanti a Dio è sposato, vige il comandamento che obbliga alla fedeltà coniugale.
Non dobbiamo dimenticare che il matrimonio è un sacramento, e cioè un segno dell’amore sempre fedele di Dio per l’uomo e di Gesù Cristo per la Chiesa.
Chi si sposa col sacramento si impegna a vivere questo amore sempre fedele tanto nella buona quanto nella cattiva sorte. E per vivere così trae forza e ispirazione da Gesù, il quale rimane sempre fedele anche se noi gli siamo infedeli.
Pertanto anche l’innamoramento di Caio è un’infedeltà, e se questo innamoramento viene coltivato diventa peccaminoso, sebbene sia più comprensibile per la situazione che sta vivendo.
Se invece Caio coltiva solo un’amicizia spirituale, allora non vi è infedeltà. Del resto anche le persone sposate, dal momento che si sposano, continuano giustamente a conservare le amicizie che avevano prima.

Ti ringrazio per la preghiera che ricambio volentieri e ti benedico.
Padre Angelo